È davvero difficile, se non impossibile, trovare un nome più legato a Pescara e ai suoi tifosi. Perché a volte il calcio vive anche di questo: giocatori, personaggi puri, che entrano nel cuore della gente arrivando in punta di piedi, senza clamore, per poi rimanerci per sempre. Stiamo parlando di Vincenzo Zucchini, storico numero 4 dei Delfini.
Mediano dalle doti fisiche e atletiche fuori dal comune – come scrive Alessio Abbruzzese – Zucchini potrebbe essere definito come l’antenato del moderno centrocampista box to box: fondamentale nell’aiutare la difesa e a distruggere il gioco avversario in fase di non possesso, non disdegnava affatto le incursioni offensive nell’area avversaria, caratteristica grazie alla quale ha segnato più di qualche gol in carriera. Atleta eccezionale, faceva dello stacco di testa uno dei suoi cavalli di battaglia, difficilmente perdeva un duello aereo.
Nato a Ferrara e cresciuto calcisticamente nella Capitale tra le fila della Tevere Roma, dopo alcuni anni passati in giro per l’Italia tra serie cadetta e C, lega il suo destino con la squadra che porterà per sempre nel cuore. Arriva a Pescara nel 1973, dopo due stagioni all’Avellino, e diventa con il tempo l’idolo di una città intera.
Insieme a Bruno Nobili forma una coppia destinata a rimanere nell’Olimpo biancazzurro, si guadagna sul campo due promozioni nella massima serie oltre all’amore incondizionato dei suoi tifosi.
Le ultime stagioni da calciatore, ormai sulla via del tramonto, le passa lontano da quella che è ormai casa sua: gira tra Lazio, Lanerossi Vicenza e Salernitana prima di ritirarsi dal calcio giocato. Tornerà a Pescara prima come allenatore nel 1993 e poi come team manager dal 2009 fino alla sua dipartita nel 2013. Eppure, nonostante Vincenzo Zucchini abbia lasciato questo mondo, non lascerà mai Pescara: la maglia numero 4 viene subito ritirata. La indosserà per sempre lui, dovunque si trovi.
Fonte: Guerin Sportivo