Caro Gianluca avrei voluto tanto essere al tuo fianco nel tuo ultimo viaggio terreno. Lo avrei voluto con tutto me stesso.
Per quello che rappresenti per me. Un esempio da imitare. Al di là del mio credo, ti ammiro per l’uomo che sei. Un uomo e un padre meraviglioso. Un professionista esemplare capace di dare senza chiedere nulla. Un amico che se lo trovi non lo perdi mai più.
Al solo vedervi, Tu e Roberto, i miei occhi luccicano d’invidia. Traspare, tra voi, qualcosa di incommensurabile, di prezioso, di irripetibile, di unico. Incarnate l’abbraccio fraterno. Nessuna parola eguaglia quel gesto.
Ti ho incontrato per la prima volta appena giunto a Torino. Ricordo che avresti voluto spaccare il mondo e conquistarlo. Non andò proprio così. Soltanto qualche stagione più tardi, grazie al Marcello, sei giunto in cima all’Europa. Nel frattempo qualche infortunio di troppo e poche reti da capitano. Ma fin dall’inizio sei entrato nel cuore di tutti.
Quanto amore dato dovunque tu sei stato! La gente comune, anche quella che non si occupa della pelota, ti ha sempre voluto un mondo di bene. Lo abbiamo capito in questi giorni. Hai saputo attraversare i nostri cuori e hai unito milioni di tifosi in un unico immenso abbraccio. Perché il calcio serve proprio a questo. A unire le persone. A renderle migliori. A superare gli steccati. Proprio come sapevi fare tu.
Dall’Italia all’Inghilterra, da calciatore a mister sei sempre stato una cosa sola. Te stesso.
Dario Barattin