Giovanni Galeone, il poeta del calcio che brindava con lo champagne
Nov 2, 2025

Se n’è andato a 84 anni Giovanni Galeone, signore di un calcio elegante e fuori dal coro. Nato a Napoli, cresciuto a Trieste, aveva dentro di sé un’anima slava e un’idea di gioco che guardava all’Olanda di Cruijff e al tocco leggero di Liedholm. La sua era una visione romantica, offensiva, fatta di libertà e intelligenza, molto più vicina alla filosofia che alla tattica.

Galeone con Al Saadi Gheddafi, figlio di Moammar Gheddafi, all’Udinese nel 2006

A Pescara lo ricordano come un bon vivant che, dopo gli allenamenti, brindava con i giocatori tra pizzette e champagne. Era il suo modo di celebrare il calcio come festa, non come calcolo. In Abruzzo costruì le sue squadre più amate, quelle che restano nella memoria dei tifosi e nei racconti degli ex allievi.

Galeone aveva l’ironia di chi sa prendersi sul serio solo fino a un certo punto. Citava Almodóvar e Pasolini, sorrideva di fronte alle mode tattiche e preferiva parlare di uomini più che di moduli. Da lui passarono futuri tecnici come Allegri, Giampaolo e Gasperini; lanciò un giovanissimo Gattuso e coccolò talenti come Leo Junior e Sliskovic.

Galeone e Max Allegri nel Napoli

Non arrivò mai ai vertici assoluti, forse per scelta o per destino, ma non se ne lamentava. Diceva che “essere autentici ha un prezzo, ma vale la pena pagarlo”. Galeone lo pagò con eleganza, restando fedele al suo calcio visionario e umano, croato per fantasia, olandese per vocazione.

Oggi quel calcio un po’ anarchico, pieno di sogni e ironia, perde uno dei suoi ultimi interpreti. Galeone se n’è andato, ma è facile immaginarlo già nella “stanza accanto”, a parlare di pallone e filosofia con un bicchiere di bollicine in mano.

Mario Bocchio

Condividi su: