La Juventus, eterna “fidanzata d’Italia”, ha sempre rappresentato la squadra di maggior fascino nel gran mondo del calcio italiano. Una ragione di questo incontestabile fatto sarà dovuto alla presenza della famiglia Agnelli, grande riferimento popolare per tutto il ‘900, ai grandi successi nel “quinquennio” 1930 – ‘50, per la presenza in bianconero di formidabili campioni dal trio Combi – Rosetta – Caligaris in avanti e da altre ragioni di naturale e imprescrutabile simpatia: tant’è che la Juve è sicuramente e di gran lunga la squadra con il maggior numero di tifosi. Così è capitato che molte squadre in giro per l’Italia ne abbiamo assunto la denominazione: Juventus o Juve o ancora Juventina.
Franco Astengo su “Storia del calcio savonese”, ha così raccolto alcune storie di queste società, le più antiche, ricordando un episodio legato al fatto che non tutte queste società hanno adottato la maglia bianconera, anzi molte ne hanno scelto di diversi colori magari legati alla propria squadra cittadina. Per esempio accadde, infatti, che per un certo periodo la squadra di Arma di Taggia prima di trasformarsi in Argentina (dal nome del fiume che attraversa la cittadina: non esistono legami boarensi) si denominasse Arma Juve, protagonista nel campionato di Promozione fino ai primi anni ’60 e sul cui aspro terreno di gioco era dura passare anche per Albenga e Alassio, le titolatissime dell’epoca. Capitò all’Arma Juve di giocare a Savona, sul vecchio campo di Corso Ricci, avversaria la Veloce: tutti aspettavano le maglie bianconere, invece i ponentini nella delusione generale sfoggiarono una maglia rosso nera a strisce, come quella del Milan che rappresenta ancora la divisione sociale dell’attuale Argentina, ripiombata nel frattempo in Seconda categoria dopo una esperienza di due stagioni in Serie D. Addirittura esiste anche una Juve in maglia granata e proprio in Piemonte: si tratta della gloriosa Juve Domo di Domodossola che proprio di questi tempi, dopo varie traversie, fusioni (una tra queste anche con la Juventus Villadossola) è tornata alla denominazione originaria. Ecco di seguito alcune di queste storie.
JUVE BAGHERIA
Fondata nel 1919 la Juve Bagheria ha percorso la storia del calcio italiano dagli anni ‘30 agli anni ’60 con questi risultati: secondo posto Coppa Arpinati nel 1931; conseguimento del titolo di campioni di Sicilia per aver vinto il campionato di Terza Divisione. 1952-‘53: vittoria del campionato di Prima Divisione e ammissione in quello di Promozione; 1953-‘54: vittoria del campionato di Promozione e ammissione in Quarta Serie; 1957-‘58: secondo posto e mancata promozione in serie C per un solo punto.
Il campionato venne perso perché la squadra non sfruttò la gara in più da giocare – un vero match point – cioè il recupero di Crotone con la squadra locale ormai salva e che vinse 3 a 2. Sarebbe bastato pareggiarla quella gara, raccontano i vecchi dirigenti per fare lo spareggio con l’Enna. Una beffa considerato che le tre reti del Crotone le segnò il palermitano Costa! In seguito nel 1968 fusione tra Juve Bagheria (Promozione) e la Juventina di Palermo (Serie D) e nascita della Associazione Sportiva Città di Bagheria. Maglia azzurra fino al 1952-‘53, ad eccezione nell’anno 1938-‘39 che è arancione. Dal 1953-‘54, i colori diventano nerazzurri e restano tali anche dopo la fusione con la Juventina di Palermo.
