“Per una lira io vendo tutti i sogni miei”. Chi di voi non ricorda il famoso ritornello di una delle prime canzoni che fece conoscere al grande pubblico l’indimenticabile e precocemente scomparso cantautore Lucio Battisti? Riportare alla mente i ricordi… Un semplice sorriso che a volte può essere condito da una affermazione di puro godimento: “io c’ero”. Già, io c’ero. Io c’ero a Napoli, allorquando lo stadio San Paolo fu per alcune settimane la “casa” dei lupi dell’Avellino, il terremoto aveva reso inagibile il Partenio, si giocava con Il Catanzaro, ci fu la vittoria dei campani grazie ad una rete di Juary. Io c’ero con il Verona scudettato, bellissima la conclusione dalla distanza di Colombo. Io c’ero con il Milan, senza precedenti il colpo di testa di Vincenzo Romano a superare Albertosi. Insomma è il caso di rammentarlo, sino allo sfinimento di qualcuno: ci rivolgiamo a chi ha “vissuto”. Potreste sempre pensare di raccontare tutte queste storiche sfide ai più giovani.
Raggiungere Pasquale Casale è un gioco da ragazzi. Cervinara è il suo “regno”, tutti lo conoscono.
Strano destino quello del sessantatreenne centrocampista, conteso tra il tifo napoletano e quello avellinese. In molti convivono con il dubbio che li attanaglia, per quale squadra tiferà? Sono anni che tentiamo di farglielo dire, con il risultato che ci abbiamo rinunciato. Figlio di Giuseppe, cervinarese doc e grande calciatore degli anni 50, proprio dal compianto “zio Peppe” ha ereditato la passione per il gioco del pallone, una carriera iniziata con la maglia del Napoli. Qualche record alle spalle ed uno anche abbastanza singolare. Ha esordito in massima serie all’età di sedici anni e qualche mese, meglio di lui solo Gianni Rivera che con l’Alessandria giocò la sua prima gara un anno più giovane. In pratica il Napoli pur avendo fatto esordire centinaia di calciatori del proprio vivaio, il più giovane ed a distanza di oltre trent’anni risulta essere ancora Casale.
Come detto in avvio è stato sempre conteso dalle due province, nato a Napoli da madre partenopea, smesso di giocare è tornato a vivere a Cervinara. Carriera piena di soddisfazioni in quanto ha indossato le casacche di Napoli, Lucchese, Avellino, Pisa, Catania, Cagliari, Sorrento, Benevento ed Ischia. Come allenatore è stato sulla panchina dell’Ischia, Juve Stabia, Atletico Catania, Fidelis Andria, Cavese, Gela, Nocerina ed Avellino. Proprio con i lupi riuscì in una impresa senza precedenti. L’allora presidente era Sibilia e Pasquale Casale, allenatore della seconda squadra, fu chiamato proprio dal commendatore a sedere sulla panca bianco verde dopo gli esoneri di Zoratti e Di Somma. Proprio quando nessuno più ci credeva riuscì a salvare i lupi da una certa retrocessione in serie C2.
Storico il suo 3-3-4 contro l’Ascoli. Sembrava l’inizio di una felice ascesa calcistica, invece ? “Ho fatto quello che ritenevo giusto. Nella mia carriera mi sono sempre assunto le mie responsabilità, prima come giocatore e poi come allenatore. Evidentemente io non sono adatto a questo calcio o come dice qualcuno è il calcio a non pensarla come me”. Il suo primo gol? “Come fosse oggi. Lo segnai al Vicenza anche se i giornali lo riportarono come autogol. Quella mia rete permise, in pratica, all’Avellino di raggiungere la salvezza. Infatti quella sconfitta costo cara ai biancorossi che retrocedettero in cadetteria”.
La sua più grande soddisfazione? “L’esordio in massima serie. Ero davvero poco più di un ragazzino ma anche le quindici reti nel Pisa di Agroppi. Non male per un centrocampista, a quei tempi quello era un bottino davvero ragguardevole”. Il suo più grande dispiacere?” Ho giocato a più riprese nell’Avellino e non sono mai retrocesso, siamo sempre riusciti a salvarci. L’ultima volta, pur di giocare con l’Avellino, rinunciai ad un contratto sontuoso con il Cagliari e ‘trovai’ la terza salvezza. L’anno dopo invece non fui confermato e fu quello della retrocessione”.
Ha dato più lei al calcio o viceversa? “Il calcio mi ha dato tanto ed io ho cercato di ripagare con il massimo impegno chi ha sempre creduto nelle mie qualità”. Cosa si aspetta ancora dal mondo del calcio?
“Nulla. Io la mia parte l’ho fatta anche se ho tanta voglia di mettermi di nuovo in discussione”. Ricorda la sua prima gara in bianco verde? “Al Partenio e contro il Verona. La prima in serie A l’Avellino la giocò a Napoli, il Partenio non era ancora pronto, perdendola con la Lazio. Al mio esordio c’è stata, è solo un caso, la prima vittoria della storia del sodalizio bianco verde in massima serie e proprio in casa. Una soddisfazione unica”.
Cosa ricorda di quegli anni? “Mi è rimasto impresso il calore del pubblico. Quando giocavamo in casa i tifosi ci venivano a prendere all’hotel Jolly e ci scortavano sino allo stadio. Una sensazione di piacere che a distanza di anni sento come una delle cose che ricordo con particolare affetto”. Pasquale Casale è stato come Salvatore Di Somma ed Adriano Lombardi, giocatore ed allenatore dell’Avellino. Una soddisfazione doppia se si calcola che resta, al momento, l’unico irpino nella storia della compagine bianco verde.
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