Un maestro di vita in contrapposizione con Paulo Coelho disse che colui che non può più raggiungere nulla è l’unico essere umano in grado di conquistare l’infinito. Un pool di psicologi argomentò questa tesi sostenendo che la rassegnazione porta ad uno stato mentale che permette di cogliere tutte le sfumature della realtà circostante. Un poeta disilluso chiosò con la frase “solo la sconfitta eterna permette di vedere il nulla che esiste oltre una vittoria”. Il maestro di vita, il pool di psicologi e il poeta disilluso si riunirono e si presentarono allo stadio Adriatico di Pescara per assistere ad una partita che non sarebbe mai passata alla storia.
Il 30 maggio 1993 è in programma la penultima giornata del campionato di serie A 1992-’93 che vede gli abruzzesi, già abbondantemente retrocessi, sfidare la Juventus in corsa per il terzo posto in classifica. Il clima è vacanziero e gran parte degli spettatori, a parte il maestro di vita, il pool di psicologi e il poeta disilluso, è di fede bianconera come spesso accade quando la Vecchia Signora va a giocare una partita nel Sud Italia. Il Pescara è una squadra che nonostante la posizione in classifica annovera tra le proprie fila diversi giocatori con un passato più che dignitoso: Stefano Borgonovo è il bomber della squadra ma oramai è a fine carriera dopo i trascorsi alla Fiorentina e al Mlan, Carlos Dunga e Massimiliano Allegri sono stati ad un passo da calcare importanti palcoscenici ma fino a quel momento non sono mai riusciti ad emergere e portano sul groppone il peso del fallimento. Nella rosa del Pescara ci sono poi alcuni personaggi che spendono ingloriosamente nel capoluogo abruzzese gli ultimi anni di una carriera più che dignitosa. Erano gli anni in cui la Serie A era il campionato più ambito al mondo, il periodo in cui Hagi lasciava il Real Madrid per giocare nel Brescia. La stella europea del Pescara è il terzino John Stivebaek, campione d’Europa con la Danimarca nel 1992 e con un passato al Manchester United. C’è poi il cavallo di ritorno, il trequartista bosniaco Blaz Sliskovic, che nell’aspetto ricorda più Charlie Chaplin di Maradona. Era balzato agli onori della cronaca negli anni’80 per avere abbandonato l’Hajduk Spalato per una fuga d’amore con una ginnasta sovietica. Intorno a loro una serie di onesti mestieranti probabilmente inadatti alla categoria, tra cui il difensore senegalese Roger Mendy, l’attuale preparatore dei portieri della Roma Primavera Marco Savorani, l’opinionista televisivo Ubaldo Righetti e svariati giocatori che hanno poi intrapreso la carriera di allenatore a vari livelli. In panchina siede Vincenzo Zucchini che ha preso il posto di Giovanni Galeone a frittata ormai fatta ed è stato chiamato per traghettare la squadra fino a fine stagione.
La Juventus è invece in pieno Trapattoni-bis e a far da contraltare alla mancata conquista dello scudetto c’è la vittoria in Coppa Uefa conquistata contro il Borussia Dortmunt pochi giorni prima. Nonostante la scarsa posta in palio il Trap non rinuncia ai suoi migliori giocatori per la sfida di Pescara, schierando Peruzzi, Kohler, Conte, Di Canio, Moller e Roberto Baggio. Manca solo Vialli, ufficialmente escluso per infortunio, ma in realtà colpevole di “espressioni nostalgiche per il proprio passato alla Sampdoria”… e si sa che su certe dichiarazioni alla Juventus non sono molto inclini alla tolleranza. A sostituirlo c’è Ravanelli, in piena rampa di lancio, ed è proprio “Penna Bianca” a sbloccare il risultato dopo appena due minuti di gioco con un gran tiro che non lascia scampo al portiere di riserva dei padroni di casa Marchioro. Sembra l’inizio di un copione scontato, la degna celebrazione del trionfo europeo dei bianconeri. Il Pescara ha tutte le caratteristiche della vittima sacrificale soprattutto a fine maggio quando la testa dei giocatori di una squadra che non ha più ambizioni è in vacanza. Gli abruzzesi giocano in casa ma è come se fossero in trasferta visto che lo stadio è tutto per i bianconeri e anche la frangia organizzata del tifo pescarese è in polemica per la disastrosa stagione che si sta per concludere. Perché gli uomini di Zucchini dovrebbero provare a reagire, se non l’hanno mai fatto in tutta la stagione? Se la vita non è mai prevedibile, figuriamoci il calcio.. e allora, nonostante le condizioni climatiche avverse, i padroni di casa iniziano ad imprimere al match un ritmo forsennato, stringendo d’assedio la porta ospite. Le occasioni si moltiplicano, con il livornese Allegri che per un pomeriggio mantiene le promesse sempre disattese. Un perdente che si erge a vincente quando non conta più nulla ed ecco che al maestro di vita e al pool di psicologi scappa un sorriso mentre il poeta disilluso ricorda che nonostante tutto il risultato è ancora di 0-1. Un incredulo Peruzzi è chiamato a compiere diversi interventi per mantenere il vantaggio dei suoi. Dal pubblico tutti si chiedono se quella sia la stessa squadra che hanno visto per l’intera stagione, il Pescara che ha preso mazzate in tutta Italia ed è retrocesso da diversi turni. L’onesto Alfieri si incolla a Baggio e lo annulla, Di Canio è un fantasma e a centrocampo i bianconeri, che si presentano con un’improbabile divisa gialla, non ne prendono una. L’inevitabile pareggio arriva al 35’ con Allegri che trasforma dal dischetto un rigore concesso per un fallo di mano di Kohler. Il centrocampista livornese non esulta come se quel gol non fosse altro che un’inutile formalità da espletare al più presto.
