Per parlare del significato della sfida tra Alessandria e Novara, non si può non ricordare lo storico Quadrilatero Piemontese.
Dopo l’epopea del Genoa e la scuola britannica di Spensley, esso fu la migliore espressione del calcio dell’inizio secolo XX. Per molti giovani del Piemonte orientale la memoria scolastica del quadrilatero del calcio avrebbe oscurato quello storico, il famoso sistema difensivo austriaco delle fortezze di Peschiera del Garda, Mantova, Legnago e Verona i cui vertici erano compresi tra Mincio, Po e Adige, fortino dal 1815 al 1866 che fece argine inespugnabile alle azioni degli eroi risorgimentali garantendo i rifornimenti nel lombardo-veneto.
Unendo i quattro poli tra Alessandria, Casale, Novara e Pro Vercelli fu formato, dai cantori del calcio dei pionieri, il secondo quadrilatero che, pur storicamente meno nobile di quello austro-ungarico, fu altrettanto leggendario e difficile da espugnare per gli avversari sportivi. Non a caso il giornalista e disegnatore Carlo Bergoglio (il famoso Carlin) alla fine degli anni Venti diede forma come simboli delle squadre, come accadeva in quel tempo, di metafore zoomorfiche; con l’eccezione del Novara, attribuì ai vercellesi l’appellativo di Leoni, l’ Orso grigio il simbolo dell’Alessandria e il ringhioso Cinghiale l’emblema del Casale.
Ancora oggi le storie delle quattro squadre piemontesi sono una miniera di eventi, personaggi e aneddoti che meritano di essere raccontati. Cercare di ripercorrere per sommi capi, con molte lacune ma tanta passione un’epopea come quella del Quadrilatero non è stato difficile. Sono storie vere, non favole o leggende, realizzate attraverso l’impegno di giovani calciatori. Corsa, sudore, palloni di cuoio legati con lo spago, terreni impolverati, pubblico a bordo campo, trasferte in bicicletta, formano la miscela “magica” che ha contribuito all’epopea della provincia che fino all’avvento definitivo dei grandi club metropolitani, ha potuto vincere e divertire.
Il movimento calcistico del Piemonte orientale fu “fucina” di campioni del calcio nazionale tra i quali, Milano, Ara, Ardissone, Rosetta, Piola, Caligaris, Barbesino, Monzeglio, Baloncieri, Banchero, Ferrari, Rava, Bertolini, Meneghetti, Reynaudi. In particolare le sfide incrociate tra le quattro rivali restano un momento di grande rivalità sportiva e popolare ancora oggi molto sentito. Il derby alessandrino tra Grigi e Nerostellati è sicuramente il più acceso ancora oggi e la sfida tra Pro Vercelli e Novara, classica, è ritornata, dopo decenni, nel campionato di serie B 2012-‘13. Un evento per le due città. Solo coloro che hanno vissuto, vivono e vivranno in quelle realtà, dentro una storia familiare e collettiva, possono comprendere quali emozioni possano suscitare l’ingresso in campo dei colori delle rispettive squadre, le vittorie e le sconfitte dei propri ragazzi.
Gianni Brera, maestro di giornalismo, descrisse le radici storiche delle sfide del quadrilatero: “Vercelli e Casale fanno parte del cosiddetto quadrilatero pedatorio piemontese, che comprende anche Novara ed Alessandria. La regione è di ethos composito… Per quando si riferisce al nerbo e alla bellezza (in senso morfologico) siamo al miglior livello italiano, ma non stupisce che il calcio tecnicamente più valido si giochi ad Alessandria, dove l’ibridazione etnica è più recente, e anche a occhio nudo è possibile rilevare una maggior aitanza della gente comune. Per essere composito, l’etnos del quadrilatero giustifica avversioni municipali che la dicono lunga sul carattere di questi padani. Il calcio offre magnifici pretesti a faide collettive e ricorrenti. Scendere sul campo di questa o di quella città significa essere pronti a qualsiasi conseguenza, non escluso il ricovero in ospedale”.
Alessandria-Novara in notturna 1958.
Le quattro squadre si sono trovate nella medesima competizione solamente in tre occasioni (1945-‘46, 1977-‘78, 1986-‘87), però innumerevoli sono le stagioni in cui si incontravano almeno in tre.
Nel torneo misto B-C Alta Italia 1945-’46, che vide il ritorno in A dei Grigi, l’Alessandria pareggiò 0-0 a Novara e vinse 2-0 in casa, con reti di Frugali e Rampini. Il campionato di serie C 1977-’78 fu particolarmente travagliato per l’Alessandria del presidente Bruno Cavallo. Dopo la sconfitta per 1-0 a Novara (gol di Zanotti) venne esonerato l’allenatore Mario Trebbi, sostituito da Romano Mattè. Gli Azzurri novaresi vinsero anche al ritorno al Moccagatta per 4-2 grazie alle doppiette di Piccinetti e Vriz, mentre per i Grigi realizzò due gol Alessandro Ferraris. L’Orso riuscì a strappare all’ultima giornata, sul campo della capolista Udinese, il punto decisivo per la permanenza in terza serie.
