Luigi Sacchetti, di Reggio Calabria, arrivò a Verona nel 1982 dopo aver giocato nella Gioiese, nell’Asti e nella Fiorentina. Era stato acquistato dalla società gigliata quando ancora era giovanissimo e giocava nella nazionale juniores e come fecero Bruni e Di Gennaro dovette abbandonare la Fiorentina e trasferirsi a Verona per trovare posto da titolare e fama. Durante la stagione 1983-‘84 subì un gravissimo infortunio che lo costrinse a stare lontano dai campi per ben undici mesi, ma al ritorno ritrovò subito un alto rendimento, contribuendo alla vittoria dello scudetto. Cursore intraprendente e molto vivace segnò uno splendido quanto importante gol a Belgrado nella storica vittoria per 3-2 contro la Stella Rossa, che qualificò i gialloblù ai sedicesimi di finale di Coppa Uefa.
Nell’ottobre del 2020, su “la Cronaca di Verona” comparve una sua interessante intervista curata da Diego De Angelis.
“Ciao a tutti, sono Luigi Sacchetti, sì, proprio il Gigi che ha contribuito alla vittoria dello storico scudetto gialloblù del 1984-‘85. Oggi sono qui per raccontarvi come è cambiata la mia vita dal momento in cui si sono spente definitivamente le luci del palcoscenico calcistico. Sicuramente molti di voi vorranno sapere le emozioni e le sensazioni che ho provato quando siamo diventati campioni d’Italia e, sinceramente, descriverlo a parole mi risulta davvero difficile; eravamo in trance agonistica, la gioia è stata immensa, come una sorta di ubriacatura in cui non ti accorgi della grandezza del traguardo raggiunto. Da quando ho deciso di appendere le scarpe al chiodo, in molti mi hanno domandato se mi mancasse il calcio giocato. A questa domanda ho sempre risposto che l’unica cosa che desidererei tantissimo è rivivere l’età del calciatore, i miei vent’anni”.
Il Sacchetti di oggi parte dall’esperienza di Catanzaro: “firmai un contratto triennale con la società calabra, ma dopo solo un anno decisi di rinunciare alle restanti due stagioni a causa dei miei continui problemi al ginocchio operato negli anni precedenti. Non volevo fare brutta figura, sapevo di non poter rendere come volevo e optai per questa decisione. Parallelamente alla mia esperienza calcistica però ho continuato a leggere, studiare e ad acculturarmi, perché sapevo che con il calcio stavo vivendo un’avventura momentanea, stavo percorrendo uno splendido viaggio che non sarebbe durato per sempre”.
Ecco, il Sacchetti di oggi nonostante una parentesi da allenatore (Verona con gli allievi e la primavera, Fiorentina con gli allievi nazionali, Carpi, Novara in C1 e infine Zevio) è fuori dal calcio.
“La mia vita è cambiata. Oggi lavoro presso Assiteca, una realtà di servizi professionali creata per assistere le aziende nella gestione integrata dei rischi d’impresa. Oggigiorno è il più grande broker assicurativo italiano. Qui svolgo un’attività di analisi dei rischi, di consulenza, intermediazione, analisi dei capitolati aziendali e gestione del portafoglio assicurativo. Un aspetto da non sottovalutare, oltre all’ambito lavorativo, è senza ombra di dubbio quello legato alle gestione del tempo e della vita privata: infatti, se durante tutto l’arco del mio percorso da calciatore ho dovuto rinunciare a molte attività extra calcistiche, ora posso finalmente trascorrere più tempo con la mia famiglia. Sono estremamente soddisfatto del Sacchetti 2.0, a tal punto che, in tutta onestà, ritengo che se dovessi mettere a confronto le soddisfazioni ottenute dal mondo del calcio e quelle che derivano dalla mia nuova professione, sarei veramente combattuto.
Il mondo assicurativo è stato un mondo da esplorare: è stato un mestiere al quale mi sono avvicinato con grande curiosità, ma in punta di piedi con tanta umiltà. E poi, posso affermare che le qualità che avevo da giocatore sono utilissime anche nella mia nuova avventura lavorativa, poiché è necessario adattarsi ad aziende esigenti, cambiare metodologie di lavoro a seconda dei clienti che ho di fronte e armarsi di flessibilità per superare al meglio gli ostacoli, come succedeva in campo. Ecco, vi ho raccontato chi è Gigi Sacchetti oggi. Spero di non avervi annoiato…”.