Ernesto Truddaiu è indiscutibilmente una delle bandiere della storia dell’Olbia Calcio. “Indossare la fascia di capitano e rappresentare Olbia in tutta Italia è stata la più grande soddisfazione della mia carriera”. Oggi si chiamerebbe difensore centrale. All’epoca era libero. E che libero! “Il calcio attuale manca di agonismo. Adoro quello inglese: quando lo guardo in tv mi esalto. Ritengo che debba essere uno sport per uomini veri. Non per ballerine“.
Ernesto Truddaiu e l’Olbia
Nasce a Sedini 64 anni fa. A 14 è già dei bianchi. A 17 esordisce in prima squadra prima di iniziare una favolosa avventura con alcune delle più gloriose squadre della Serie C: Varese, Reggina, Cavese, Paganese, Cosenza, Reggiana, Ternana e Nocerina. C’è un ricordo di gioventù che lo emoziona: “I Campionati europei con la nazionale Under 18 in Polonia: giocai esterno; con me nella linea difensiva Franco Baresi e Tassotti“.
Ne ha appena compiuto 19 quando arriva a Reggio Calabria: “Ho dovuto maturare in fretta. Ero un ragazzino sardo in mezzo ad un branco di leoni”. Piazze caldissime. “Quindicimila spettatori sulle tribune. Pressione pazzesca durante la settimana”. Ernesto non teme nulla. “A quei tempi nel calcio c’era la meritocrazia. Niente procuratori. Niente raccomandazioni. Se valevi giocavi”.
Un concetto riassume tutto. “C’era professionalità“. Le ultime nove stagioni lo vedono pilastro insuperabile della difesa dell’Olbia.
“Un onore giocare assieme a Selleri, Bagatti, Giagnoni, Marongiu, Petta, Di Carlo, Caocci, Aliboni“. Gente che come lui hanno fatto la storia dell’Olbia.
“Ho dato tutto per questa maglia. Svolgere il mio lavoro per i colori bianchi era esaltante. Le sensazioni che ho provato quando scendevamo in campo la domenica resteranno per sempre impresse dentro di me”. Idolo del “Bruno Nespoli”. “Pur non essendo olbiese purosangue ho Olbia nell’anima. Ci abito e sono orgoglioso di farne parte”. Il calcio di un tempo viveva di questi simboli. Bandiere mai ammainate che sventolano sui pennoni dello sport vero.