All’inizio dell’avventura calcistica ad Agrigento, quel rettangolo era in mezzo agli orti, verso valle, limitato solamente da una traccia di confine tra i campi, variamente coltivati, e la circostante aperta campagna. Da quel rettangolo si vedevano, verso la città, le antiche mura, Porta di Ponte, la chiesa di San Pietro, e il profilo tutto fino all’alto campanile del duomo.
L’Akragas nel campionato 1953-’54.
Quel campo, è il caso di dire, strappato all’agricoltura, era il luogo idoneo e favorevole alla pratica del calcio che gli edotti già chiamavano football, ed era, come sappiamo, uno sport di origine inglese. La leggenda vuole che il gioco del calcio, almeno per Agrigento, (che in quel tempo si chiamava Girgenti), fosse stato importato proprio da un gruppo di turisti inglesi, che dall’Hotel Belvedere scesero a giocare a palla in quel campo, delineando l’area e piantando i pali bianchi delle due porte. Con gli inglesi appresero lo spirito del gioco del calcio anche un gruppetto di giovani girgintani.
Carmelo Di Bella, allenatore dell’Akragas negli anni Cinquanta.
Da quell’incontro“Italo-Inglese”, all’inizio degli anni Trenta, si avvia la lunga avventura della squadra calcistica, che sarà fondata nel 1939 nel nome di Akragas, l’antico toponimo della città in epoca classica, e nel nome di Stadio Esseneto, così chiamato in onore di un atleta agrigentino, o meglio akragantino, vincitore dei Giochi Olimpici di Atene, nel 412 a.C.
Alcune società sportive fanno risalire la loro fondazioni da tempi remoti, fine Ottocento, ma è negli gli anni Trenta, che si diffondeva alacremente il football in ogni città; si determinarono le prime regole societarie, e iniziarono a compilarsi le formazioni e i campionati per territorio. L’Akragas inizia con calciatori locali, estremamente dilettanti, sportivi di genere, che giocavano a palla e tutti correvano dietro la palla.
Un undici dell’Akragas nell’ anno 1984. In piedi, da sinistra: Chiavaro, Bardelli, Gaudenzi, Colusso, Giudice, Catalano, Quercioli. In ginocchio, da sinistra: De Brasi, Mari, Cracchiolo e Masoni.
La squadra prese forma e consistenza nei campionati del dopoguerra, quando giunsero i primi successi e arrivarono anche i giocatori “continentali”. Giovani entusiasti, alcuni di talento, che subito si affermarono nella stima e anche nell’affetto dei tifosi.
Tanti e tanti giovani sono passati dall’Akragas, ricordiamo la figura completa di sportivo, capitano dell’Akragas, Mimmo Gareffa, sportivo di ampie vedute, si interessò, infatti, a formare i giovani in diverse discipline, dalla pallacanestro, all’atletica leggera.
L’Akragas annovera anche tra le sue numerose formazioni molti giovani agrigentini, tra questi un trittico di campioni eccezionali, nel gioco e nella militanza agonistica. Furono, infatti, giocatori esclusivi dell’Akragas, la squadra della loro città: Antonio Montalbano, Pasquale Villa e Gaspare Gallo (foto sotto).
Tutti campioni di impegno e tenacia quei ragazzi, che dall’inizio degli anni Cinquanta in poi si sono succeduti in quel rettangolo di terreno, all’inizio quasi un campo agricolo, poi in terra battuta e solo recentemente, a tratti, con il prato verde.
L’Akragas negli anni Ottanta, ai tempi dello Stadio Esseneto ancora in terra battuta. Si riconosce l’italo-australiano Renato Colusso, giocatore di gran classe.
La prima vera promozione nel “calcio che conta”, che allora era la Serie C2, giunse solo nei primi anni Ottanta, esattamente al termine del campionato 1980-81, con a capo il presidente Luigi Zicari. Perchè prima, esattamente nel 1959 l’Akragas era stata ammessa in Serie C solo per motivi di rappresentanza geografica.
Stagione 1982-’83: l’Akraga del presidente Umberto castagna e dell’allenatore Egizio Rubino, con 53 punti arrivò seconda dopo il Messina conquistando la promozione in Serie C1.
Il primo anno l’Akragas, con Franco Scoglio in panchina, riuscì ad ottenere lusinghieri risultati, piazzandosi a metà classifica. Il campionato venne vinto dal Bari, che andò in Serie B insieme al Taranto, piazzatosi secondo.
I due beniamini Catalano e Quercioli, salutano il pubblico dell’Esseneto.
Poi la stagione 1984-’85 segnò il ritorno in C2: alla guida del club agrigentino ci furono prima l’ex asso oriundo Francisco Ramon Lojacono, quindi, una volta esonerato, Lucio Mujesan. La crisi fu inarrestabile, ad effetto domino, vista la successiva discesa in Interregionale.
Tra laceranti sofferenze societarie, che hanno portato a dolorosi fallimenti e rifondazioni intrise di speranza, dopo un ritorno in C nei primi anni Novanta, Agrigento ha poi riassaporato il calcio professionistico dal 2015 al termine della stagione 2017-’18, quando poi non si è più iscritta al campionato di Serie D e pertanto venne dichiarata fallita. Nell’estate, è nata l’ Olimpica Akragas per ripartire dalla Promozione siciliana.
Il tifo della “Fossa dei Giganti” negli anni Ottanta.
I giocatori akragantini, nel corso della storia della storia del club, in campo hanno dato tutto e hanno avuto i furiosi applausi dei tifosi e del pubblico tutto. I tifosi akragantini hanno saputo sempre riconoscere la classe, l’impegno, e l’attaccamento alla maglia bianco-azzurra.
In ultimo vogliamo ricordare che molti giocatori “stranieri”, intendiamo di altre regioni italiane, rimasero ad Agrigento, misero su famiglia, ma per tutta la vita, come è naturale, continuarono a parlare il loro dialetto; qualcuno continuò a parlare sempre in veneziano. E alcuni ragazzi, figli di costoro giocarono con la maglia bianco-azzurra dell’Akragas.
Con la preziosa collaborazione di Toto Cacciato