Un miracolo calcistico nel Brasile di fine anni Settanta. Un titolo al di fuori di ogni pronostico, conquistato da una squadra che, dopo una prima fase piena di incertezze, innestò la marcia giusta, costringendo alla resa compagini molto più blasonate del calcio brasiliano. Per il Guarani, club della città di Campinas, fondato nell’aprile del 1911, l’anno della grande impresa fu il 1978: prima squadra brasiliana della zona interna a vincere il campionato nazionale. Fondato da un gruppo di studenti, guidato da Vicente Matallo, che si dava appuntamento solitamente a “Praça Carlos Gomes” per disputare partite di calcio all’ultima goccia di sudore. Il nome deriva da un’opera di musica classica, “Il Guarany”, composta da Antonio Carlos Gomes, uno dei musicisti più celebri del XIX secolo. Gomes, nato a Campinas, fu il primo compositore del Nuovo Mondo. Le sue composizioni furono accettate dall’Europa e Gomes, contemporaneo di Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini, divenne l’unico non-europeo di successo come compositore di opere in Italia. Un successo raggiunto, oltretutto, nella cosiddetta “età d’oro dell’opera”. “Il Guarany”, tratta dal romanzo omonimo scritto da José de Alencar, fu rappresentata in prima mondiale assoluta al Teatro alla Scala di Milano il 19 marzo 1870. Matallo divenne il primo presidente del Guarani.
Fino all’anno della grande impresa, il palmares del Guarani comprendeva solo un titolo paulista di seconda divisione, vinto nel 1949, con conseguente promozione in massima serie. Il campionato di calcio brasiliano del 1978 (IV Copa Brasile) fu la ventiduesima edizione del massimo torneo calcistico del Paese verdeoro. La politica del governo dittatoriale, al potere dalla metà degli anni Sessanta, aveva ampliato a 74 squadre il novero di partecipanti al campionato. Fu l’ultima stagione con l’assegnazione di punti differenti per la vittoria di una partita, a seconda del risultato: due o tre, con il punto supplementare assegnato solo per vittorie con uno scarto a partire da tre reti. Dai quarti di finale venne prevista la formula delle sfide di andata e ritorno, scelta contestata da alcuni club. Nella prima fase vennero formati sei gruppi, due con tredici squadre e quattro con dodici club. I primi sei di ogni gruppo si guadagnavano l’accesso alla fase successiva.
Per il Guarani non fu una partenza facile. In un girone vinto dal Vasco da Gama davanti al Botafogo, la squadra di Campinas si classificò terza a pari merito con Bahia e Ponte Preta, con appena quattro punti di vantaggio sulla settima classificata. Anche la seconda fase fu all’insegna della sofferenza per il Guarani: in un girone che eliminò tre squadre su nove, l’undici guidato da Carlos Alberto Silva concluse al quarto posto, alle spalle di Vasco da Gama, San Paolo e Portuguesa.
La terza fase sancì la decisa accelerazione dei biancoverdi di Campinas. Il Guarani mise in riga le altre sette squadre del girone, a partire dall’Internacional, l’altra qualificata, eliminando Santos, Goias e Botafogo. Ai quarti di finale si ritrovarono di fronte Internacional-Santa Cruz (1-0, 2-1), Palmeiras-Bahia (2-1, 1-1), Vasco da Gama-Gilda (1-1, 1-1, passò il turno il Vasco) mentre il Guarani si sbarazzò agevolmente dello Sport, battuto 2-0 all’andata e 4-0 al ritorno. Le semifinali furono all’insegna dell’equilibrio. Il Palmeiras eliminò l’Internacional (2-0, 1-1) mentre il Guarani, sfavorito dal pronostico, tolse di mezzo il Vasco da Gama, battuto due volte (2-0 e 2-1). All’atto finale della stagione brasiliana si trovarono di fronte il favorito Palmeiras e il piccolo Guarani. Il pronostico era tutto dalla parte della squadra di San Paolo, guidata da Jorge Vieira. Tra i pali del Palmeiras c’era il nazionale Emerson Leao, alla sua decima stagione con la squadra paulista con la quale aveva conquistato tre campionati statali (1972, ’74 e ’76). Ruolo di centravanti affidato a Toninho Quintino, cresciuto nel vivaio dell’Avaì, approdato al Palmeiras nel ’76 che lo affiancò a Jorge Mendonca in attacco. Quintino non deluse le attese, piazzandosi al secondo posto tra i bomber del campionato ‘78, preceduto soltanto da Paulinho del Vasco da Gama. In campo c’era anche Pedrinho che nella stagione ’83-‘84 approderà nel campionato italiano con la maglia del Catania.
