“La trasferta sul campo dell’Olympiakos fu indimenticabile. Giocammo in un ambiente caldissimo e in uno stadio che sembrava un inferno. E in parte fu anche colpa mia”. Andrea Agostinelli ricorda perfettamente – nell’intervista a Paolo Colantoni – il match tra i greci e gli azzurri, disputato il 4 ottobre del 1979. La sfida valeva per il ritorno dei trentaduesimi di Coppa Uefa. “All’andata giocammo al ‘San Paolo’ – continua l’ex centrocampista del Napoli – davanti a 60.000 spettatori. Fu una gara molto complicata, che vincemmo 2-0, grazie ad un gol su rigore di Oscar Damiani e alla rete che segnai proprio nei secondi finali. Quel gol fece scattare la scintilla in vista della sfida di ritorno”.
Cosa accadde in quella sfida?
“I greci protestarono tantissimo, convinti che il pallone non fosse entrato del tutto. Io feci un gran gol, calciando al volo su un assist di Capone. La palla passò tra le gambe del portiere, colpì il palo e varcò la linea bianca. Un difensore greco provò a respingere, ma lo fece dopo che il pallone era entrato in porta. I giocatori dell’Olympiakos protestarono tantissimo con l’arbitro, ma era gol”.
Se ci fosse stata la goal-line technology, tante polemiche non ci sarebbero state.
“Certo, ma onestamente le polemiche furono forzate. Io a casa ho la foto di quel gol, che conservo gelosamente. E si vede benissimo il pallone entrare in porta. Diciamo che con le apparecchiature di oggi ci sarebbero stati meno problemi. Anche nella gara di ritorno”.
Perchè? Ci furono altri episodi discussi?
“No. In quel caso sarei stato io ad avere dei benefici. Con le immagini, forse, si sarebbe evitata la caccia all’uomo che ci fu per novanta minuti”.
Sempre colpa del gol segnato al novantesimo nel match d’andata?
“In parte. In realtà, e lo dico senza falsa modestia. In Grecia giocai una gara quasi perfetta, tanto che il giorno successivo venni premiato nelle pagelle del ‘Corriere dello Sport’ come il migliore in campo. Quando stavo bene fisicamente, riuscivo a essere quasi imprendibile. E i difensori dell’Olympiakos per fermarmi ricorsero alle maniere forti. Diciamo che ci fu il loro terzino che mi picchiò dal primo all’ultimo minuto”.
Ma non servì, visto che riusciste a qualificarvi.
“Fortunatamente no. Ma non fu facile. I tifosi dell’Olympiakos ci accolsero in modo molto caldo. Giocare in Grecia e in Turchia non era affatto facile. Perdemmo 1-0 al ritorno, ma riuscimmo ugualmente a passare il turno. E fu una grande soddisfazione”.
Cosa rappresentava la Coppa Uefa in quegli anni?
“Giocare in Europa era il massimo. Rappresentavi il tuo club e la tua nazione. La doppia sfida con l’Olympiakos poi arrivò in un momento molto caldo della stagione. Dopo aver festeggiato la qualificazione, affrontammo al ‘San Paolo’ la Roma, per il classico “Derby del Sud”. E davanti a 80.000 spettatori, vincemmo 3-0. Quella squadra era forte. Ma per me rappresenta un grande rimpianto”.
Perché?
“Perché potevamo fare molto di più. Chiudemmo il campionato al decimo posto, ma eravamo strutturati per fare meglio. In estate arrivammo io, Badiani, Improta, Speggiorin. Ricordo ancora la prima pagina del ‘Guerin Sportivo’ che scrisse: ‘Questo Napoli fa paura’. Purtroppo ci furono un sacco di problemi”.
Quali?
“Lo spogliatoio non era unito. Me ne accorsi subito. Era la classica situazione transitoria tra la fine di un ciclo e l’inizio di un altro. Purtroppo non legammo quasi mai, nonostante il lavoro di un allenatore preparato e forte come Vinicio. Un tecnico al quale devo molto e che ha fatto benissimo”.
Lei lo ha avuto anche alla Lazio, giusto?
“Non posso dire che sia stato l’allenatore che mi ha lanciato in Serie A, perché l’esordio assoluto lo feci con Corsini, ma è stato quello che mi ha dato fiducia e mi ha fatto sentire importante. Non aveva paura a lanciare i giovani. Io avevo 19 anni, ma mi diede la possibilità di crescere, facendomi sentire indispensabile. Non è da tutti dare a un giovane la responsabilità di battere i rigori. Ma lui lo fece. Senza la sua esperienza, forse, quell’anno, potevamo fare addirittura peggio. Ripeto, quella stagione rappresenta un grande rammarico, perché c’erano le basi per fare benissimo”.
Fonte Guerin Sportivo