L’Alessandria Calcio ha scelto: il nuovo allenatore è Maurizio Lauro, 41 anni. La società ha ufficializzato la decisione, scrivendo sul suo sito internet:
“Maurizio Lauro è il nuovo allenatore dell’Alessandria Calcio. Per lui contratto fino a giugno con la clausola del rinnovo automatico in caso di salvezza diretta. Al suo fianco, mister Lauro avrà come vice Carlo Mandola. A entrambi il benvenuto con l’augurio di buon lavoro”.
Dopo una carriera da giocatore, nel ruolo di difensore, Maurizio Lauro ha allenato il settore giovanile dell’Ascoli, il Castelfidardo e il Mantova. A San Valentino era arrivato l’annuncio dell’esonero di Fabio Rebuffi. Nato a Pavia, la sua storia d’amore con l’Alessandria era cominciata sulla panchina delle giovanili, e quest’anno aveva la grande occasione della una prima squadra.
Sia pure in una situazione societaria non facile: club in vendita e zeppo di giovanissimi. Ma fatale, ancora di più, è stato il pareggio casalingo contro il San Donato Tavarnelle: una partita in cui i Grigi non hanno convinto, soprattutto per l’approccio e l’ennesimo gol subito nei primissimi minuti, contro una diretta concorrente. Ancor meno compreso è stato il ritorno di Rebuffi al 3-5-2.
Squadra malinconicamente al quartultimo posto, in zona playout, a 3 punti dalla salvezza diretta. 4 punti nelle ultime 5 partite sembrano un bottino davvero troppo magro per un’Alessandria che deve salvarsi. Fallite, al momento le trattative per la cessione del club, il presidente Luca Di Masi aveva promesso impegno per salvare i Grigi e, dopo il mercato di gennaio con l’arrivo di elementi esperti, ha voluto dare un chiaro segnale.
Il passato di Lauro come calciatore, Cesena non lo dimentica
Il popolo social bianconeroha parlato: è proprio Maurizio Lauro il miglior numero tre della storia del Cesena dopo essersi messo alle spalle gli altri tre in nomination, Paolo Ammoniaci, Yuto Nagatomo e Francesco Renzetti.
Tra i grandi protagonisti della doppia promozione dalla C1 alla A avvenuta tra il 2008 e il 2010, Lauro ha conquistato il 65% delle preferenze totali sui canali social del Cesena anche se, a differenza di Antonioli e Ceccarelli, non ha messo d’accordo proprio tutti. La giuria qualificata composta dai giornalisti, infatti, gli aveva preferito sia Paolo Ammoniaci (undici voti) che Yuto Nagatomo (dieci). I tifosi del Cesena sulle piattaforme social hanno invece ribaltato l’esito del confronto, preferendo Lauro a larga maggioranza sia su Facebook che su Instagram: alle sue spalle si piazza Ammoniaci con il 30% complessivo dei voti, ben più staccati Nagatomo e Renzetti.
Dai campi di calcio Lauro è passato a quelli di fragole!
Ecco una bella intervista rilascaita al Corriere di Romagna nel 2016.
La gloriosa felpa nera sponsorizzata Viocar, piuttosto consumata, è l’unico cimelio del passato e volendo funge anche da utilissimo documento di riconoscimento. Perché un dubbio sorge subito spontaneo: ma è davvero lui? Parzialmente nascosto da una barba sale e pepe di un paio di settimane e da un’abbronzatura caraibica, fasciato da quel pezzo di poliestere della Mass con il cavalluccio marino sul petto, c’è davvero Maurizio Lauro, 170 presenze con la maglia bianconera e un numero più alto ma mai contabilizzato di applausi in sottofondo.
Benvenuti a Ronta, estrema periferia di Cesena, e più precisamente nella lunghissima (e strettissima) via Melona, una piccola enclave di coltivatori diretti che ha cambiato la vita all’ex terzino sinistro del Cesena. Smesso con il calcio giocato Lauro ha scelto di aprire un’azienda agricola, la Superfruit, e di coltivare le fragole.
Cambiamento. “Lo so – comincia Maurizio – la prima domanda che mi fanno tutti è sempre la stessa: come mai ti è venuta questa idea? Appena arriva Mirco, vi rispondo”. Non passano neppure due minuti e Mirco Zoffoli, amico del cuore di Lauro e grandissimo tifoso del Cesena (“ho l’abbonamento in gradinata”) scende dall’auto e sistema a terra tre cassette vuote.
È il segnale: si può finalmente cominciare. “In una settimana, abbiamo deciso insieme di fare questa pazzia – racconta Zoffoli, che detiene l’altro 50 per cento della società – diciamo che io ho lanciato l’idea, anche perché lui in carriera di assist ne ha sempre fatti pochi, e poi Maurizio l’ha raccolta e ha spinto sull’acceleratore. Così, grazie anche all’appoggio della Coldiretti, abbiamo cominciato: 3 ettari di terreno, 120.000 piantine e quattro qualità diverse di fragole”.