JUVENTUS SIDERNO
Il calcio a Siderno nasce nel 1911, con la fondazione dell’A.S. Juventus Siderno. Le maggiori fortune calcistiche di questa squadra sono state negli anni Trenta-Quaranta, quando militava nel campionato di Serie C. Dopo la forzata interruzione dei campionati a causa della seconda guerra mondiale, il ritorno della pace segnava anche il ritorno del gioco del calcio. In quegli anni la Juventus Siderno militava nel campionato di Serie D ed il presidente era Francesco Romeo, già dirigente della Reggina, che dimostrava speciale attenzione nei confronti del settore giovanile verso cui profondeva ogni sforzo per riuscire a raggiungere i maggiori traguardi anche in ambito nazionale, sforzi che furono abbondantemente ripagati quando nel 1962 Siderno vinse il titolo di campione d’Italia per la categoria Allievi. In seguito, in memoria dell’operato del presidente Francesco Romeo, veniva attribuito il suo nome al campo, anche noto con il nome di Campo Vecchio, che aveva conosciuto i successi di quella squadra. Francesco Romeo non è stato l’unico dirigente ad onorare il nome calcistico di Siderno; Mimmo Cataldo, ad esempio, è stato direttore sportivo di squadre militanti in Serie A, tra le quali il Lecce; anche per quanto riguarda i calciatori Siderno ha potuto contare su validi rappresentanti, si pensi al bomber Giuseppe Galluzzo che, oltre a giocare per parecchi anni nei massimi campionati nazionali, ha giocato per il Milan sia in Serie A che in Coppa Campioni. Nel periodo 1960-‘70 la squadra calcistica di Siderno si chiamava ancora Juve Siderno: factotum di quella società era Franco Diano; questi, appese le scarpette al chiodo dopo un’ottima carriera che lo aveva visto calcare anche i campi di Serie C, assunse le vesti di presidente e allenatore sia della prima squadra che del settore giovanile.
JUVENTINA LOCRI
Conobbe la Serie D, nel 1969 in seguito alla fusione con la C.S. Fortitudo Locrese, cambia denominazione in Unione Sportiva Locri.
JUVE SAFFA NAPOLI
Negli anni ’50 una fabbrica di fiammiferi e cerini, la S.A.F.F.A. (Società per Azioni Fabbriche Fiammiferi e Affini), della nota industria milanese, una delle più importanti fabbriche italiane fondata nel 1871 dall’industriale Giacomo De Medici, che a Napoli aveva un impianto nella zona di Poggioreale, in via Stadera, diede vita alla A.C. Juve Saffa che militò per un decennio nelle categorie regionali campane arrivando anche alla Promozione.
JUVENTUS DOMO
Juventus Domo: una Juventus “granata”. L’8 luglio 1929 venne fondata la Juventus Domo, utilizzando le maglie granata del defunto Domo. Al termine della stagione 1933-‘34 si aggiudicò il proprio girone della Terza Divisione, venendo ammessa alla serie superiore e, dopo la riforma dei campionati del 1935, alla Prima Divisione Piemontese. La stagione 1937-‘38 segnò la prima promozione in Serie C per i domesi: conclusa la stagione regolare al secondo posto dietro le riserve del Novara (che non potevano comunque disputare le finali), furono ammessi alle finali regionali della Prima Divisione e, superando il Trino e la FIAT si aggiudicarono la promozione in Serie C, categoria nella quale militarono fino all’interruzione dovuta all’evolversi della seconda guerra mondiale. Nel dopoguerra, la Juve Domo fu riammessa in Serie C. Rinunciando al restaurato campionato di Promozione, retrocedette in Prima Divisione nel 1947-‘48. Nella stagione 1954-‘55 la Juve Domo vinse il proprio girone della Promozione Piemontese davanti alla Cossatese e al Grignasco retrocedendo nuovamente dopo aver disputato una sola stagione in IV Serie 1955-‘56. Nelle stagioni successive la squadra ottenne un’altra promozione nella stagione 1956–‘57, seguita da una nuova, immediata retrocessione (1957-‘58). Alla caduta in Seconda Categoria nel 1959 seguì la risalita, l’anno successivo, dopo le finali con Valle Cervo, Ferriere Avigliana e Auxilium di Torino.
