Il 7 luglio 1978 si concretizzò la fusione con la Società Italiana di Vicente López, stabilendo che da quel momento in poi il Club Sportivo Italiano si sarebbe chiamato ufficialmente e legalmente Deportivo Italiano. La richiesta di rettifica venne autorizzata dall’Ispettorato Generale di Giustizia, tuttavia per tutti i tifosi la squadra rimaneva Sportivo Italiano.
La promozione in Prima Divisione nel 1986, avvenne con la guida tecnica del giovane allenatore Ramón Cabrero e con la collaborazione di Rubén Osvaldo Díaz “El Panadero”: la squadra ottenne il 2° posto nella sua zona per poi andare al torneo ottagonale, dove eliminò Tigre, Banfield e infine Club Atlético Huracán. Quest’ultimo in tre partite memorabili. L’ultima risale al 24 giugno 1986, quando il portiere Alejandro Fabio Lanari parò l’ultimo rigore a Bottari.
Purtroppo la gioia è stata di breve durata, perché si dovette lavorare sodo per apportare innumerevoli modifiche alla rosa. In ogni caso, e per poco, la squadra allora guidata da Roberto Rogel riuscì quasi a sfuggire alla retrocessione. Fatto notevole del campionato di Prima Divisione fu la vittoria per 1-0 sul San Lorenzo sul campo del Ferro, vanificando la possibilità dello scudetto.
Nel corso del 1986 furono ricevuti in custodia temporanea 16 ettari di terreno sull’ autostrada Riccheri, in prossimità del Camino de Cintura, a coronamento di innumerevoli sforzi di numerosi soci, con Luciano Donato a capo e Vicente Villamarino promotore e principale direttore dell’operazione. Il 1 giugno 1989 fu firmato il contratto di compravendita di quei terreni.
Erano presenti all’evento il presidente Leonardo Nucera, il segretario Roberto Zerillo, il tesoriere José Scozzafava, il vice segretario Emilio Arbia ed i dirigenti Prospero Vitale e José Delisio.
Iniziano i lavori nel nuovo stadio e nel 1991 vengono inaugurati gli spogliatoi, quattro campi da calcio e una sala riunioni. Furono anni difficili dal punto di vista economico; dal 1991 al 1995 si susseguirono diversi comitati esecutivi, portando ad una crisi istituzionale. Le difficoltà furono grandi e si conclusero con la creazione di un consiglio di amministrazione che dovette lavorare assiduamente poiché allora il deficit del club ammontava a circa 1.500.000 di dollari ed era minacciato da più di cinquanta cause legali.
Di fronte a questo panorama scoraggiante e per affrontare con giudizio debiti e cause legali, fu costretto a prendere misure drastiche come la vendita del fondo di Bella Vista, promettendo che le risorse di tale vendita sarebbero state interamente investite per la costruzione del nuovo stadio. Il 2 luglio 1997 il presidente Salvador D’Antonio ha stilato un elenco dei diversi contenziosi legali affrontati dal club e culminati con il sequestro dei conti bancari. Da tutto ciò emerse la necessità di richiedere il gratuito patrocinio previsto dalla legge 24.522 e di istituire un fallimento preventivo dei creditori che venne omologato. Nonostante ciò, nello stesso mese iniziò la costruzione dello stadio. Non elencheremo tutto quello che è successo negli anni successivi anni, tutto quello che è stato fatto è oggi visibile. Alla fine lo Sportivo Italiano ha saldato tutti i suoi debiti. Molti hanno collaborato per rendere questo una realtà, è impossibile nominarli tutti.
Mario Bocchio
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Una storia di emgrati italiani in Argentina LEGGI LA SECONDA PARTE
Batistuta ceduto in prestito LEGGI LA TERZA PARTE