Leônidas da Silva: L’Uomo di Gomma, Il Diamante Nero, Magia Nera. Leônidas è il primo di una lunga, lunga serie di grandi attaccanti brasiliani, vista la sua carriera può rivaleggiare a pieno titolo praticamente con qualsiasi altro attaccante della florida scuola brasiliana. Ha avuto una lunga vita sportiva, nel corso della quale ha anche dovuto combattere il razzismo. Leônidas da Silva è uno dei giocatori più importanti nella storia del calcio.
“Aveva un vero svantaggio. Era nero, nero, nero come il catrame”.
Il calcio brasiliano è stato caratterizzato da discriminazioni razziali sin dai suoi inizi e Leônidas è stato per molto al centro di questa lotta. Si è trovato a giocare in un momento strano, in cui la componente multirazziale del Brasile incominciava ad essere annunciata come la sua più grande risorsa. Quel cambiamento di atteggiamento, anche se non era universalmente riconosciuto, era in gran parte dovuto proprio al successo di Leônidas.
Ha iniziato la sua carriera con una serie di piccoli club nel suo stato natale di Rio de Janeiro, il Buonsuccesso e il São Cristóvão Sono bastate le sue prestazioni nel campionato statale per vederlo selezionato per uno spareggio contro i giocatori del campionato di San Paolo. Due gol nella vittoria per 3-0. La nazionale brasiliana prese nota di questo giocatore, che fece il suo debutto internazionale nel 1932. La convocazione di Leônidas fu anche uno dei primi passi del cambiamento nella cultura brasiliana. Gli atteggiamenti prevalentemente bianchi, coloniali britannici che ancora dominavano il paese e lo sport del calcio venivano ora sfidati da un ragazzo nero della classe operaia. Sebbene non sia l’unico giocatore di colore della squadra, il talento di Leônidas fu il problema più grande che questi atteggiamenti dovettero affrontare: non poteva essere ignorato.
“Essendo nero, credeva di dover sempre fare di più per far riconoscere il suo valore. Quando giocava, gran parte degli atleti erano ancora figli di famiglie nobili”
Così disse sua moglie.
L’anno successivo vede un’altra importante doppietta, questa volta a Montevideo contro l’Uruguay. Impressionato, il Peñarol, una delle due maggiori squadre uruguaiane, ingaggiò Leônidas. Ancora una volta, a pochi anni dall’inizio della sua carriera, gli atteggiamenti in Brasile furono messi in discussione. Il professionismo aveva ormai preso piede in Uruguay. Il Brasile, tuttavia, era molto più titubante sull’idea di pagare i giocatori. Leônidas e il compagno di squadra nel Brasile Domingos da Guia, le due giovani stelle della squadra, abbracciarono così il professionismo uruguaiano.
Se c’è qualche dubbio sull’impatto di quelle decisioni, allora può essere bandito dal fatto che entrambe le leghe statali di Rio de Janeiro e San Paolo hanno introdotto il professionismo proprio quell’anno: il Brasile non avrebbe più perso le sue stelle.
Leônidas è stato convocato dalla squadra brasiliana per i Mondiali del 1934, segnando nella gara di apertura, una sconfitta per 3-1 contro la Spagna. Un vero peccato, perché Leônidas non potè più avere l’opportunità di illuminare questo particolare torneo. In netto contrasto con i giorni nostri, dove fanno assolutamente tutto ciò che è possibile per mantenere le squadre più importanti il più a lungo possibile, la Coppa del Mondo del 1934 fu un netto knockout per il Brasile.
L’introduzione del professionismo in Brasile vide il ritorno di Leônidas dopo appena un anno in Uruguay. Entrò a far parte del Rio Club Vasco da Gama, vincendo il campionato statale dopo appena un anno. Il suo club successivo, nel 1935, fu il Botofogo, con cui vinse nuovamente il campionato. Poi un altro club di Rio, questa volta il Flamengo, anche qui trionfò nel Campeonato Carioca. Il trasferimento al Flamengo ebbe un altro effetto duraturo sul calcio brasiliano. Leônidas firmò insieme agli altri due principali giocatori di colore brasiliani dell’epoca: lo stesso Domingos da Guia e Fausto dos Santos. L’impatto che ciò ha avuto sulla popolazione operaia del Brasile fu enorme. Aiutò ad abbattere i confini razziali, aiutò a portare il professionismo in Brasile e dominò il campionato statale di Rio con tre club diversi: non c’era davvero molto da rivoluzionare per Leônidas, eppure in qualche modo ci riuscì.
