Gli inglesi avevano già visto cinque scudetti finire all’Aston Villa, quattro al Sunderland, due al Preston e uno a testa nelle case di Sheffield United, Everton e Liverpool. In Italia si era preso fino a quel momento tutto il Genoa, con l’eccezione di un titolo al Milan. Portoghesi e spagnoli – quei poveracci dei Conquistadores – un campionato neppure ce l’avevano ancora, mentre nasceva quello paulista nel 1902. Quando – come racconta “Lo Slalom”, Charles Miller era sbarcato 7 anni prima a São Paulo con due palloni sotto al braccio, sua madre gli era andata incontro e gli aveva chiesto a cosa servissero quei cosi che aveva portato con sé. «Sono le mie lauree», le rispose cinematograficamente quel bravo figlio ventenne che era stato mandato a Southampton per studiare e che invece adesso tornava dall’Europa, dal Paese degli inventori del football, per importare il calcio in una terra che alla fine gli inglesi li avrebbe scavalcati, ponendoci così dinanzi al dubbio su chi vada considerato un maestro, colui che per primo progetta o chi realizza in pieno un’idea. Prima che iniziasse il campionato paulista vero e proprio, era stato Miller a mettere in piedi le prime partite e a fondare le prime squadre. Stiamo parlando del 1895. Il sociologo David Goldblatt ha descritto la società brasiliana tra la seconda metà del XIX secolo fino all’inizio del XX secolo, come disposta a “una grande anglofilia e dove abbracciare l’Inghilterra significava abbracciare lo sport”.
In realtà qualche calcio a un pallone in Brasile l’avevano visto anche prima. Di tanto in tanto, dalle navi che attraccavano, calavano a terra i marinai britannici e mettevano in piedi sfide con l’élite anglofona del luogo. Il problema è che quando se ne andavano, si portavano via il pallone. Miller era tornato portando con sé anche un manuale di regole. La leggenda vuole che gli indigeni non lo capissero, il calcio si sarebbe tenuto ancora per un po’ distante dalle masse, e allora lui preferì tracciare le linee di un campo per spiegare tutto empiricamente. Perché non crederci, se Roma è stata fondata più o meno così, con la stessa struttura narrativa. Perché non crederci se Miller non è nemmeno stato allattato da una lupa? Scrive Eduardo Galeano in Splendori e miserie del gioco del calcio che “la prima partita del calcio brasiliano fu disputata tra i sudditi britannici della Gas Company e della Sao Paulo Railway. Le vecchie foto mostrano quei pionieri color seppia. Erano guerrieri schierati per la battaglia. Le armature di cotone e lana coprivano interamente il loro corpo per non recare offesa alle signore che assistevano alle partite inalberando ombrellini di seta e agitando fazzoletti di pizzo. I giocatori mettevano a nudo solo i loro volti dagli sguardi gravi e i baffoni a punta. Ai piedi calzavano pesanti scarponi Manfield”.
Miller era nato da padre scozzese e madre anglo-brasiliana. I genitori vollero che perfezionasse il suo inglese e che avesse un titolo di studi con il bollo della regina Vittoria. Nella biografia dedicata a Charles Miller, O pai do futebol brasileiro, John Mills scrive che il suo papà John era nato il 13 giugno del 1844 a Burnfoot. I suoi genitori erano stati a loro volta dei pescatori. John era arrivato da solo in Brasile nel 1870 per partecipare alla gestione e allo sviluppo della Santos-Jundiaí, la ferrovia della São Paulo Railway inaugurata tre anni prima. Lì aveva sposato Carlota Alexandrina Fox, più piccola di lui di sei anni, figlia di Henry Fox e di Harriet Mathilda Rudge. Il papà di Carlota era un oriundo della città di Hastings e a São Paulo faceva l’orologiaio, con una bottega al numero 6 di rua Imperatriz. Una bottega sui generis, perché vendeva pure strumenti musicali, occhiali, scarpe, imbracature di vario genere, piante. Mamma Harriet, dunque la nonna del nostro Charles, era nata nel Gloucester. Aveva dato alla sua bimba il nome di Carlota in omaggio alla figlia maggiore del re Giorgio III, che aveva governato dal 1760 al 1820. Glasgow, e le vicine Paisley e Greenock, erano diventate nel frattempo i principali poli commerciali di Scozia, ma l’emigrazione aveva ridotto progressivamente la popolazione a 600 mila abitanti. Come molti altri funzionari e tecnici britannici, John Miller aveva visto nel viaggio in Brasile una opportunità e nella costruzione della ferrovia – come nei film western – il segno della conquista del futuro. Un buon salario in Brasile all’epoca garantiva 400-500 sterline l’anno. In Gran Bretagna non arrivava a 300. Charles, il nostro Charles, era nato nella casa dei nonni materni il 24 novembre del 1874, in rua Monsenhor Andrade 24, nel bairro do Brás. Oggi si chiama rua do Gasometro, e con il tempo sarebbe diventato un luogo per l’insediamento naturale degli italiani. La più antica pizzeria della città, la Casteloes della famiglia Donato, aperta nel 1924, si trova là. La decisione di mandare Charles a studiare in Gran Bretagna venne presa perché a São Paulo non esistevano scuole bilingue. La prima sarebbe stata fondata solo nel 1926. Charles finì alla Banister Court School, di Southampton, raggiunta nel luglio del 1884. Aveva 10 anni e fece il viaggio a bordo del Elbe, una nave della Royal Mail e Packet Line che impiegò 20 giorni di navigazione. A bordo, racconta John Mills nella biografia già citata, si faceva passare il tempo con le corse in groppa a cavalli di legno, che si tenevano in una specie di ippodromo realizzato nella stiva.
