Julio Libonatti (Rosario 1901-Rosario 1981) è stato uno dei primi oriundi italo – argentini ad approdare nel campionato italiano ed ottenere una certa notorietà. L’ambizioso presidente del Torino Enrico Marone Cinzano nell’estate del 1925 lo acquistò dagli argentini del Newell’Old Boys. Nato da genitori calabresi, probabilmente delle parti di Castrovillari dove il cognome Libonati (con una t) è particolarmente diffuso, è molto probabile che alcuni suoi fratelli (erano 7-8) più grandi di lui (Humberto e Vicente) siano addirittura nati in Italia.
Proprio il fratello Humberto, nato nel 1885 è considerato tra i più grandi della storia del Newell’Old Boys. Per tornare al giovane Julio, esordisce appena diciottenne nella nazionale Argentina e nel 1921, in Coppa America, segnò il gol decisivo nella finale contro gli acerrimi nemici dell’Uruguay. Fu un trionfo e l’entusiasmo fu tale che i tifosi lo caricarono sulle spalle portandolo dallo stadio fino a Plaza de Mayo, in pieno centro a Buenos Aires.
Era piccolo di statura, ma agile nel palleggio e letale nel tiro. Dotato di grande velocità, in Argentina lo chiamavano il puledro per via delle sue fughe verso la porta avversaria. Il noto giornalista Giglio Panza, ammirandolo ai tempi del Torino, lo descrisse in questa maniera: “Era l’unico che sul piano della classe potesse sostenere il confronto con Baloncieri. Brevilineo, ma solido nel tronco, e quindi forte anche nei contrasti, rapido nello smistamento del pallone, altruista nel gioco così come nella vita. Questo italo – argentino ha segnato caterve di gol colpendo il pallone di punta, nella metà centrale della circonferenza, come un giocatore di biliardo. Un numero che non avrei più visto da nessuna parte del mondo”.
Anche il grande portiere spagnolo Zamora, quando se lo ritrovò di fronte in nazionale, rimase favorevolmente impressionato da Libonatti, tanto da definirlo “l’attaccante più pericoloso del pianeta”. Dopo aver vinto lo scudetto del 1928 con il Torino (quello del 1927 era stato revocato per lo scandalo Allemandi ed è tutt’ora al centro di una controversia per essere riassegnato) contribuì alla vittoria della Coppa Internazionale (1927-‘30)in maglia azzurra, dove giocò in quanto oriundo.
Con il Torino segnò 150 gol, è secondo solo a Pulici nella classifica generale dei bomber granata. Nel 1934 passò al Genoa in Serie B e diede il suo contributo alla pronta risalita del Grifone nella massima categoria. Nel 1938 tornò definitivamente in Argentina, la sua famiglia ci era tornata prima. Fu un mesto addio, pare fosse in precarie condizioni economiche a causa delle sue “mani bucate” (tesi confermata anche dal figlio). Al porto di Genova, a salutarlo, c’era solo il suo grande amico Baloncieri.
Antonio Priore