Ha giocato tante partite importanti con maglie prestigiose e anche con la sua nazionale ma Sulley Muntari verrà ricordato soprattutto per due episodi negativi, senza averne colpa alcuna. Il primo, e il più celebre, è il famosissimo gol fantasma segnato alla Juventus. Era il 25 febbraio 2012, Milan e Juventus si giocano una fetta importante di scudetto. Le distanze in classifica sono ridotte e chi vince ha la possibilità di dare una svolta alla stagione. I rossoneri dopo pochi minuti passano in vantaggio per un autogol di Leonardo Bonucci e poco dopo, teoricamente, si portano sul 2-0. Teoricamente. Perché accade qualcosa che non si riesce ancora a spiegare. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo Muntari colpisce la palla di testa, facendole superare la linea almeno di 70 centimetri. Gianluigi Buffon, con tutte le braccia oltre la linea di porta, agguanta la sfera e la ricaccia verso il campo.
Muntari potrebbe ribadire in rete, ma il gol è talmente evidente che va già a festeggiare. 2-0 e palla al centro? No, la Juve riparte in contropiede e quasi fa pari. Né l’arbitro, né il guardalinee si sono accorti del gol.
Nella ripresa arriverà il pari bianconero che fisserà il punteggio sull’1-1. Non c’era il Var, ma oggettivamente non ce n’era bisogno. Il secondo episodio risale a quando giocava nel Pescara.
Durante la gara col Cagliari lascia il campo dopo i continui buu razzisti provenienti dagli spalti. A Sky spiegò: “I tifosi facevano quei cori già durante il primo tempo. La cosa incredibile è che c’era anche un bambino piccolo a farli, con i genitori accanto. Allora sono andato lì e gli ho detto di non farlo. Gli ho dato la maglia, per insegnargli che non si fanno queste cose. Poi nel secondo tempo è successa la stessa cosa con la loro curva, gli ho detto ‘bravi, bravi’ e ho parlato con l’arbitro Minelli. E lì mi ha fatto inc…. perché mi ha detto che non dovevo parlare con il pubblico. Gli ho chiesto ‘ma tu non hai sentito?’ E ho insistito dicendogli che doveva avere le p… di fermare la partita. Lui mi ha risposto ‘non devi parlare tu, parlo io’ e mi ha anche ammonito. Non l’ho toccato perché ci sono regole che non me lo permettono, altrimenti sarebbe già sotto terra. Non ce l’avevo tanto con il pubblico, ma con l’arbitro che mi ha risposto in quel modo. Se non si fermano le partite queste cose continueranno ad accadere, questo non è calcio”.
Il grande calcio per lui era arrivato nel 2008, quando andò all’Inter. Inizia alla grande la stagione, segnando all’esordio contro la Roma in finale di Supercoppa Italiana. Sempre nella stessa stagione, realizza un altro gol pesante, quello contro la Juventus. Il centrocampista ghanese al primo anno in nerazzurro totalizza 38 presenze condite da 5 gol e 6 assist, conquistando oltre alla Supercoppa italiana anche il suo primo scudetto in Italia.
Nella stagione successiva il ghanese non è tra le prime scelte dello Special One, e subentra quasi sempre dalla panchina, ma partecipa comunque al Triplete. Resta però un record negativo con la maglia nerazzurra: mai nessun giocatore era mai riuscito a farsi espellere per doppia ammonizione in soli 40 secondi. Con l’addio di Mourinho le cose all’Inter cambiano, Benitez non lo fa giocare praticamente mai, e a gennaio viene ceduto in prestito al Sunderland. A fine stagione però, la squadra inglese non lo riscatta, e fa ritorno a Milano. La sua seconda volta in nerazzurro dura però solo sei mesi, quando viene ceduto al Milan. La stagione 2013-‘14 è dal punto di vista individuale la sua miglior stagione di sempre. Segna 6 gol, 5 in Serie A e uno in Champions League, record personale di sempre, tra cui la doppietta alla Juve nella partita persa 3-2, e il gol contro la Roma. In occasione del derby contro l’Inter però si rende protagonista di un brutto gesto: al 90′, sul risultato di 1-0 in favore dei nerazzurri, rifila un pugno a Kuzmanovic, rimediando così 3 giornate di squalifica. Quella 2014-‘15 è l’ultima stagione in cui veste la maglia del Milan.
Il 27 luglio 2015 Sulley firma un ricco contratto biennale da 7 milioni a stagione con gli arabi dell’Al Ittihad, ma viene messo fuori rosa a febbraio. Dopo 6 mesi passati senza squadra, Muntari accetta l’offerta del neopromosso Pescara ma retrocede in Serie B, poi viene acquistato dagli spagnoli del Deportivo La Coruña, e lì praticamente si chiude la sua carriera.
Cosa farà? Muntari aveva le idee chiare da tempo, come rivelò a Fanpage: “Ho un paio di concessionarie auto e mi dedicherò a quelle. Però, mi vedo come meccanico che si occupa direttamente delle auto, di quelli con le mani sporche di grasso. Ciò che mi fa stare bene non è andare in tv. E al polso ho un orologio da 50 euro”.
Da ricordare un altro spiacevole incidente risalente a due anni fa quando gli fu sequestrata la super-fuoristrada Mercedes Amg G63 del valore di oltre 150mila euro dopo la denuncia per appropriazione indebita partita dall’azienda genovese a cui non aveva pagato le rate del noleggio.