Romeo Anconetani è raggiante: “È il Caravaggio del pallone”
Gen 11, 2025

Il caso ha voluto che andasse al Danubio quando aveva un piede nel River Plate. Jorge Washington Caraballo, nato in Uruguay a Treinta y Tres nel 1959, calcisticamente era cresciuto nel vivaio del  Central Español, il club del barrio Palermo a Montevideo, sferrando i suoi primi “colpi di mancino”.

I primi tempi al Danubio, quasi ventenne, non furono felici e quando sembrava che dovesse partire definitivamente, rinnovò invece il contratto e poi finì addirittura nel calcio italiano.

Arrivò al Danubio nel 1979, anno di transizione, visto che si era appena qualificato nella stagione precedente e partecipava per la prima volta alla Copa Libertadores de América.

Caraballo nel Danubio: i tifosi lo portano in trionfo

In quell’annata complicata giocò le sue prime 18 partite con la striscia nera trasversale sul petto, ma la sua presenza fu davvero discreta. Anche se è stato troppo difficile per lui adattarsi, vale la pena sottolineare che ha dovuto agire come attaccante (visto che il numero 10 apparteneva indiscutibilmente al “Bocha” Sergio Santín) e che aveva anche una squadra con un pessimo rendimento.

“Bocha” Santín e Falucho Silva

Quando la sua destinazione sembrava essere lontana dal Danubio, forse ebbe un altro colpo di fortuna. All’inizio del 1980, la storia cominciò a cambiare, dopo il trasferimento di Santín in Colombia, Jorge si fece crescere la barba in stile Abraham Lincoln, iniziò a giocare nel suo ruolo e apparvero l’ingegno, la tecnica e l’abilità.

Caraballo ha giocato ad alti livelli nelle stagioni successive, ma soprattutto nelle partite più difficili in cui ha anche segnato gol. 

Caraballo in azione e in versione con la barba

Le sue prestazioni suscitarono l’interesse di diverse squadre straniere, ma fu il Pisa ad acquisirlo nel giugno 1982 e Jorge diventò il primo calciatore del Danubio a trasferirsi direttamente nel Paese dello stivale.

Le cronache dicono che fu il figlio del vulcanico presidente nerazzurro Anconetani a trattarlo direttamente. L’Italia aveva appena vinto il Mundial spagnolo, Adolfo si era recato in Uruguay in cerca di un talento da portare in Toscana e sembra che sia stato un taxista a suggerirgli il nominativo di Caraballo.

In un undici del Danubio nel 1982: è il primo accosciato, partendo da sinistra

I dirigenti del Danubio non credono ai propri occhi e affrettano la firma del contratto, prima che Anconetani possa cambiare idea.

Adolfo Anconetani in tempi recenti

A Pisa i tifosi non conoscono questo ventitreenne, sono entusiasti. Romeo Anconetani è raggiante: “È il Caravaggio del pallone: usa i piedi come il pittore usava il pennello”. Lui, il calciatore, non è da meno: “Difficilmente potrò segnare quanto in Uruguay, ma vi farò volare. In onore del Pisa chiamerò mia figlia Vittoria”. Per presentarsi fece anche un azzardato paragone con il grande Schiaffino.

Treinta y Tres dove è nato, ha da sempre un’economia basata sull’allevamento e sulle attività derivate. Caraballo non tradisce le proprie origini e anche a Pisa, dove è andato ad abitare, alleva picconi e conigli.

Mario Bocchio

– continua –

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