Al rientro dagli spogliatoi ci si aspetta una reazione della Juventus, che sta pur sempre giocando contro una squadra ultima in classifica che ha totalizzato 15 punti in 34 partite. Nulla, il Pescara continua a dominare in lungo e in largo e sugli spalti il pool di psicologi inizia a scrivere su un quadernino le prima bozze del saggio “Elogio della rassegnazione”. Gli uomini di Zucchini vanno a mille e a regalare il meritato vantaggio ai padroni di casa è una prodezza di Borgonovo che batte Peruzzi con una gran rovesciata. Il maestro di vita dice una preghiera, al poeta disilluso scappa un applauso perchè in fondo è sempre stato un esteta. il tifoso pescarese medio è invece più combattuto, pensa che se avessero giocato così tutto l’anno non sarebbero in questa situazione. Però.. che bello quel gol di Borgonovo… e in una vita di stenti si potrà pur godere e beffarsi dei più forti, almeno per un giorno all’anno. La Juventus è venuta a Pescara con una malcelata supponenza e stanno subendo dall’inizio della partita. L’urlo dello stadio dopo il gol di Borgonovo è un qualcosa di strano, di trattenuto, come una gioia a metà, come fare l’amore prima di essere condannati a morte, una sorta di piacere dal gusto amaro. In effetti, pensandoci oggi, c’è tanta morte in quel Pescara: Borgonovo è stato ucciso dalla Sla a soli 49 anni, l’ allenatore Zucchini è morto nel 2013 a soli 66 anni dopo una lunga malattia.
Quel giorno però vedere la Juventus che soccombe senza dignità è motivo di sadico piacere, soprattutto se ai più forti saltano i nervi: Moeller si fa espellere per uno stupido fallo e i gialli/bianconeri circondano l’arbitro come se fosse lui il colpevole di questa mattanza. Peruzzi prova a salvare il salvabile e compie altri miracoli ma nulla può sul tiro di Allegri deviato da Carrera. 3-1 e non se ne parla più, nonostante il pallone buchi la rete e finisca contro i tabelloni pubblicitari. “Neanche la gioia pura del gol” esclama il poeta disilluso. Il maestro di vita replica con estremo realismo “la realtà sta solo nel tabellone luminoso”. Nel momento in cui il banco salta completamente la logica sfugge e c’è gloria per tutti, anche per i protagonisti più inaspettati. Antonio Martorella sostituisce Compagno all’ 83’ e dopo quattro minuti realizza di testa la rete del 4-1. Sarà il suo unico gol in Serie A, ma molto significativo perché nel 2008 diventerà l’unico giocatore nella storia del calcio italiano ad avere segnato in tutte le serie, dalla A alla Terza Categoria. Dalla Juventus alla Virtus Cupello, con la stessa gioia. Da un gol a Peruzzi agli spogliatoi di Terza Categoria con le docce fredde e il calcio vissuto come un piacere dal retrogusto poetico. Nel finale Palladini si prende lo sfizio di dribblare il numero uno bianconero e di realizzare così l’ultima rete. Triplice fischio, tutti a casa e disfatta di proporzioni epiche per la Juventus.
A fine partita però nessuno esulta per davvero, nessuno è davvero triste, nessuno è davvero felice. Il presidente dei bianconeri Chiusano prova a chiosare con un “si, può vincere, si può perdere”, ma ovviamente non basta. Si parla di miracolo a Pescara ma i tifosi fanno finta di nulla perché a che serve un miracolo dopo la condanna? Restano solo gli annali, le statistiche e un poco di orgoglio che si fa largo tra la dignità ferita. Un giorno Alfieri e Palladini potranno prendere in braccio i loro nipotini e raccontargli di quel pomeriggio di fine maggio in cui vinsero 5-1 contro la Juventus di Baggio e Trapattoni. Il pool di psicologi scappa via al fischio finale. Dopo questa partita il loro “Elogio della rassegnazione” diventerà un best seller. Il maestro di vita guarda il cielo soddisfatto e pensa.. “chissà se ci sarà un po’ di speranza, per il povero poeta disilluso”. In fondo per quei giocatori ci sarà un’altra stagione, ci potranno essere viaggi tra gloria ed abissi ma questo 30 maggio 1993 li renderà più forti.
Carlos Dunga l’anno seguente sarà il capitano del Brasile campione del mondo ad Usa’94. Massimiliano Allegri diventerà uno degli allenatori italiani più titolati. E se si parla di battaglie vere, vita o di morte.. Borgonovo ha saputo affrontare la propria malattia con una dignità inenarrabile dando un messaggio stupendo a tutto il mondo. Cosa conta in tutto questo che il Pescara sia retrocesso?
Valerio Zoppellaro