Gino Gard o Gardassanich è il portiere americano, croato, italiano che ha anche giocato a pallanuoto. Gino era un estremo difensore molto elastico e acrobatico con un buon posizionamento e calma, sicuro nei tiri alti e poteva lanciare la palla con una traiettoria molto lunga con le braccia.
Gino nacque casualmente a Sussak, un quartiere di Fiume, la madre era andata a trovare un’amica, fu colta improvvisamente dalle doglie e dovette partorire da un’ostetrica della zona. Nelle prime partite tra amici, quando era poco più che ragazzino, metteva già in mostra ottime doti acrobatiche. L’amore per il calcio gli faceva scorticare costantemente la pelle delle ginocchia, gettandosi impavido sul terreno poco erboso. Un giorno sul campo dello Scoglietto, Stephen Raicovich, il portiere della Fiumana, lo ha visto all’opera e gli ha predetto un grande futuro ai massimi livelli del calcio. I genitori volevano che frequentasse la cosiddetta Trgovačka Akademija (Accademia delle vendite) a Zagabria. Lì, infatti, cominciò a giocare sul serio al calcio, o meglio al “nogomet”. Gli studenti salirono alla ribalta nella squadra che dilagò fino alla vittoria nel campionato di categoria, superando il Grandjanski Zagabria alla fine degli anni ’30.
Agli inizi in Jugoslavia
Ammirava Franjo Glazer, il portiere della nazionale. Ogni tanto veniva chiamato a fare la riserva nel più importante dei campionati jugoslavi. Un’esperienza indimenticabile sui campi della massima divisione, rievocata anni dopo, nel 1960, all’Hotel Continental di Zagabria, quando Gino e il vecchio Márton Bukovi, l’allenatore ungherese che lo lanciò, si ritrovarono casualmente nella hall. Al termine della scuola, dopo aver conseguito il diploma, è tornato a casa. A 19 anni era considerato ancora troppo giovane per insidiare Dapretto e Kanz e difendere la porta Fiumana in serie B. Dodici mesi Lauro Pillepich lo chiamò ai Magazzini Generali in serie C, offrendogli l’impegno in azienda come vicemagazziniere. A contendergli il posto da titolare era Bebo Brazzoduro, più basso ma non per questo meno agile. Giocò da titolare per quasi due terzi del torneo, poi a fine anno venne sospesa l’attività agonistica, il paese entrò nella guerra nella sua forma più terribile e tragica.
Nel 1943, conoscendo benissimo il tedesco, il croato, l’italiano, l’inglese e il francese, dopo l’occupazione da parte dei tedeschi della sua azienda, che chiamarono OT Zehtmayr, fu assunto come impiegato-traduttore.
Si ritrovò a lavorare a stretto contatto con la Gestapo. Grazie all’intima amicizia con un sottufficiale germanico di origine iberica, riuscì, al termine di una movimentata partita di calcio tra la rappresentativa Zehtmayr, composta da giocatori locali, ed una formazione di SS con successiva celebrazione dei vincitori italiani, a salvarne qualcuno dagli arresti e dalla successiva deportazione. Ad altri, purtroppo, andò male, furono caricati sui vagoni diretti verso la Germania.
Parallelamente ebbe anche una carriera sportiva alternativa, si allenò regolarmente e scese in campo prima come centro nel Sussak Viktorija, poi nella pallanuoto del Quarnaro, gareggiando nel torneo nazionale. Finalmente finì il crudele periodo della guerra, la vita tornò quasi alla normalità e tornò anche a giocare a calcio. Gino prese il suo posto in fabbrica e a difesa della porta della squadra aziendale, trionfando nella Coppa Maras 1946. Dopo il Quarnaro, con il quale scese in campo sei volte nel primo campionato jugoslavo nel novembre del 1946, grazie all’amico di Trieste Eliani, viene acquistato dalla Fiorentina, guidata all’epoca dall’ex vercellese Guido Ara. In Toscana potrebbe esordire in Serie A, ma si trova la strada sbarrata da Romoli e dall’infortunato Eberle.
Gioca solo in alcune partite amichevoli, una di queste si è contro il Livorno: para un rigore a Mario Zidarich, poi si scusa confessandogli di essere sempre stato un suo ammiratore ai tempi di Fiume. Nel 1947 passa al Marsala, in serie C, dove ritrova Antonio Velcich e Oselladore, ex compagni di squadra nei Magazzini. L’anno è estremamente positivo, lui si dimostra uno dei pilastri della squadra siciliana e conosce la sua futura moglie, Anna Rizzo, americana di origini italiane.
Dodici mesi dopo si ritrova alla Reggina, dove va ad ingrossare le fila della nutrita colonia fiumana che comprendeva Bercarich, Bercich, Lucchesi e Bartolomei. Si alterna in porta con Pendibene, giocando dieci partite. Durante l’anno convola a nozze. Nell’agosto del 1949, nonostante le insistenze del tecnico Perucchetti che lo prega di non lasciare la squadra, sale sul volo Roma-Chicago per prendere la residenza permanente negli Stati Uniti e arriva nell’Illinois, dove firma subito il contratto con lo Slovak. Vince subito il Nielsen Trophy nella prima divisione del calcio indoor e il Montgomery Trophy.
1950, negli States
Con i Chicago All Stars affrontò il forte Amburgo, che disputa una tournée negli Stati Uniti: è il 10 maggio 1950, un incontro che all’epoca fa scalpore. I campioni tedeschi scherniti e fischiati dai 45.000 spettatori sugli spalti, vincono 10-0, prima di scatenarsi con veemenza contro le urla dei tifosi americani che gli avevano ricordato di essere stati sconfitti nell’ultima guerra mondiale. Dimostrano la loro superiorità, giocando un calcio irresistibile.
Con la vittoria schiacciante danno una lezione di comportamento al pubblico. Gardassanich viene naturalizzato americano a sua insaputa, gli viene accorciato il cognome in Gard, per renderlo più facilmente pronunciabile, e partecipa così alla spedizione in Brasile per i Mondiali del1950. Il famoso campionato dell’Uruguay di Ghiggia e Schiaffino.
Non viene mai utilizzato nelle partite ufficiali, diventando riserva dell’italo-americano Frank Borghi. In totale, nella sua carriera, entrato in campo con la nazionale sei volt. In America nascono i suoi due figli, Gino Jr. nel 1953 e Gary nel 1956. Dal 1992 è stato inserito nell’ Illinois Soccer Hall of Fame degli Stati Uniti, e successivamente anche nell’albo d’oro del calcio americano.
Mario Bocchio (*)
(*) nel ruolo di ricerca, un ringraziamento va a Dolores Gardassanich per il materiale documentale e fotografico