Quel filo profondo che legava Maradona e Papa Francesco nel voler portare felicità ai poveri
Apr 25, 2025

C’è una linea sottile, come un filo tirato tra due palazzi in un barrio popolare di Buenos Aires, che lega l’anima di Diego Armando Maradona a quella di Papa Francesco. Non una linea retta, ma un filo che si piega, si attorciglia, resiste al tempo, alla distanza e ai giudizi. È un filo cucito con mani callose, sporco di terra e incenso, di sudore e preghiere. Un filo che ha il colore della povertà, ma brilla come oro vero quando viene toccato dalla grazia dell’umanità più autentica.

Lunghe file di fedeli per Papa Francesco

Diego nasce nella polvere di Villa Fiorito, dove i bambini giocano a pallone scalzi tra le lamiere e i sogni si misurano a metri quadrati. Il primo tocco di palla è una scintilla divina: la strada lo riconosce, lo benedice, lo elegge a figlio prediletto. Non studia teologia, ma conosce il vangelo del popolo: quello che si scrive con i piedi, tra i fischi del mondo e gli applausi degli esclusi.

Dall’altra parte della stessa città, Jorge Mario Bergoglio cresce in un quartiere operaio. In chiesa ci entra in silenzio, cammina piano, ascolta i vecchi, consola le madri stanche. Il suo pallone è il Vangelo, e il suo campo è la città dei vivi, dove ogni anima è un mistero da amare. Diventerà Papa, sì, ma mai smetterà di parlare come un argentino di barrio, con parole semplici, dirette, che arrivano dritte al cuore.

La folla oceanica formatasi davanti alla Casa Rosada per l’ultimo saluto a Diego Armando Maradona

A vederli così, sembrerebbero agli antipodi: uno santo tra le folle, l’altro peccatore tra i santi. Ma chi guarda solo con gli occhi si perde la verità che vive nei cuori. Entrambi portano il peso e la gloria di un’intera nazione sulle spalle, entrambi parlano la lingua degli ultimi. Maradona, con i suoi gol impossibili, dava gioia istantanea, come una carezza che rompe la fame. Francesco, con il suo sorriso stanco e le mani che benedicono, ha dato speranza, quella che non si vede ma resta.

Jorge Mario Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires, ha sempre frequentato le favelas della capitale argentina

Diego era un ribelle, un eroe tragico, un dio imperfetto che sbagliava come tutti, ma che cadeva sempre con la gente. Francesco è stato un pastore che ha scelto il profumo delle pecore, che è sceso nelle periferie del mondo come un medico che non ha paura di sporcarsi le mani.

Maradona e la sua casa natale di Villa Fiorito

L’Argentina li guarda e li custodisce entrambi come due reliquie vive. Entrambi se ne sono andati troppo presto, lasciando orfani milioni di volti sorridenti. Dopo Diego Francesco, ogni sua parola è stata una carezza per chi non ha voce.

Quel filo che li unisce non si spezzerà. Perché non è fatto di applausi o di onori, ma di amore autentico per chi non ha nulla. E quando un argentino ama così, non lo fa per apparire, ma per salvare.

Mario Bocchio

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