Ha chiuso col calcio giocato nel luglio del 2019, a 37 anni. Lo ha fatto con un messaggio su Instagram, alla maniera di oggi, anche se in fondo Cristian Zaccardo è (stato) un calciatore d’altri tempi. Uno di quelli che nei ritiri, anche negli ultimi giorni, preferiva commentare le partite coi compagni in tv, o organizzare tornei collettivi alla playstation piuttosto che rifugiarsi in camera col telefonino. Uno di quelli che hanno vinto il Mondiale, tra i magnifici 23 di Berlino 2006. Che fine ha fatto e cosa ha intenzione di fare ora l’autore dell’unico (auto)gol a Buffon in quel fantastico Mondiale prima della notte magica dell’Olympiastadion?
Prima di appendere le scarpette al chiodo proprio 13 anni esatti dopo il trionfo con la nazionale azzurra, aveva conseguito il patentino da allenatore a Coverciano e anche l’abilitazione per ricoprire il ruolo di direttore sportivo. Oggi sta ontinuando a giocare di tanto in tanto per beneficenza, con le all star internazionali. E continua pure a giocare in Borsa, altra sua grande passione che in passato gli ha riservato grandi soddisfazioni. Ha vinto tanto in carriera, Cristian da Formigine. Anche se forse avrebbe potuto vincere anche di più. È stato campione d’Europa Under 21 nel 2004, prima che campione mondiale due anni dopo.
Ma tutti si ricordano di lui – ed è il suo cruccio più grande – per quel disgraziato autogol a Kaiserslautern contro gli Stati Uniti, unica nota stonata di tutto il torneo per i ragazzi di Lippi. In fondo, anche quello è stato un segno del destino: senza quell’incidente di percorso il Ct non avrebbe dato spazio in formazione a Grosso, che di quell’avventura sarebbe diventato uomo simbolo. Zaccardo ha accettato, ha capito. E negli anni a seguire ha continuato a vincere. A Wolfsburg, ad esempio, prima di approdare finalmente in una big vera, al Milan, a fine carriera. L’ha chiusa tra Malta e San Marino, questa carriera, con un ultimo rimpianto: aver lasciato il Tre Fiori qualche giorno prima che entrasse nella storia, diventando la prima squadra della Repubblica a superare un turno nelle coppe europee.
Può essere orgoglioso, Zaccardo, della sua parabola da professionista. Trenta gol all’attivo, un palmarès che neanche Ronaldo e Messi – “Loro sono i più grandi ma non hanno mai vinto un Mondiale”, ha dichiarato a Gianluca Di Marzio – e una propensione a cercare la porta propria dei bomber, più che di un difensore come lui.
“Se non segnavo, piangevo”, ha confidato in quella stessa intervista, raccontando di quando a Parma Crespo lo rimproverava perché si buttava in area anziché restare all’ala. Vent’anni da protagonista e un cruccio: non aver chiuso nel Bologna, la società dove ha mosso i primi passi da ragazzo.
Altre grandi soddisfazioni se le è tolte da fanta-allenatore, Zaccardo. Ovviamente, si comprava sempre in tutte le aste e in tutte le leghe. E lo stesso faceva quando si cimentava a Football Manager o a Championship Manager, dei giochi manageriali. Adesso non potrà andare più sul sicuro, un Zaccardo da acquistare a scatola chiusa non ci sarà più.