Nella terminologia del pallone moderno, spesso e volentieri è stata accostata a Pelé l’etichetta di “Perla Nera” del calcio. Una bellissima definizione, a sottolinearne la rarità. Ma prima di lui, in tempi in cui i media non avevano ancora pubblicizzato gli eroi sportivi su larga scala, un talentuoso francese di origine marocchina avrebbe meritato quell’epiteto: Larbi Benbarek.
All’interno de Il Guerin Sportivo di inizio febbraio 1993, trova spazio uno speciale dedicato al calcio francese tra passato, presente e futuro. Viene sondato anche l’argomento riguardante le colonie, soprattutto africane, che hanno regalato atleti di primo livello alla Francia. Da qui la figura di Haj Abdelkader Larbi Ben M’barek, meglio conosciuto come Larbi Benbarek o semplicemente Ben Barek, considerato l’originale “Perla Nera” e attivo tra gli anni Trenta e Cinquanta. Fabio Ornano ha attinto da quel servizio per fornirci oggi il suo profilo. Classe 1917 (secondo alcune fonti 1914 o 1915), ha avuto la sfortuna di veder interrompere la propria parabola dalla Seconda Guerra Mondiale. Per questo, appena 17 presenze con la casacca della Nazionale transalpina che non rendono giustizia a un talento del genere.
Il marocchino Benbarek viene considerato un interprete emblematico di una certa caratteristica del movimento francese, quello legato appunto al voler attingere dal proprio panorama coloniale, per rinforzare le squadre di club e la rappresentativa bleu.
Calciatori francesi a tutti gli effetti, in tempi in cui gli atleti d’ebano venivano guardati con grande curiosità, rischiando purtroppo di fare notizia più per il colore della pelle che per il reale talento. Marocco appunto, ma anche Guyana francese, Guadalupa, Martinica, Nuova Caledonia, Polinesia francese, Reunion, Saint Pierre. E ancora, altri Paesi appartenenti al continente africano e francofoni. In questo spaccato aperto da Benbarek si sarebbero inseriti in seguito Gérard Janvion, Marius Trésor, Jean-Amadou Tigana, Pascal Vahirua, Jocelyn Angloma, Basile e Roger Boli, Amara Simba, Jérôme Gnako ( e tanti altri, cuore pulsante della Francia ai vertici del movimento mondiale. Allora si parlava di “Dom” (Domini d’oltremare) e “Tom” (Territori d’oltremare): oggi le cose sono cambiate, così come la terminologia.
Ma torniamo al nostro protagonista. Un campione vero, Larbi Benbarek da Casablanca: “dribbling fulminante, passo vellutato“, scrisse l’esperto di calcio francese Bruno Monticone. Orfano di madre in tenera età, seguì inizialmente la professione del padre che riparava le barche. Scopre il calcio sulle strade polverose del quartiere cubano della Capitale, cogliendo la prima vera chance dell’USM che gli offre inoltre un impiego da pompiere.
Arriva in Francia nel giugno 1938, dopo un’offerta al club di 44.000 franchi. Si mette in mostra con la maglia dell’Olympique Marsiglia prima (1938-‘39) e dopo la guerra (1953-‘55), nello Stade Français a conflitto terminato (1945-‘48) e soprattutto in Spagna nell’Atlético Madrid tra il 1948 e il 1953, con due campionati vinti e uno status da eroe. Una carriera lunga, per cercare di riacciuffare quegli anni strappati alla normalità. Ha legato il suo nome anche alla Nazionale marocchina, con tre presenze da giocatore e due periodi da selezionatore. È scomparso nella città natale il 16 settembre 1992, a 78 anni, in solitudine. Sei anni dopo la morte, la FIFA lo ha omaggiato conferendogli l’Ordine al Merito.