In Italia trovò troppi “coglioni” e pochi sogni, ammetterete che non è facile lavorare così
Mag 6, 2024

César Luis Menotti detto “El Flaco” era un uomo affascinante, della bellezza senza tempo che hanno le statue dell’Isola di Pasqua. Così loro fissano il mare, così lui fìssa le partite. E niente sembra distoglierli dal sonno eterno che li avvolge. Non lo sciacquio delle onde, non l’entrata in tackle di un terzino carogna. 

Menotti e l’inseparabile sigaretta

Nel 1997 il lavoro di allenatore lo portò in Italia, a Genova, per allenare la Sampdoria. Era stato un tiro di dadi a farlo scegliere, aveva annusato il vento come fanno gli avventurieri solitari e aveva deciso: “Italia, ti conquisterò”.

Ct dell’Argentina che vinse il Mondiale nel 1978

Vent’anni prima aveva vinto la Coppa del Mondo con l’Argentina di Fillol/Olguin/Galvàn, filastrocca di una memoria premaradoniana che chi è nato in Sud America conserva nel cuoricino, tra i ricordi più cari anche se quelli – si era nel 1978 e sotto la dittatura – erano tempi grami.

Al Barcellona

Due mesi dopo il suo arrivo in Italia. Menotti stava discutendo la rescissione del contratto in piazza Campetto, sede della società. Lo avevano esonerato. Risultati al di sotto delle aspettative, rapporti nulli con la squadra, richieste esagerate in sede di mercato.

Il suo karma non aveva avuto seguito. Ipnotico nell’eloquio, icona di un calcio fatato e visionario, liberò le menti di molti suoi giocatori.

Alla Sampdoria con Klinsmann

Non riuscì però nell’impresa di far convivere in attacco l’anarchico Jùrgen Klinsmann con il “Cobra” Sandro Tovalieri, che qualche anno prima era entrato sparato come un direttissimo nella storia inventando la sciagurata moda di festeggiare i gol simulando un trenino, ciuff ciuff e tutti in fila. Ma questa è un’altra triste storia.

Con Enzo Bearzot

La mancata convivenza Klinsmann-Tovalieri fu una delle colpe che gli vennero imputate. E non fu la sola. Quando disse: “Per noi Balleri è importante quanto lo era Maradona nell’Argentina”, sfiorò sprezzante il senso del ridicolo e ne uscì alla grande dimostrando che quando si dicono certe cazzate basta stare seri e il più è fatto.

Il calciatore-scrittore che pensava con i piedi, Jorge Valdano, raccontò una cosa che rese Cesar Luis Menotti immortale e ne fece un mito corsaro e iconoclasta. Disse: “Tutti gli allenatori che ho avuto prima delle partite mi hanno sempre detto: Jorge, tira fuori i coglioni, invece la prima volta che lo incontrai, El Flaco mi disse: Jorge, tira fuori i tuoi sogni”.

In Italia trovò troppi coglioni e pochi sogni, ammetterete che non è facile lavorare così.

Furio Zara



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