Nel 1986-‘87 l’Alessandria disputò il sesto campionato di serie C2 della sua storia. La società visse la stagione più travagliata della sua storia, fino a quel momento: s’iscrisse al campionato in ritardo con una rosa poco competitiva e non stipendiata e solo a gennaio inoltrato, dopo mesi di trattative, fu ceduta da Domenico Bertoneri a una cordata capitanata da Gino Amisano.
Il 18 ottobre in casa, con il rigore di Mocellin e la rete di Torti all’83’ i Grigi batterono 2-0 il Novara. Stesso risultato, ma questa volta successo novarese, al ritorno il 15 febbraio: doppietta di Balacich, con un centro realizzato dagli undici metri.
Nella lunga storia di questo scontro diretto, non possiamo però non ricordare il successo alessandrino a Novara il 18 novembre 1923 per 2-1: doppietta di Baloncieri e gol di Marucco.
Sempre con una rete del mitico “Balon”, l’Orso riuscì ad imporsi per 1-0 anche nel match casalingo dell’8 marzo 1925.
Il 27 settembre 1936 le cronache ci riservano il netto successo novarese in riva al Tanaro per 3-1. Nell’ordine: l’alessandrino Robotti su rigore al 46’, poi Romano al 51’, Bellini al 59’ e ancora Romano all’89’.
Infine, possiamo considerare storico, oltre che pirotecnico, il successo alessandrino a Novara il 31 gennaio 1937: 4-3. Doppietta di Robotti, Massiglia e Vecchi per i mandrogni, due reti di Rizzotti e Torri per gli Azzurri.
Nel 1927, dopo un deludente campionato, la salvezza dalla retrocessione in Prima divisione per i Grigi arrivò solamente dopo una serie di spareggi vinta contro Pisa, Legnano e appunto Novara. Per l’Alessandria arrivò però il primo trofeo, vinto con in campo i futuri campioni del mondo Giovanni Ferrari e Luigi Bertolini e con Carlo Carcano in panchina: la Coppa CONI, trofeo riservato alle squadre non ammesse al girone finale per il titolo, conquistata dopo una doppia finale contro i cugini del Casale (1-1 a Casale Monferrato e 2-1 ad Alessandria).
Altra sfida importante è quella dell’8 febbraio 2010 in notturna, una serata fredda, con la neve ammucchiata ai bordi del campo. Prima dell’inizio della partita venne inaugurata ufficialmente la nuova curva Nord dello stadio Moccagatta. Vinse il Novara per 3-1. Era la squadra lanciata dalla C2 alla serie A in un’unica volata. Da allora, con gli alti e bassi di una o dell’altra, periodicamente le due squadre si ritrovano e rinnovano la sfida.
Guardando invece alle singole storie dei giocatori, spicca quella di Pietro Rava di Cassine, uno degli unici quattro calciatori italiani, insieme ad Alfredo Foni, Sergio Bertoni e Ugo Locatelli, ad aver vinto sia la Coppa del Mondo che la medaglia d’oro ai Giochi olimpici.
Crebbe nella Juventus, e in maglia bianconera passò gran parte della sua carriera. Esordì in A il 3 novembre 1935, nella partita del campionato 1935-‘36 tra la Fiorentina ed i bianconeri, terminata 1-1. Al termine della stagione fu chiamato da Vittorio Pozzo a partecipare ai Giochi olimpici di Berlino, dove debuttò in Nazionale il 3 agosto 1936 contro gli Stati Uniti (venne anche espulso, ma non squalificato per le gare successive) per poi disputare tutte le altre tre partite del torneo, compresa la vittoriosa finale del 15 agosto all’Olympiastadion per 2-1 contro l’Austria. Nel 1937 esordì nella Nazionale maggiore. Fu titolare nella squadra che vinse i Mondiali del 1938. In maglia azzurra disputò 30 partite (due da capitano) tra il 1936 e il 1946, perdendone una soltanto, nel 1939, contro la Svizzera. Dopo la Seconda guerra mondiale, disputò nell’ Alessandria il campionato 1946-‘47, ottenendo anche una nuova convocazione in Nazionale a Milano, il 1 dicembre 1946, (successo per 3-2 sull’Austria) per poi ritornare alla Juventus nel 1947. A 34 anni vinse il suo primo ed unico scudetto, nella stagione 1949-‘50: in quell’anno collezionò 6 presenze. Con i bianconeri arrivò a disputare 321 gare; chiuse la carriera con la maglia del Novara, nel 1951.
“Il presidente Gino Amisano mi fece ritornare ad Alessandria ma poi un uomo troppo pieno di sé come Renzo Melani mi mandò via, al Novara, proprio alla vigilia della promozione in C1 al termine del campionato 1988-‘89. E io rimasi molto male e molto deluso”, l’ammissione è di “Cicciogol” Marescalco, ancora oggi idolo indiscusso di più di una generazione di tifosi grigi.
Mario Bocchio