Nel giorno del derby di Roma, se ne è andato Carlo Carletto Galli, ex attaccante, scomparso all’età di 91 anni. Nato il 6 marzo 1931 a Montecatini Terme, Galli è esploso nel Palermo, per poi vestire le maglie della Roma, del Milan, dell’Udinese, del Genoa e della Lazio, con cui ha chiuso la carriera nel 1966 dopo tre stagioni in biancoceleste.
Soprannominato “Testina d’oro” per la sua abilità nel gioco aereo, Galli aveva militato anche in nazionale, raccogliendo 13 presenze e 5 gol in maglia azzurra e debuttando a Roma il 17 maggio 1953, in occasione dell’inaugurazione dello Stadio Olimpico. L’ex calciatore era rimasto a vivere nella Capitale, a Collina Fleming, in un comprensorio in cui hanno vissuto tanti suoi compagni di squadra e in cui abita ancora Luciano Tessari, ex portiere della Roma e vice storico di Nils Liedholm.
La Roma entrò nel suo destino quando aveva solo 16 anni. Era a Montecatini, dov’era nato, e vide con i suoi occhi Attilio Ferraris accasciarsi al suolo e morire d’infarto. Non poteva sapere che quattro anni dopo avrebbe vestito la maglia della Roma, che lo acquistò nel 1951 dal Palermo su indicazione dell’allenatore Gipo Viani. Il tecnico scelto dalla dirigenza romanista per riportare in Serie A i giallorossi puntò forte su di lui al punto tale da rinunciare al suo “mezzo sistema” o “Vianema”, che lo aveva reso famoso quando guidava la Salernitana.
Non c’era bisogno di arretrare alcun centravanti, perché il centravanti forte era lui: Carlo Galli si presentò con una doppietta alla prima giornata, due gol in 16 minuti al Fanfulla, non certo l’unica partita decisa da lui in quell’annata trionfale. Divenne “Testina d’oro” il 7 ottobre 1951, segnando al 93′ il gol della vittoria contro il Treviso. Sul cross di Perissinotto, tutti si aspettavano un violento colpo di testa, ma lui, avendo visto il portiere avversario fuori dai pali, riuscì a inarcarsi dando al pallone una traiettoria a palombella che beffò l’estremo difensore trevigiano.
“Stacco sul destro, colpo con la fronte, schiacciando a terra. Più il pallone è basso, più è difficile per il portiere. Così divenni Testina d’oro” amava raccontare.
Con 12 reti, divenne il miglior marcatore della squadra che tornò in Serie A. La stagione successiva fu la più prolifica in giallorosso, con 14 reti in 25 partite. Ne segnò 5 nelle prime 4 giornate, con una spettacolare doppietta al Milan che proiettò la Roma neopromossa in vetta alla classifica. Di doppiette ne realizzò altre due, andò a segno anche nel 3-0 contro la Juventus e l’anno successivo nel derby.
C’è la sua firma anche nelle storiche vittorie su Inter e Milan nel 1954-’55, dopo che, grazie alla Roma, si era conquistato anche la convocazione al Mondiale del 1954, segnando un gol.
Alto 181 centimetri per 69 chili, non era solo un bravo colpitore di testa, ma sapeva calciare forte con entrambi i piedi e, grazie alla sua ottima capacità di coordinazione, segnava spesso in acrobazia. Sempre misurato nei comportamenti, al momento della sua cessione al Milan (dove lo chiamò ancora Viani e con cui, il 13 aprile 1958, segnò 5 gol alla Lazio in una sola partita), si guadagnò un encomio pubblico da parte del presidente Renato Sacerdoti: “Dovremo procedere alla cessione di un giocatore al quale sono profondamente legato come affetto, oltre che come presidente. Galli, il nostro Galli, non dovete dimenticare, per la Roma ha subito due infortuni e dei più gravi che possono capitare a un giocatore”.
Tutti i soci si alzarono in piedi e applaudirono e lui lasciò la Roma commosso. In realtà non la lasciò mai, perché sposò la figlia del medico sociale Gaetano Zappalà.