“Tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero”. L’antico verso non lascia dubbi e mette a paragone i fiori del sacro albero con il rigido quanto venerato ruolo dei samurai. I primi risplendono della propria bellezza, per poi cadere a terra con estrema facilità al sopraggiungere di un temporale improvviso quanto devastante; ugualmente è il soldato che si distingue dalla massa per vigore e coraggio ma vittima in qualsiasi momento di un destino ineluttabile capace di togliergli la vita… ma non l’onore!
Shunsuke Nakamura forse non ha seguito il bushido con la stessa rigidità del suo connazionale, e predecessore in A, Hidetoshi Nakata, ma state pur certi che in campo non è stato mai tentato dal risparmiare un grammo di fatica. Come dite?
Troppo lento? Sì, avete ragione, ma lontano anni luce dall’essere svogliato, sia chiaro.
Il passo macchinoso, quasi al rallentatore, non era certamente sintomo di un’apatia nei confronti dell’azione di gioco: parliamoci seriamente, a viaggiare sui 120 km/h ci pensava già la sua mente, tracciando percorsi indecifrabili ai più. Nakamura è un 10… non perché quel numero l’abbia portato spesso sulle spalle…
Nakamura è un 10 per natura, punto. Uno di quelli nati forse nel periodo sbagliato, cresciuto da piccolo con le immagini dei migliori trequartisti al mondo e poi disilluso nel vedere l’intera categoria messa da parte, quasi vista con disprezzo, dai nuovi del calcio che optarono per la palla veloce e gambe in continuo movimento, neanche fosse un manifesto di un rispolverato futurismo.
In Spagna nell’Espanyol
Shunsuke esordisce tra i professionisti con lo Yokohama Marinos (ora Yokohama F-Marinos) nel 1997 e impiega poco tempo per mettersi in mostra. Gol, assist, dribbling e giocate funamboliche… d’altra parte non scordatevi che parliamo della terra di Holly e Benji. Ecco, proprio il Giappone, inteso come nazionale, gli farà un torto quando nel 2002 non lo prese in considerazione per i mondiali giocati, oltretutto, in casa. Pazienza, rimane solo da rimboccarsi le maniche (ehi… non per forza in maniera eccessiva come Mark Lenders) e andare a conquistare la folla del campionato, ancora per poco, più prestigioso del mondo: la Serie A. Il dieci nipponico sbarca sullo Stretto, sponda amaranto, grazie ai 3,5 milioni di dollari versati dal presidente Lillo Foti che vuole un altro elemento in squadra con i piedi buoni, quelli capaci di stimolare la vena realizzativa dei suoi attaccanti. Il campionato parte con una giornata di ritardo ma Nakamura non ha intenzione di farsi attendere; una gara di rodaggio al Curi e poi tre gol in altrettante partite contro Inter, Como e Brescia. Reti che purtroppo non portano alla vittoria ma regalano due pareggi pesanti in ottica salvezza.
Soprattutto il match con le rondinelle assume dei contorni speciali per il samurai di Yokohama: come rivale, ha davanti a sé il suo idolo di sempre, ovvero Roberto Baggio. Segnano entrambi con pareggio finale del nipponico su punizione dove beffa il compianto Srnicek. Tre reti dicevamo (tutte da calci piazzati) che poi diventeranno sette alla conclusione del torneo… non male come primo anno. Promosso con ampia sufficienza Shunsuke, rimandata a settembre la Reggina che ottiene comunque la salvezza (e da neopromossa non era scontato) ma esclusivamente dopo uno spareggio-thriller con l’Atalanta.