Nella stagione 1967–‘68 non venne ammessa in Promozione, ma conquistò il diritto alla massima categoria regionale vincendo il campionato l’anno successivo. Luigi Brambilla era il manager degli affari del club con cui aveva giocato una partita in Serie C. Vedeva ogni partita ed era fortemente legato alla squadra, quasi come l’amasse. Al termine della stagione 1970–‘71 la squadra ossolana chiuse il campionato della Promozione al primo posto con Albese e Virtus Villadossola; costretta agli spareggi, ne uscì vincitrice con l’Albese e fu promossa in Serie D dove rimase per due stagioni (1971-‘72 e 1972-‘73).
Fu a metà degli anni Ottanta che la Juventus Domo diede il via a una serie di buoni risultati. Promossa in Interregionale nel 1985 dopo aver vinto le finali con Valenzana (la partita fu diretta da un giovane Pierluigi Collina) e Saint-Vincent, ottenne la promozione in Serie C2 nel 1987-‘88, dopo un testa a testa con l’Albenga, 40 anni dopo l’ultima apparizione in Serie C.
Nel 1988-‘89 la squadra ottenne la salvezza dopo lo spareggio di Legnano contro l’Ospitaletto, mentre nel 1989-‘90, la squadra retrocedette in Serie D. La stagione successiva, la squadra scese in Eccellenza Piemonte e nel 1992 solo uno spareggio vinto ai rigori contro la Strambinese evitò ai granata la terza retrocessione consecutiva. Alla fine degli anni Novanta la Juventus Domo disputò i campionati della Promozione e Prima Categoria. Nell’estate 2000 si fuse con il Crevolamasera nell’Unione Sportiva Valdossola.
JUVENTINA PALERMO
La società fu fondata il 15 febbraio 1930 ed era composta perlopiù da militari della 28ª Divisione fanteria “Aosta”; infatti lo stesso presidente Federico D’Arle era il generale di Brigata.
Dell’organigramma societario facevano parte anche alcuni piccoli imprenditori locali come l’ottico palermitano Di Pasquale. La Juventina scalò gradualmente i campionati minori fino a raggiungere, nel 1939-‘40, la promozione in Serie C. Il contemporaneo fallimento dell’Associazione Calcio Palermo portò la Juventina a diventare il club principale della città. Le proposte di fusione da parte del presidente del Palermo Giuseppe Agnello furono praticamente immediate, ma D’Arle in un primo momento le declinò, deciso a disputare la stagione con le proprie forze. Nella Juventina confluirono così diversi giocatori del disciolto club, in particolar modo coloro i quali erano palermitani.
Sul finire del campionato di Serie C 1940-‘41, però, la situazione mutò con il richiamo al fronte della Brigata “Aosta”. Così, per evitare di rimanere praticamente senza giocatori, il neopresidente Rosario Salvaggio acconsentì alla fusione, avvenuta il 23 agosto 1941. La neonata società venne battezzata Unione Sportiva Palermo-Juventina, i colori rimasero quelli bianco-azzurri, almeno nella prima stagione.
Nell’immediato dopoguerra si ritornò al rosa nero e alla denominazione di Palermo. Nel 1951 una società dalla denominazione di Juventina Palermo fu rifondata da Renzo Barbera, che sarebbe poi divenuto celebre come presidente del Palermo nel 1970. Da considerare che Barbera faceva già parte della dirigenza della prima Juventina, quella storica degli anni ’30 e ’40. La società bianco-azzurra divenne celebre come florido vivaio di giocatori palermitani, alcuni dei quali calcheranno anche i campi delle categorie maggiori come Ignazio Arcoleo. La Juventina, che disputava le proprie partite casalinghe sul campo del quartiere Resuttana, arrivò a disputare anche un paio di campionati di Serie D, prima di sciogliersi nel 1968fondendosi con la Juve Bagheria per formare il Bagheria.