“Caro Giustino,
impossibile bisticciare con te, impossibile contraddirti tanto chiaro e limpido è stato il discorso che mi hai fatto alcune sere or sono, quando, fatte le ore piccole, passeggiavamo per le strade deserte della tua città. Ho voluto di proposito condurre il discorso sulla imminente partita tra lo Schio e il Thiene per sentirti ancora più acceso e polemico, per sentire nelle tue parole tutta la passione, l’entusiasmo, che ti legano alla squadra rossonera.
Ti ho provocato e non ho avuto quello che mi aspettavo: un conversare il tuo, chiaro lapidario, preciso, argomentazioni di una validità inconfondibile, l’equilibrio e la saggezza, se mi consenti, di quel valido e stimato professionista che sei. Hai parlato di correttezza, di sportività, di educazione di costume. Mi hai ricordato che mai una partita tra Schio e Thiene, in qualsiasi dei due campi venisse giocata, era stata strumento ed occasione per manifestazioni intolleranti di un tifo sfrenato ed incomposto. Mi hai detto che i tempi sono mutati, che tra le due città vicine corre una atmosfera diversa, più coerente alle giustificate ambizioni di due città che operano con febbrile attività per affermare che vale molto di più della vittoria in una partita di calcio.
Poi, con una acuta indagine fatta di immagini e di similitudini, hai a lungo divagato su tanti problemi che agitano oggi lo sport, la vita non tanto facile delle società sportive di provincia, mi hai fatto insomma un quadro così analitico dello sport attuale, che ti ho scoperto dirigente di consumata esperienza. Ma c’è stato un momento che mi hai offerto il destro ad un autentico sgambetto, quando volutamente ho cercato di portarti a parlare dello Schio e del Thiene, del campionato combattuto fianco a fianco, primi e secondi, secondi e primi. Allora il tuo discorso si è fatto più serrato ed ho scoperto che da buon sportivo thienese punti tutto sulla vittoria del Thiene e di conseguenza alla vittoria del campionato. Cosa potevo aggiungere?
Che lo Schio è forte, che gioca meglio fuori casa che tra le mura amiche, che tutti i sacrifici, le rinunce, le attese, sono concentrate in questa partita, che la posta è di una importanza straordinaria, che i giallorossi si batteranno con intelligenza e con volontà pur di incamerare i due preziosissimi punti. Credevo alla fine di aver giocato tutte le mie carte, di averti convinto che lo Schio ha maggiore esperienza, una manovra più rapida, è insomma la squadra destinata a vincere il confronto diretto. Tu hai replicato che sì avevo ragione, che le mie erano argomentazioni altrettanto valide, ma che tutto sommato il 1 maggio allo Stadio Miotto vincerà il Thiene. Tanta era la tua sicurezza che nemmeno in quel momento ho saputo reagire alla tue precise convinzioni. Ma il mio cuore dice: Schio. Tuo Brusca”.
La partita in questione era la penultima gara di ritorno – 1° maggio 1973 – di un campionato di Promozione che le due formazioni e avversarie storiche, si contesero testa a testa. Il risultato finale fu uno 0 a 0 davanti ad un pubblico di oltre 4000 persone. La classifica rimase immutata anche dopo l’ultima gara del torneo dove le squadre giunsero in parità con 42 punti ciascuna. Si dovette così andare allo spareggio per decretare la squadra che sarebbe salita di categoria in Serie D. Il 20 maggio 1973, cioè venti giorni dopo, le due formazioni entrarono in campo allo Stadio “Menti” davanti a un numerosissimo pubblico di tifosi vicentini.
I più esperti rossoneri del Thiene vinsero la gara per 2 a 1 e per i giovani giallorossi dello Schio la delusione fu cocente. Tornando a casa in pullman, i tifosi thienesi sventolavano i loro vessilli lungo la strada e molti passanti vedendo questo trambusto rossonero pensarono che il Milan avesse vinto lo scudetto battendo l’Hellas Verona, cosa che fatalmente, ahinoi, non fu. Per la cronaca biancorossa quel giorno il Lanerossi ottenne l’ennesima salvezza vincendo in trasferta a Bergamo per 1 a 0 e mandò l’Atalanta in serie B.
Ma torniamo alla lettera appena citata. Lo scritto fu indirizzato al notaio Giustino Segalla, indimenticabile dirigente del Thiene e consigliere nella presidenza rossonera, da un suo amico giornalista di Schio che si firmava con l’acronimo Brusca (Bru.Sca).
È un dattiloscritto che ho ritrovato nel faldone dei ricordi del calcio di Thiene regalatomi nel 2014 dall’avvocato Gianni De Muri, emerito presidente protagonista di quelle indimenticabili stagioni. Questa è una rara, ma tangibile testimonianza per farci capire com’erano i derby di provincia delle squadre dilettanti, nello spirito vintage degli anni Settanta.
Giuseppe (Joe) Bonato