Nei quarti di finale il Guarani si sbarazza dello Sport Recife con un complessivo 6-0. Carlos Alberto Silva rispose con l’esperto Helio Miguel, detto Neneca, tra i pali. Un estremo difensore di notevole esperienza, cresciuto nel settore giovanile della Portuguesa Londrinense. Nel ’76 l’arrivo al Guarani dopo aver difeso i pali di Paranà, America (dove mantenne la porta inviolata per 537 minuti) e Nautico. È deceduto nel 2015 per una grave forma di leucemia. Sulla fascia difensiva destra agiva Mauro Campos Junior, conosciuto come Mauro Cabeção, cresciuto nel Guarani, giocatore dalla notevole visione di gioco che si era subito messo in evidenza vincendo con il Brasile il campionato sudamericano under 20 nel 1974. Morirà assassinato nel 2004. Sulla fascia sinistra veniva impiegato Miranda, altro prodotto del vivaio del Guarani. A centrocampo, con spiccati compiti offensivi, stazionava Carlos Renato Frederico, specialista nei gol di testa grazie ai suoi 183 centimetri di altezza. Zenon operava in cabina di regia, preciso negli assist e abile nei calci piazzati. Fu tra i giocatori con il rendimento più elevato nel trionfale campionato ’78, guadagnandosi anche la convocazione nella nazionale brasiliana. Nel Corinthias, dove approdò nel 1981, formò con Socrates una coppia di alta qualità nel periodo della Democrazia Corinthiana. Rodolfo Carlos de Lima, soprannominato “il capitano”, era un centrocampista esterno con propensioni offensive e dal buon fiuto del gol. Luiz Augusto de Aguiar, conosciuto con il soprannome di “Bozo”, aveva le tipiche caratteristiche dell’ala sinistra: dribbling fulmineo e buona velocità. In una partita di campionato fece imbufalire un difensore avversario: dopo averlo dribblato, si sedette sopra la palla in segno di irrisione.
Il giocatore che decise la finale per il titolo brasiliano del ’78 fu Antonio de Oliveira Filho, detto Careca. Attaccante di velocità, potenza ed abilità tecnica decisamente al di sopra della media, nato ad Araraquara, città a circa 200 chilometri da Campinas, Careca era un destro naturale capace di calciare molto bene anche di sinistro, nonché abile colpitore di testa. La sua piccola città d’origine, situata in una zona di campagna, ha sfornato tanti giovani talenti. Dopo i primi calci su strada da bambino, Careca si spostò nella vicina Campinas all’età di 15 anni per sostenere la peneira, ovvero un provino con il Guarani. Dopo una settimana arrivò l’ok e il ragazzo di Araraquara entrò nel settore giovanile della società di Campinas. La giovane punta esordì nella stagione del trionfo pur facendo parte della rosa della prima squadra già nell’anno precedente. Tra i punti di forza di Careca spiccavano l’elevato senso della posizione, che lo faceva trovare sempre nello spazio giusto in area di rigore. In corsa, inoltre, il giovanissimo attaccante palesava un’alta precisione nei diagonali, costringendo alla capitolazione molti portieri. Nell’anno dello storico titolo nazionale del Guarani, Careca totalizzò 28 presenze con 13 reti. Ad appena 17 anni, risultò decisivo nella finale per il titolo nazionale.
Nella partita di andata, disputata il 10 agosto ’78 allo stadio “Morumbi” di San Paolo, Careca si procurò il calcio di rigore, trasformato da Zenon poco dopo la mezzora della ripresa. Un gol che zittì i quasi centomila tifosi del Palmeiras presenti allo stadio. Tre giorni dopo, nella partita di ritorno, il Guarani bissò il successo e stavolta a segnare fu proprio Careca, al 36’ del primo tempo: la rete della consacrazione di una grandissima impresa.
Il piccolo Guarani, davanti ai 27 mila tifosi dello stadio “Golden Earring” di Campinas, entrava nella storia del calcio brasiliano. Una stagione lunga che vide la squadra di Silva mettere sotto l’Internacional di Paulo Roberto Falcão, il Flamengo e il Vasco da Gama allo stadio Maracanã, la Fluminense, il San Paolo, il Santos e, infine, il Palmeiras. Una squadra senza grandissimi nomi ma con giocatori di grande qualità e talento, alcuni dei quali protagonisti di una buona carriera. Qualcuno approdò anche in nazionale. Una vittoria costruita dentro lo spogliatoio dove regnava un clima da famiglia unita. Un dettaglio fondamentale per spiegare, in parte, il senso di quella grande impresa. Un’alchimia che capita raramente: quando avviene, Davide riesce spesso a spuntarla su Golia.
L’anno dopo, il Guarani non sfigurò, chiudendo al sesto posto ed onorando nel migliore dei modi il titolo conquistato l’anno prima. Il condottiero della squadra campione del Brasile fu Carlos Alberto Silva, 39 anni, dottore in educazione fisica che con il Guarani iniziò la sua carriera di allenatore. Un tecnico che si guadagnò l’appellativo di “vincente” dopo aver conquistato, negli anni Ottanta, il Campionato Paulista con il San Paolo, il Campionato Mineiro con l’Atlético Mineiro e il Pernambuano con il Santa Cruz. Guidò anche la nazionale maggiore brasiliana (1987) e la selezione olimpica verdeoro a Seul 1988, perdendo la finale per il titolo contro l’Urss dopo i tempi supplementari. Nel 1991, condusse il Porto alla vittoria nel campionato portoghese. Tuttavia, l’impresa per eccellenza della carriera di Carlos Alberto Silva rimase il titolo brasiliano del 1978, vinto con il piccolo Guarani dei miracoli.
Sergio Taccone