Ci sono storie che per essere raccontate hanno solo bisogno di essere accompagnate, come un padre o una madre fanno con il loro figlio al primo giorno di scuola. Accompagnate e poi lasciate libere di andare. Lontano lontano. La storia di Yayah Kallon, attaccante della Primavera del Genoa, è già un libro di avventura il cui incipit sembra vergato dalla penna di Salgari. Dalla Sierra Leone a Cassine in provincia di Alessandria, laddove il primo giorno di primavera del 1938 nacque Luigi Tenco quasi in clandestinità, da Lampedusa a Genova, passando per Scicli e Chiavari.
La famiglia lo tolse miracolosamente dalle mani di una setta di guerriglieri sierraleonesi la cui missione è rapire i bambini per addestrarli a fare la guerra: il che confligge profondamente con l’ambizioso nome della capitale coniato dagli inglesi, Freetown, città libera, poiché originariamente formata da una colonia di soldati africani liberati e rimpatriati dopo i combattimenti in Nuova Scozia. Yayah si nascose dentro una valigia posta nel baule di una vettura che lo condusse, assieme ad altri quattro ragazzi, da Bengasi a Tripoli. Quattro ore di viaggio e la possibilità di respirare aria soltanto attraverso alcune feritoie della carrozzeria.
Davanti a sé il Mediterraneo, il più grande cimitero d’Europa, come lo definì Papa Francesco nel pieno clamore politico dei flussi migratori. Kallon lo attraversò indenne su un barcone della speranza approdato a Lampedusa, archetipo di Ellis Island posta tra Africa e Italia: la madre lo risentì dopo sei mesi, presumeva fosse morto. Invece il destino condusse Yayah fino a Cassine, dove poté studiare e giocare a calcio. Lo notò l’avvocato genovese Paolo Bordonaro che dapprima lo presentò alla Virtus Entella, ma il provino andò male per vicissitudini societarie, e successivamente a Michele Sbravati che non se lo lasciò scappare: Kallon è del Genoa.
Tuttavia, alla luce del previgente regolamento Fifa Kallon, ancora minorenne, non poté essere tesserato poiché serviva trovare asilo politico o un permesso di soggiorno sussidiario a quello da rifugiato rilasciato per ragioni umanitarie. Ciononostante l’espediente che permise alle parti di risolvere il problema consistette nel mandarlo a giocare al Savona, in Serie D, e da debuttante tra i dilettanti incantò con la sua esuberanza fisica e i suoi gol. Il Genoa lo riprese nel proprio settore giovanile ma sul più bello si ruppe il perone contro la Roma.
Due anni dopo il destino si è ripresentato alla sua porta senza più essere cinico e baro: Kallon, diamante grezzo della Primavera rossoblù di Chiappino semifinalista in Coppa Italia, ha deciso Genoa-Roma meritandosi i complimenti da più parti. Con tenacia e persistenza.
Con il calcio nel cuore. Vedrai, vedrai: vedrai che cambierà. Forse non sarà domani, ma un bel giorno cambierà. Il sogno numero due, al non ancora ventenne Yayah Kallon, gliel’ha negato la Var, annullandogli il primo gol in serie A, il numero uno gliel’aveva regalato Davide Ballardini, inserendolo dopo l’intervallo al posto di Marko Pjaca, in Cagliari-Genoa: esordio nel massimo campionato italiano.
Fonte: Pianetagenoa1893