È impossibile dire con certezza quale sia la più grande eredità di Leônidas da Silva, ma certamente all’interno di tale argomento c’è l’intera filosofia del calcio brasiliano. Il Brasile si era ispirato agli ideali inglesi del calcio come praticamente tutti gli altri paesi in origine avevano fatto (un effetto collaterale dell’introduzione degli inglesi nel mondo del calcio). Leônidas da Silva ha contribuito a rompere gli schemi. Era L’Uomo di Gomma, così agile e acrobatico da stabilire uno standard completamente nuovo per gli attaccanti. Le sue acrobazie erano così famose che a Leônidas è attribuito il merito di aver reso popolare la rovesciata (si dice che abbia inventato la mossa, anche se non è certamente vero. Tuttavia, ha condizionato il panorama internazionale). Il suo baricentro basso e lo stile più rilassato lo hanno reso caro a un paese che stava scoprendosi come nazione multiculturale. Le idee inglesi del vecchio mondo stavano scomparendo: il Brasile stava diventando brasiliano.
“Il nostro stile di gioco del calcio contrasta con gli europei per una combinazione di qualità di sorpresa, malizia, astuzia e agilità, e allo stesso tempo brillantezza e spontaneità individuale. I nostri passaggi, i nostri svolazzi con la palla, il tocco di danza e sovversività che contraddistingue lo stile brasiliani sembrano mostrare a psicologi e sociologi in un modo molto interessante la furberia e lo sfarzo del mulatto che oggi è nella vera affermazione di cos’è il brasiliano”.
Così ha scritto il sociologo brasiliano Gilberto Freyre.
Questo drammatico cambiamento di filosofia e di adozione di una nuova cultura costituirono uno spartiacque per il calcio brasiliano.
E c’era un’altra eredità da lasciare per Leônidas. Il Brasile non aveva mai avuto un impatto su una Coppa del Mondo fino al torneo del 1938 in Francia. Ora, con Leônidas alla guida, i futuri re del calcio si sarebbero fatti conoscere nella più imporrante rassegna.
Il torneo in Francia iniziò con Leônidas che segnò quattro gol nella gara di apertura contro la Polonia.
“È stato semplicemente fantastico. Era il nostro candelotto di dinamite. Ha fatto l’impossibile. Ogni volta che toccava la palla c’era una corrente elettrica di entusiasmo tra il pubblico”.
Un giornalista brasiliano durante i Mondiali del 1938.
I gol nella partita dei quarti di finale contro la Cecoslovacchia e il successivo replay portarono il suo bottino a sei, ma venne fatto riposare nella semifinale contro l’Italia di Vittorio Pozzo, che avrebbe poi vinto il suo secondo titolo consecutivo. Nella finalina per il terzo posto contro la Svezia segnò altri due gol, e i suoi otto centri furono sufficienti per consegnargli lo scettro di miglior marcatore. Non solo, ma il brasiliano fu anche eletto il miglior giocatore del torneo.
Le sue esibizioni erano state tali che i francesi lo soprannominarono “Diamante Nero”. Il produttore brasiliano di cioccolato Lacta aveva previsto l’immenso potenziale della popolarità di Leônidas e lo pagò lautamente per lanciare una barretta chiamata Diamante Negro.
Leônidas si trasferì a San Paolo nel 1943, qui vinse il campionato statale cinque volte.
Leônidas da Silva ha lasciato un’eredità sul calcio brasiliano in più modi di quanto sia possibile evidenziare. Ha combattuto il razzismo, ha contribuito a creare il professionismo, ha dominato entrambi i principali campionati statali, ha contribuito a far sì che Flamengo diventasse la squadra più popolare del Brasile, ha impresso il primo marchio del Brasile in una Coppa del Mondo e ha svolto un ruolo enorme nella definizione di uno stile e di una cultura del calcio che avrebbero reso lo stesso Brasile famoso. E questo per non parlare della tavoletta di cioccolato. Leônidas è stato il precursore di una serie di giocatori leggendari, squadre leggendarie e momenti leggendari. Coaa sarebbe stato il calcio s senza Leônidas da Silva? Forse sarebbe stato molto peggio.
Mario Bocchio