Specialista nelle punizioni
Il 2003-’04 poteva e doveva essere l’anno della ribalta, di un campionato con il nipponico protagonista ma le prestazioni scarseggiano, gli infortuni fanno il resto e lo score finale parla di appena due reti siglate nella stessa giornata ai danni del Brescia… il mito di Roberto Baggio deve averlo galvanizzato di nuovo. Nella terza ed ultima stagione ritrova decisamente più spazio tra gli undici ma le reti si fermano ancora una volta a due (seppur pesantissime) e per il samurai è tempo di partire, lasciando nei pressi dello Stretto una sensazione di grande incompiuta, o per meglio dire un qualcosa che sarebbe potuto diventare molto di più. I grandi club lo cercano, si parla di Borussia e forse qualche squadra dallo spessore più imponente (Bayern Monaco, ndr) ma alla fine il richiamo forte arriva dalla melodia delle cornamuse scozzesi: Nakamura firma per il Celtic.
Quattro anni con i biancoverdi dove il 10 (diventato solo formalmente 25) si fa amare da tutti, dallo staff ai tifosi, e conquista il possibile nei confini nazionali. Riesce pure ad andare oltre quando, nel 2006, sigla all’Old Trafford (mica il campetto sotto casa) il primo gol di un giapponese nella Champions League… insomma, non roba di poco conto. Nel frattempo gioca due mondiali con il Giappone (2006 e 2010) e nel primo si toglie lo sfizio di comparire nel tabellino dei marcatori; un suo pallone messo in mezzo inganna la retroguardia (portiere in primis) dell’Australia e porta in vantaggio gli asiatici. Sarebbe potuto essere un altro girone se quel sigillo avesse retto fino all’ultimo ma dal minuto 84 fino alla fine arrivarono tre bombe firmate socceroos. Nel 2009 doveva ritornare in patria ma delle visite mediche (in seguito mai discusse) diedero esito negativo; parere opposto per lo staff medico dell’Espanyol che lo ingaggiò immediatamente. L’esperienza spagnola durò un anno senza reti e senza giocate degne di nota e quindi Nakamura riabbracciò il paese del Sol Levante. Sette stagioni allo Yokohama Marinos ed altre due nello Jubilo Iwata… il samurai torna a dare battaglia.
Non solo sul campo ma anche dietro al piccolo schermo, dopo esser stato voluto da un programma televisivo per compiere imprese alquanto bizzarre. Tipo? Beh, provate voi a fare gol da 50 metri in un finestrino di un autobus in movimento… inutile stupirsi però, Mai dire Banzai docet. Nakamura fu in un certo senso per la Reggina quel che Nakata rappresentò per Perugia: operazione di marketing? Sì, sicuramente e per info chiedete al club calabrese dell’accoglienza ricevuta e del ricavo economico per il tour in Giappone… ma non solo business.
L’unica differenza semmai stava nel tasso tecnico (ben più dotato Hidetoshi… anche se decisamente meno interessato al mondo del calcio) ma entrambi legati da quel codice d’onore da rispettare a tutti i costi. Ok avete ragione, il 24 giugno sono nati i vari Messi e Riquelme ma fossi in voi non denigrerei di tanto il talento asiatico… inserito nel 2007 pure tra i 50 candidati per il Pallone d’Oro. Adesso, a 45 anni compiuti, cosa fa il 10 dello Stretto? Fino a ieri, ciò che ha sempre fatto… quindi il calciatore. Poi, proprio in questi giorni, ha deciso di dire basta.
Ha chiuso nello Yokohama FC, nella massima categoria nipponica, dove davanti, lo scorso campionato, ha affiancato un “certo” Kazuyoshi Miura, l’attaccante passato anche dalle nostre parti. L’ex Genoa aveva 55 anni che hanno fatto 99 insieme all’ex amaranto: sicuramente l’esperienza non è mancata. Ancora meravigliati? Fate male, in fondo il simbolo del club è la fenice e sappiamo tutti quanto questa non ami particolarmente la parola fine. Ecco allora che ci viene incontro una massima del militare-filosofo Yanamoto Tsunetomo: “Il samurai avanza giorno dopo giorno… oggi diventa più abile di ieri, domani più abile di oggi. L’addestramento non finisce mai”. Ne siamo certi… l’esercitazione per Nakamura è stata lunga.
Luca Fazi