Una storia di emgrati italiani in Argentina
Dic 26, 2023

Nel 1949, su iniziativa e idea del direttore dei “Corriere degli Italiani” Ettore Rossi, il campionato italiano iniziò a svolgersi in Argentina. Nacque così la Coppa Fernet Branca. E la prima partita di tale competizione fu giocata da Juventus e Roma. La vittoria andò ai bianconeri per 2 a 1. Con il passare degli anni e la freschezza dell’immigrazione, questo campionato stava acquistando interesse e numeri.

A quel primo torneo vinto definitivamente dalla Roma seguirono la Juventus nel 1950 e la Liguria nel 1951 e 1952. Nello stesso anno il campionato diventa ufficiale attraverso la gestione di Dino Gorla, delegato del CONI in Argentina. Nel 1953 a vincere  fu la Triestina e la Roma primeggiò nuovamente nel 1954.

Il 7 maggio 1955, nei locali della società Liber-Piemont, nasceva l’ACIA (Associazione del calcio in Argentina), che all’epoca contava ventiquattro squadre. Si moltiplicarono club e giocatori famosi. La competizione del 1958 era divisa in zone e si svolgeva negli stadi dell’AFA e con arbitri di detta associazione. Il primo titolo con questo nome fu vinto dalla Trevisana, che fece altrettanto nel 1957. Nel 1956 fu la volta dell’Ambrosiana, che bissò il titolo nel 1958 e vinse a sua volta il Trofeo FIGC.

1959, l’ACIA

L’anno successivo il titolo andò alla Fiat Mirafiori, mentre nel 1960 il campione fu il Napoli Villa Colombo. A quest’ultimo torneo hanno partecipato anche le squadre milanesi Tibat, Fiorentina, Ambrosiana, Mirafiori, Trevisana, Venecia, Anconetana, San Giusto Solofra, AIMI, Lazio, Genoa, Carrera Rotonda, Juventud, Circulo Cattolico Italiano e Avellino.

Nel 1956 il Club Sportivo Italiano, fondato un anno prima, partecipò al torneo notturno organizzato dal Platense, classificandosi al quarto posto su 96 squadre partecipanti. Un anno dopo raggiunse le semifinali. Vinse il torneo del 1958 e nel 1959 arrivò secondo nel torneo notturno degli Alumni giocato sul campo del Defensores de Belgrano.

Il Deportivo Italiano nel 1979

Il 22 novembre 1957,  dopo aver ottemperato ai requisiti formali, la nuova istituzione ottenne personalità giuridica con il n. 7361. Stabilì la sua sede presso la Casa d’Italia in 4255 Guemes Street in Capital Federal e, inoltre, venne iscritta all’AFA.

Il 16 maggio 1959, il debutto avvenne sul vecchio campo del Club Justo José de Urquiza con la seguente formazione: Gustavo Gerardo, Francisco Dicarlo, Osvaldo Testino, Julio Oscar Morales, Quirno Toledano, José Di Eduardo, Juan Iacovella, Jorge Salerno, Roberto Martuccio, Oscar Mariño e Ricardo Vario, con Enzo Landi come allenatore. La suddetta squadra si è classificata seconda nel torneo di calcio amatoriale.

L’anno successivo, sotto la direzione tecnica e la preparazione fisica di un uomo indimenticabile – Don Silvestre Pisa –  l’ACIA divenne campione.

 Due anni dopo, nel 1962, ancora l’ACIA, questa volta nella Primera “C”. Alcuni nomi indimenticabili di quella squadra furono: Antonio Ditifeci, Paldi e Molteni, Nettuno De Buono, Garibaldi, Fazzolari, Abba, Pannucci e Sciarria, sotto la direzione tecnica di René Alejandro Pontoni e fisica di Silvestre Pisa. Poi vennero gli anni della Zona “B” con un pubblico numeroso e giocatori famosi, con annate belle e brutte. Chi non ricorda Eliseo Prado, il colorado Paladino, di Falchi di Mendoza, il nero Jaburú, il chango Díaz, Rodolfo Motta, l’attaccante del Boca con Pueblas, Sangiovanni, Pezzi, Ferreño, Taborda. Poi i primi ragazzi usciti dal vivaio: Miguelito Pérez , il portierino Caprini, Roque Capuccio, Pipo Casal, Ciro Ocampo, Saracco tra gli altri.

Siamo nell’anno 1986

Nel 1968 ci fu l’ anno fatidico per l’ACIA: retrocessione e fine di un sogno visto che anche istituzionalmente il club stava regredendo perché il Comune di Buenos Aires aveva comunicato il rinnovo della concessione di quindici ettari che era stata concessa nel Parco Almirante Brown. A nessuno importava degli sforzi dei tanti soci che abdavano ogni fine settimana per costruire un complesso sportivo che avrebbe portato orgoglio al Paese.

Personaggi famosi nella storia del club. Da sinistra: Ricardo Daniel Caruso, Ruben Mario Cabrera e Enrique “Quique” Massei

Il 10 marzo 1970, in una piccola casa nel di Campo de Mayo, distretto di Bella Vista, che era appartenuta alla famiglia del generale Agustín Justo, fu firmato il contratto d’acquisto di tre ettari. Col tempo e con l’impegno di tante persone, è emerso il complesso del centro sportivo, che disponeva di un campo da calcio regolamentare, senza tribune, spogliatoi completi, piscine, campi da paddle e da tennis, una spiaggia polisportiva, aree campeggio e grill, un ristorante e una sala per feste. Bella Vista era il luogo di allenamento delle serie inferiori e giovanili della squadra sportiva italiana.

Tra il 1969 e il 1973 il percorso della squadra fu ricco di alti e bassi, anche se va sottolineato che in quel periodo venne data preponderanza alla parte sociale, con la costruzione di gran parte degli impianti di Bella Vista. Il 10 ottobre dello stesso anno viene acquisita definitivamente la sede di Guemes 4255, Capital Federal.

Insieme a Maradona in occasione del “Torneo di Viareggio”

L’anno 1974 resterà particolarmente impresso nella memoria della squadra, in quanto fu brillantemente conseguito il titolo della Primera “C”, sotto la guida tecnica di Adolfo Vázquez. In campionato, il Club Sportivo Italiano ha perso solo due partite su 38, raccogliendo molti elogi. In quella rosa si distinsero giocatori come Ricciardi, Della Pica, Cirrincione e Massei. In questo modo il club è tornato nella Divisione “B”.

Un’altra giornata gloriosa fu quella del 25 maggio 1978 quando allo stadio del Boca Juniors si svolse la massima festa che un tesserato e tifoso dello Sportivo Italiano possa avere ottenuto: approfittare dell’arrivo della nazionale italiana per disputare i Mondiali del 1978. Dacvanti a 25.000 tifosi si giocò un’amichevole tra gli Azzurri e il Club Sportivo, quello stesso giorno segnò anche la nascita di un vero grande del calcio, nel secondo tempo esordì Paolo Pablito Rossi.

Mario Bocchio

– continua –

“Ci chiamavano gli zingari del calcio argentino” LEGGI LA PRIMA PARTE

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