Nell’Inghilterra vittoriana, la gioventù britannica praticava sport in modo regolare, a scuola e nelle università: cricket, tennis, hockey, rugby, badminton, e questo sport nuovo che chiamavano association football. La Banister School era stata diretta fino a 10 anni prima dell’arrivo di Charles dal reverendo George Ellaby, al quale succedette la famiglia dopo la morte, prima il fratello Alfred per 7 anni e poi Christopher, figlio del fondatore e laureato a Oxford. Dove aveva imparato a giocare a calcio e se ne era appassionato. Fu questo suo trasporto a esercitare una grande influenza su Charles Miller, che iniziò giorno dopo giorno a relegare in secondo piano il rugby e il cricket. Giocava in attacco. In un articolo per la rivista World Soccer nel settembre del 1994, lo scrittore Dave Juson ha raccontato che la scuola diventò un punto di riferimento per il calcio locale, con una squadra mista di professori e alunni, molto apprezzata nei tornei regionali.
Nel 1885 venne fondato in città il St. Mary’s, l’attuale Southampton, con una smaccata incidenza della parrocchia e del reverendo Arthur Baron Sole. Nel settembre del 1886, due anni dopo essere arrivato in Inghilterra, Charles e suo fratello John Henry ricevettero la visita del papà. Stava andando a Glasgow per un intervento chirurgico, un’ernia, data la scarsità di chirurghi presenti a São Paulo. Lo zio William lo accompagnava. La gioia di Charles per averlo rivisto durò poco. L’intervento ebbe delle complicazioni. Secondo i necrologi del Breenock Telegraph, papà Miller morì l’8 ottobre del 1886. Zio William pregò il direttore della scuola di concedere ai ragazzi il permesso di raggiungere Glasgow e partecipare al funerale. Fecero il viaggio in treno, zio William li riaccompagnò a scuola e poi tornò in Brasile. Nel 1889 sia Charles sia John Henry erano nella squadra della scuola e in quella del campionato a sei, un gioco diventato subito molto popolare, qualcosa di simile al calcio a cinque attuale. John Henry, durante una partita, si ruppe una clavicola. Alla fine del corso di studi, a 17 anni, fece ritorno in Brasile. Nel marzo del 1892 Charles ricevette un telegramma da Sao Paulo: era morto anche suo fratello e la notizia ebbe su di lui l’effetto di spingerlo a concentrarsi ancora di più sugli studi e sullo sport. A 17 anni e mezzo Miller fu convocato per giocare una partita con la squadra dell’Aldershot contro il St. Mary’s, al campo Hampshire County Cricket Club, era il 18 aprile del 1892. Il professore della Banister School che assisteva alla partita di fianco all’allenatore del St. Mary’s gli indicò Charles, dicendo che veniva dal Brasile e che sembrava essere nato per praticare quel gioco. «Un talento, oro puro, un attaccante nato, glielo raccomando». Il Southampton Times commentò con un certo disappunto che tre titolari del St. Mary’s erano assenti. La squadra vinse ugualmente per 3-1 e segnò Miller. Scrive Mills che questa sua prima partita ufficiale sui campi inglesi può essere comparata all’impatto che ebbe il debutto di Pelé in Svezia ai Mondiali del 1958.
Due giorni dopo, Charles era di nuovo in campo per una partita che sarebbe stata ancora più importante nella storia futuro del calcio brasiliano. Venne convocato per un’amichevole da giocare con la maglia della squadra inglese più famosa nel campionato dilettantistico, il Corinthian Football Club. Sarebbe diventata una delle prime a visitare il Brasile, ispirando così la nascita del Corinthians. Era stata fondata a Londra nel 1882 da N. Lane Jackson, segretario onorario della federazione inglese. E fu un corinthian, scrive Mills, a dare il nome a questo sport nuovo. Charles Wreford-Brown, centre-half della squadra, stava attraversando i corridori dell’università quando gli domandarono: vai a giocare a rugby? E lui rispose: no, al football. Lo scrittore inglese Geoffrey Green ha sottolineato: “Più che i risultati, del Corinthian merita di essere ricordato lo spirito, il sentimento speciale, la cavalleria che i suoi giocatori mettevano nel calcio”.
Non si sa molto di quella partita giocata contro una selezione dell’Hampshire, se non che finì 1-0 e che il nome di Miller fu tra i pochissimi citati nella cronaca del Southern Echo il giorno dopo: “Il giovane Miller ha giocato molto bene”. Con la squadra del Banister, Miller avrebbe segnato in tutto 45 gol in 34 partite. Una settimana prima di lasciare l’Inghilterra per tornare in Brasile, nell’ottobre del 1894, prese parte alla tradizionale festa annuale per l’assegnazione del premi. Una delle solennità nella vita delle scuole britanniche. La rivista dell’istituto relativa al 1894 fa riferimento alla serata e menziona Charles Miller come “uno splendido giocatore, che per la sua efficienza, il suo altruismo, la sua perseveranza è destinato a diventare un uomo di successo nella vita”.
Il Southampton and Hampshire Observer scrisse giorni dopo: “Pensavamo che Charles Miller, l’intelligente punta di sinistra del Banister, avrebbe potuto aiutare la squadra in questa stagione, ma ci sono giunte informazioni secondo cui oggi lascerà l’Inghilterra per fare ritorno nell’America del sud. Ci spiace molto perdere questo ardente sportivo, esprimiamo i migliori auguri per il suo viaggio e per un successo enorme nel suo nuovo lavoro”. Miller mise in valigia una copia del libro delle regole, una maglia del Banister e una del St. Mary’s, due palloni usciti dalla fabbrica Frank Sugg, di Liverpool, un paio di scarpette e un gonfiatore. Quando prese il suo posto sulla nave, stava nascendo il calcio brasiliano.