Quando la Cinzano giocava a calcio
Gen 2, 2024

Cinzano è la frazione di Santa Vittoria, a metà strada tra Bra ed Alba, sede dell’omonima casa produttrice di liquori. Il marchio Cinzano è stato acquisito dal gruppo Campari: l’operazione ha previsto soltanto la cessione della titolarità del brand da parte di Diageo (la multinazionale britannica delle bevande nata nel 1997 dalla fusione tra Grand Metropolitan e Guinness), e non dello storico stabilimento di Santa Vittoria d’Alba, rimasto di proprietà del gruppo del Regno Unito.

lI Cinzano nel 1938-’39 vinse la Prima Divisione (quarta serie) e salì in serie C. Foto tratta dal “Calcio Illustrato”

Enrico Marone Cinzano era il figlio di Alberto Marone e di Paola Cinzano, ultima erede della famiglia fondatrice dell’omonima casa produttrice di liquori, portò a vita entrambi i cognomi dei genitori. Fu anche il presidente della squadra di calcio del Torino dal 1924 al 1928; durante la sua presidenza fu edificato lo Stadio Filadelfia. Era nota la passione per il calcio dei Marone Cinzano, che finanziarono la squadra locale (per non dire aziendale), sorta nel 1932.

In piedi da sinistra: Galvagno, Borgogno, Marzotto, Brero, Bertolini, Brandino e Smeriglio. Accosciati: Bonacossa, Luciano, Ducci, Sollier, Maugeri e Lanfranco. L’allenatore era Luigi Luino, il massaggiatore Danilo Monfardini. Galvagno era un grande portiere, Bonacossa un centravanti potente proveniente dal Savigliano e protagonista di un falso trasferimento al Vigone che gli costò sei mesi di squalifica

Il Cinzano giocò  in C nel 1941-‘42 e 1942-’43. Allenato da Carlo Capra, ex calciatore di Torino e Pro Patria, annoverava l’ala destra Oreste Guaraldo: nato in Veneto ma trasferitosi giovanissimo in Piemonte, crebbe  proprio nel Cinzano poi, dopo aver disputato il Campionato Alta Italia 1944 col Casale, alla fine della guerra venne segnalato a Ferruccio Novo, presidente del Torino direttamente dal conte Marone Cinzano, titolare della Cinzano nonché ex-presidente granata. Con il Torino, campione d’Italia in carica, disputò l’anomalo campionato 1945-‘46, come primo rincalzo della linea offensiva. Riuscì quindi a ritagliarsi lo spazio di 11 presenze, con l’exploit della doppietta al Genoa nella goleada (6-0 il risultato finale) del 21 ottobre 1945 al Filadelfia, dando quindi il suo contributo alla conquista dello scudetto. Nel Cinzano, dal 1967 al 1969, giocò anche Paolo Sollier, diventato poi famoso nel Perugia.

L’AC Cinzano sul suo campo: i tempi migliori erano già passati, ma ancora per qualche anno la squadra sarebbe riuscita ad incutere timore agli avversari per il suo bel gioco. Ricordiamo almeno i calciatori locali. A sinistra il famoso Piero Bergesio detto “Pierin dal camp”. in piedi in centro Vittorino Brero, in fondo in piedi Luigi Giusti e Luigi Luino. Accosciati, il primo è il figlio più piccolo di Giusti, detto “Ciaci”, quello con la fascia da capitano è l’indimenticabile Maurizio Ducci, e l’ultimo è Enrico Bergesio, il figlio di “Pierin”. Bei tempi….

Agli inizi degli anni Settanta, il Bra militava in Seconda Divisione (Seconda categoria), con elementi locali e qualche militare. Nel 1972-‘73 arrivò la proposta della fusione con il Cinzano. Nacque così il Bra-Cinzano in Prima Categoria. Neanche un anno dopo, il Cinzano sparì dal mondo pallonaro e si tornò all’ AC Bra.

L’Albese contro il Torino sul campo di Cinzano

Fabio Luino, figlio di Luigi, dipendente della fabbrica di liquori, prima calciatore poi storico allenatore e vero e proprio deus ex machina del Cinzano, sta lavorando ad un libro sulla storia della squadra.

Lo stadio di Cinzano oggi, nel più totale degrado

Scrive Fabio Luino: “Sono passato a Cinzano dopo un po’ di tempo e avendo un’oretta ho pensato bene di ritornare sui luoghi della mia infanzia e gioventù. Vi confesso che mi è preso un bel magone: c’era un centro sportivo che era un fiore all’occhiello della provincia di Cuneo, con un campo da calcio da tutti invidiato, tre campi da tennis di cui due coperti. Ora è tutto abbandonato in uno stato di degrado che fa veramente male al cuore. E pensare che il campo da calcio è ancora in buono stato e due campi da tennis hanno ancora il telaio della copertura in ferro riutilizzabile. Mi sono ritrovato solo in chiesa, che è rimasta quasi identica. Tutto cambia, che peccato! Mi spiace tanto…”.

Da questa immagine aerea si nota il campo e davanti gli stabilimenti

Quel campo aveva un terreno che sembrava un velluto, per alcuni campionati vi ha giocato anche la vicina Albese, ma veniva soprattutto utilizzato dal Torino quando andava in ritiro a Santa Vittoria oppure da diverse squadre straniere che dovevano poi giocare al Comunale del capoluogo piemontese.

Mario Bocchio

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