Neanche il tempo di girarsi e di scrutare l’infinito campo che interviene Laurone: “A giugno 2014, quando ho chiuso la mia esperienza a Terni, avevo capito che probabilmente non sarei più riuscito a giocare a calcio per colpa dell’infezione presa in sala operatoria qualche mese prima, dopo la rottura dello scafoide del piede destro. Ho provato fino a gennaio ad Ancona ma nulla, il dolore era troppo forte e così, dopo aver aiutato il tecnico Cornacchini come collaboratore negli ultimi mesi stagione, tra maggio e giugno ho deciso di cambiare vita. A casa sembravo scemo, non ce la facevo più. La prima idea a dire il vero era stata quella di aprire una tabaccheria e a Cesena avevo pure trovato qualcosa, ma dentro un negozio mi sarei sentito un leone in gabbia e non sarei riuscito a resistere. E così ho pensato a Mirco, che aveva canali di vendita già consolidati e un papà con un’azienda agricola ben avviata nel biologico. Abbiamo provato nel suo terreno e alla fine abbiamo deciso di aprire la Superfruit”.
Di nuovo Lauro: “Cosa sapevo della fragola? Solo una cosa: che è buonissima. Di sicuro non avrei mai pensato che all’età di 35 anni potesse tornarmi utile il diploma di perito agrario che ho preso alle superiori. Dietro alle fragole c’è un lavoro che dura circa un anno, a cominciare dalla piantumazione, che parte nella seconda metà di luglio, fino alla raccolta, che abbiamo cominciato circa due settimane fa. È come se fosse una gravidanza e alla fine ti senti davvero realizzato: quando i miei genitori hanno visto la mia faccia dopo la prima raccolta, mi hanno chiamato per dirmi che non mi vedevano così sorridente dai tempi della scuola”.
Ovviamente, per l’ex difensore del Cesena sono cambiati anche i ritmi: “La partenza è stata traumatica e la scorsa estate è come se avessi fatto il ritiro, visto che sui campi lavoravamo mattina e pomeriggio sotto il sole e con 40 gradi. Solo a Terni, nella mia carriera da calciatore, ho fatto una fatica simile. Oggi mi sveglio alle 6 e dopo mezz’ora raggiungo il campo assieme a Mirco: la raccolta delle fragole è femminile, abbiamo una ventina di ragazze provenienti da Italia, Albania, Romania, Bulgaria e addirittura Burkina Faso che se ne occupano, ma noi dobbiamo comunque essere sul posto. Alla sera torno a casa stanco ma davvero appagato”.
Legame. I due protagonisti di questa bella storia non sono legati solo dagli affari ma anche e soprattutto da una profonda amicizia nata quasi per caso: “Tutto merito della maglia che Maurizio mi ha lanciato all’Olimpico al termine di Torino-Cesena del 2010 – ricomincia Zoffoli – quando pareggiammo con gol di Ceccarelli. Fino a quel giorno Lauro era semplicemente un giocatore della mia squadra del cuore, poi è diventato il mio preferito. Per lui abbiamo fondato un club, grazie a lui abbiamo fatto beneficenza e con lui ci siamo fatti un sacco di mangiate. Da quella sera a Torino ho cominciato a guardare Maurizio con un occhio diverso e in sei anni è diventato mio fratello”.
Indimenticabile il pomeriggio trascorso al Manuzzi in occasione di Cesena-Ternana, quando Lauro segnò proprio ai bianconeri l’unico gol in carriera in serie B: “A un certo punto – sorride l’ex difensore – quando andai a battere un fallo laterale sotto la tribuna, cominciai a sentire un sacco di insulti pesanti nei miei confronti, anche qualche vaffa. Ci rimasi malissimo e al fallo laterale successivo risposi, tanto che il guardalinee pensava ce l’avessi con lui”.
“E invece – lo interrompe Zoffoli – ce l’aveva con me e con un nostro amico. Senza dirgli nulla, quel giorno non eravamo andati in gradinata ma in tribuna apposta per sfotterlo, ma evidentemente non ci aveva riconosciuti. È stata la prima volta che ho esultato e mi sono alzato in piedi per un gol incassato dal Cesena”.
Stupore. Pochissimi ex colleghi allora non erano a conoscenza della nuova vita di Lauro (“tra gli ex compagni in bianconero lo sapeva subito solo Beppe De Feudis, l’unico che sento ancora con continuità”). “Ho allenato gli Allievi della Cuprense ma io mi sento ancora un calciatore, anche se il piede non me lo permette più. L’idea di fare l’allenatore tra 10 anni non l’ho ancora accantonata, anche se oggi il calcio è un’incognita, un ambiente particolare dove innanzitutto devi essere paraculo o un ruffiano. Io, invece, nel cellulare non ho neanche il numero di un procuratore o di un direttore sportivo”,
Vero, l’idea di fare l’allenatore non l’ha mai accantonata: dopo le giovanili dell’Ascoli la prima vera opportunità nel 2019 a Castelfidardo, poi Mantova e oggi la prestigiosa panchina dell’Alessandria.