Per le sue dimensioni è sorprendente quanti grandi del calcio provengano dai Paesi Bassi.
Nomi come Johann Cruijff, Johan Nesskens, Ruud Gullit, Marco van Basten e Arjen Robben per citarne solo alcuni, ma anche Sjaak Swart appartiene sicuramente a quella lista. Sjaak (Sjakie) Swart è stato fondamentale per i successi dell’Ajax dal 1971 al 1973, i due anni consecutivi in cui ha vinto la Coppa dei Campioni.
Nelle sue 31 presenze con la nazionale olandese ha segnato 10 gol.
Tuttavia il leggendario centrocampista non solo ha lavorato calciando un pallone, fatto segnare gol e vinto coppe.
Nato nel piccolo villaggio di pescatori di Muiderberg a circa venti chilometri a est di Amsterdam nel 1938 come Jesaia Swart, figlio di un pescatore ebreo.
Lui e suo padre furono costretti a travestirsi da non ebrei durante l’occupazione nazista dei Paesi Bassi dal 1940 al 1945, nascondendosi dagli occhi indiscreti di collaboratori tedeschi e olandesi, che rastrellarono uomini, donne e bambini ebrei nel paese. Conducemdo una vita paragonabile a un incubo, temendo ogni bussare alla porta Sjaak e suo padre sono riusciti a sopravvivere alla guerra e allo sterminio di quasi il settantacinque della popolazione ebraica dei Paesi Bassi.
I fratelli di Louis Swart, il padre di Sjaak, morirono tutti. Louis non avrebbe mai più avuto figli perché si fece sterilizzare.
Non si sa molto della madre di Sjaak, tutto quello che abbiamo scoperto è che ha vissuto abbastanza a lungo da consegnare a Sjaak la sua prima maglia dell’Ajax, è morta di cancro nel 1948. Il dono di quella maglia da parte di sua madre ha suggellato la sua fedeltà al club per tutta la vita.
Swart, è entrato a far parte delle giovanili dei Lancieri nel 1949. È ancora coinvolto nel calcio oggi, all’età di 80 anni.
Quello che troviamo sorprendente di questo campione è che sebbene sia anche lui un’icona del calcio orange, è poco risaputo che Sjakie Swart fosse ebreo e che fosse sopravvissuto agli orrori e a una morte quasi certa se fosse stato catturato.
Mario Bocchio