“Cosa resterà di questi anni ottanta”, cantava in un pezzo divenuto postumamente iconico Raf, e proprio di un’eredità amara di quegli anni vuole parlare questa storia. Alla fine di quei famigerati anni, infatti, anche nel calcio si assiste ad una vera e propria età dell’oro che prelude ai Mondiali nostrani di inizio nuova decade: e così la scena italiana ed europea, già ricca di campionissimi del calibro dei tre olandesi del MIlan, dei tre tedeschi dell’Inter, di stranieri provenienti dall’Unione Sovietica e dal Sudamerica, vede trionfare Napoli e il suo simbolo, Diego Armando Maradona. Un’ondata di colore, festa e spensieratezza pervade la città e non solo, e tutto sembra essere parte integrante di quel momento storico di benessere fisico e mentale, con la disco music e le pubbicità che scorrono libere e fanno da colonna sonora a questo successo.
In quel Napoli fresco campione di Coppa Uefa prima e di campionato poi, c’è un portiere che è stato decisivo anche se in modo molto meno appariscente rispetto al suo capitano, e del resto anche il suo carattere è l’esatto contrario di quello di Diego: Giuliano Giuliani, nome filastroccato, basta guardarlo nelle figurine per capirne il carattere: viso serafico, pacato, specchio di una persona la cui massima aspirazione è quella di fare bene il suo, in campo e nella vita. Il Napoli lo ha preso dal Verona per sostituire Garella, proprio come gli era già successo anni addietro con gli scaligeri: e lui, senza esser troppo guascone e plateale, sta ripagando tutti.
Nel frattempo ha conosciuto Raffaella, bellissima soubrette televisiva che non è rimasta indifferente alla sua prestanza e al suo essere schivo come un uomo di cui ci si può fidare, come un uomo a cui affideresti la tua vita e la tua porta.
Ma c’è sempre un cross insidioso che ti chiama a uscire, e quella volta il cross parte dal piede di un suo compagno, anzi, del suo capitano: eh sì, proprio Diego. Succede che El Pibe de oro a novembre si sposa, e vuol fare tutto in pompa magna nella sua Buenos Aires: noleggia addirrittura per la cerimonia l’auto che appartenne al gerarca nazista Goebbels. Invita tutta la squadra, compreso il brasiliano Careca che verrà fatto ballare assieme a Ruggeri, stopper dell’Albiceleste, su preciso ordine del ct Bilardo in vista di un possibile confronto mundial fra Argentina e Brasile, per prendergli bene le misure. Invita chiaramente anche Giuliano, che decide di andare da solo perchè Raffaella è in dolce attesa, e a cui le misure vengono prese da qualche bella e festante giovane argentina, assoldata per l’occasione da Diego Armando da Villafiorito. Giuliano Giuliani quella notte la sconterà per sempre.
Nel frattempo da Napoli passa a Udine, perchè gli è stato preferito Galli, la sua vita prosegue, lui continua a disegnare le magliette che indossa in campo ma non sta bene. Anche i giornali si interrogano: “Che cos’ha Giuliani?”.
Quattro lettere agghiaccianti, un’altra eredità meno luminosa che gli anni ottanta si portano appresso, e che lui, uomo mite, senza vizi, ha contratto nell’unica notte in cui ha osato lasciarsi andare: Aids. Cerca di tenersi tutto dentro, ma poi stremato confessa tutto solo all’unica persona che realmente è importante per lui, anche se questo significa confessarle che l’ha tradita. Raffaella crolla, decide di lasciarlo, ma poi sarà sempre vicino a lui, fino a che Giuliano, che intanto aveva già smesso di giocare, morirà. In tutti questi anni, dirà sua moglie, che intanto ha cresciuto la loro figlia e poi si è riaccompagnata e si è comunque ricostruita una vita con tanta forza, nessuno ha mai speso mezza parola per ricordare suo marito, nessuno nel mondo del calcio fatto di cameratismo e condivisione di tutto, festini compresi, ha voluto prodigarsi per aiutare la famiglia Giuliani.
Troppo triste, troppo pericoloso, troppo compromettente. Eppure pensateci: ciascuno di noi ha ceduto almeno una volta nella vita, ciascuno di noi può aver commesso un’uscita a vuoto. Uomini responsabili, buoni, poco inclini al frastuono e alle luci da disco music anni ottanta, ma che per una volta si sono lasciati coinvolgere perchè siamo esseri fallibili. Di Giuliani c’è pieno il mondo, e la memoria di questi individui dovrebbe essere salvaguardata in altra maniera, come si fa per un trofeo messo in una teca e quasi venerato, perchè per tutta la loro vita sono state degne persone.
Un errore può costare carissimo sulla terra, ma non può e non deve intaccare il ricordo ultraterreno. Di Giuliani c’è pieno il mondo, è vero, ma di Giuliano Giuliani, ce n’è stato uno solo, ed è stato un signor numero uno.
Marco Murri