L’ala destra più forte della storia della Sampdoria.I suoi spinaci erano la maglia blucerchiata numero 7. Una volta indossata quella, Attilio Lombardo per tutti Popeye cominciava a sfrecciare, a solcare avanti e indietro la fascia destra, costantemente a mille allora. Sembrava non sentire la fatica, correva e sbuffava come un treno e riusciva – spesso e volentieri – a risultare decisivo. Della Sampdoria più forte di tutti i tempi, il calvo Attilio era al tempo stesso l’ala imprendibile e il professionista esemplare; il ragazzo solare, umile e alla mano, quello con lo scherzo in canna, quello col sorriso stampato sul volto da fumetto.
Protagonista. Impossibile contare le battute, le gag e gli scherzi di quegli anni magici; impossibile contare gol mancati a tu per tu col portiere avversario, gol che lo avrebbero reso – senza esagerare – uno degli esterni più forti della storia del calcio; più semplice, allora, andare con la mente ad un passato sampdoriano colmo di vittorie, nelle quali il Braccio di Ferro blucerchiato ha sempre recitato il ruolo di autentico protagonista.
Mosse i primi passi nel calcio professionistico in Serie C2, diciottenne, con la maglia del Pergocrema. Nel 1985 passò alla Cremonese, in Serie B. A Cremona disputò quattro campionati cadetti, tra cui quelli sotto la guida di Tarcisio Burgnich, mettendosi in luce come ala destra capace di incunearsi nelle difese avversarie e di mettere a referto un buon bottino di gol.
Con i grigiorossi ottenne nella stagione 1988-‘89 la promozione in Serie A, arrivata al termine dello spareggio contro la Reggina: il 25 giugno 1989, sul neutro di Pescara, nell’epilogo ai tiri di rigore fu proprio Lombardo a mettere a segno il penalty decisivo. In estate approdò così in massima serie, ma con la maglia della Sampdoria, cui nel frattempo era stato ceduto per 4 miliardi di lire.
A Genova, sotto la guida di Vujadin Boškov, vinse la Coppa delle Coppe, lo storico Scudetto, la Supercoppa italiana e la Coppa Italia 1993-‘94. Disputò anche la finale di Coppa dei Campioni persa ai supplementari contro il Barcellona, risultando tra i migliori in campo.
Nell’estate del 1995 passò alla Juventus di Marcello Lippi per 10,5 miliardi di lire. La prima stagione a Torino fu tuttavia molto sfortunata per Lombardo sul piano personale: un grave infortunio occorsogli nel precampionato (frattura di tibia e perone) lo costrinse a rimanere fermo per molti mesi, partecipando da comprimario alle vittorie della Supercoppa italiana e della Champions League.
Ristabilitosi, contribuì ai successi dello Scudetto, della Coppa Intercontinentale e della Supercoppa eurpoea. Nel 1997 si trasferì in Inghilterra, giocando una stagione e mezza al Crystal Palace che lo acquistò per 5,9 miliardi di lire. Assunse anche il ruolo di player manager della squadra londinese. Tornò in Italia nel gennaio del 1999 per accasarsi alla Lazio. Rimase a Roma per i successivi dodici mesi, contribuendo alla conquista dell’ultima edizione della Coppa delle Coppe e del campionato 1999-2000, quest’ultimo il terzo della carriera per Lombardo con altrettanti club diversi. Nel gennaio del 2001 tornò quindi alla Sampdoria allenata da Gigi Cagni, in Serie B, dove chiuse la carriera agonistica.
Lombardo vestì per 18 volte la maglia della Nazionale tra il 1990 e il 1997. In maglia azzurra non ebbe molta fortuna: pur avendo preso parte ad alcune gare di qualificazione per i Mondiali di Stati Uniti 1994 e Francia 1998, e per gli Europei di Svezia 1992 e Inghilterra 1996, non partecipò a nessuna delle fasi finali di queste competizioni. Oggi fa parre dello staff azzurro come assistente del Ct Roberto Mancini.