Abbiamo imparato a conoscere la storia del calcio italiano leggendo, sin da giovanetto, i racconti di celebri firme sportive come quelle di Gianni Brera e Vladimiro Caminiti, per citarne due. Scomparsi loro (grandi maestri depositari delle leggendarie gesta di centinaia e centinaia di pedatori dell’italico Stivale) il testimone è passato a giovani leve che ne hanno continuato il lavoro. Una tra le firme più autorevoli in assoluto in fatti di pallone è stata ed è quella di Carlo Felice Chiesa. Il giornalista di Bologna dal 2012 ha iniziato a pubblicare sulle pagine del Guerin Sportivo (la sua vera casa) un’opera a puntate mastodontica: “La grande storia del calcio italiano”. Anno per anno le vicende del nostro massimo campionato sono passate ai raggi X.
Scritta con uno stile molto vicino a quello dei maestri l’opera di Chiesa è ricca di riferimenti ai miei tanto amati portieri: uno per stagione viene incoronato a saracinesca del campionato. Chiesa racconta della stagione 1979-’80, quella che consacrò campione d’Italia l’Inter di Bersellini, ma anche quella del calcioscommesse che vide finire in galera alcune leggende (tra cui il leggendario portiere rossonero Ricky Albertosi). Miglior Portiere della stagione 1979-‘80 viene incoronato un debuttante assoluto nel massimo campionato: Roberto Corti portiere del Cagliari. Orginario di Treviglio, in provincia di Bergamo, classe 1952 Corti fu uno dei grandi protagonisti della promozione del Cagliari in serie A nella stagione 1978-‘79. Approdato con i sardi nella massima serie del campionato italiano di calcio, giocò tutte le trenta partite della stagione 1979-‘80 segnalandosi come uno dei più talentuosi numeri uno del torneo. Vale la pena di ricordare che all’epoca, partendo dal portiere campione d’Italia di quella stagione, l’interista Bordon, passando per lo juventino Zoff, il giaguaro Castellini del Napoli e il “brianzolo” Terraneo del Torino, di grandi portieri ne giravano parecchi.
L’ottima stagione di Roberto Corti tra i pali, e la notevole vena realizzativa del centroavanti Franco Selvaggi (con i suoi 12 gol stagionali) sempre ben assistito dal regista Mario Brugnera consentirono al Cagliari di piazzarsi al nono posto nella classifica finale consentendo così agli isolani di proseguire l’avventura in massima serie.
Nella stagione successiva, 1980-‘81, le cose vanno ancora meglio e Corti, sempre presente nelle trenta partite stagionali vide i suoi piazzarsi al sesto posto in classifica. Lui difendeva, egregiamente, la rete degli isolani e, al contempo, poteva godersi lo spettacolo di una coppia gol ben assortita come quella composta da Franco Selvaggi (8 reti) e dal “Tamburino Sardo” Pier Paolo Virdis (5 reti).
Nella stagione successiva (come ripercorre nel suo speciale “Alla fine del primo tempo”) l’ultima di Corti in Sardegna, il Cagliari si salvò per il rotto della cuffia. La carriera di Corti proseguì poi nell’Udinese per una stagione e ad Ascoli per ben cinque stagioni. Ancora oggi, nel ricordo di chi visse in prima persona quella stagione 1979-‘80, la figura di Roberto Corti viene ricordata con stima ed affetto. Il numero uno di origini bergamasche lasciò di sè un ottimo ricordo in Sardegna. Personaggio e gentiluomo di quel calcio che ci piace raccontare in queste righe… un calcio dove il tempo è relativo e dove dopo oltre quarant’anni anni il ricordo sportivo e quello umano viaggiano sullo stesso piano.