Tra le rivalità più accese in Sudamerica sicuramente va presentata quella della capitale uruguaiana Montevideo, tra il Peñarol e il Nacional. Quella tra carboneros e tricolores è senza discussioni la partita per antonomasia nella nazione charrúa, una rivalità che trova le sue origini agli inizi del Novecento e che ha regalato partite e momenti storici. La doppia batosta inflitta dal Nacional ai rivali nel clásico del 10 a 0 del 1941 e il discusso clásico del comisario del 1946 sono alcuni dei tasselli più memorabili della rivalità montevideana.
L’incontro che tra la hinchada giallonera rievoca i più dolci ricordi è però quello andato in scena il 9 ottobre 1949, quando i fortissimi carboneros guidati da futuri campioni del mondo come Obdulio Varela, Juan Alberto Schiaffino e Alcides Ghiggia dominarono gli avversari nel famoso clásico de la fuga. Ce lo racconta Loris Manfrinato. Il Peñarol, guidato in attacco dalla temibile escuadrilla de la muerte – formata da Ghiggia, Schiaffino, Vidal, Hohberg e Míguez –, si presentò con un solido vantaggio di 4 punti sui rivali, costretti quindi a vincere per riaprire almeno matematicamente il campionato.
Davanti ai circa 70.000 tifosi accorsi all’Estadio Centenario, il match inizia alle ore 15:30 locali, sotto un diluvio torrenziale. Il Peñarol tiene sin dalle prime battute il pallino del gioco, dominando in ogni zona del campo e trascorrendo praticamente per tutti i primi 30 minuti il possesso nella metà campo avversaria. L’equilibrio si spezza finalmente al 38′ grazie alla rete firmata da Ghiggia, la prima per Chico in un derby.
L’azione è di quelle confuse, iniziata da Obdulio Varela in un’inedita posizione di centravanti e conclusa con una botta sotto alla traversa di Ghiggia, dopo una rifinitura che solo un artista del pallone come Schiaffino poteva dipingere. La rete è quanto basta per far esplodere la calorosissima tifoseria dei tifosi gialloneri.
Alla fine del primo tempo viene assegnato un rigore al Peñarol, con le proteste di Tejera che viene espulso. Il rigore tirato da Míguez viene parato da Paz, che non può nulla però sulla nuova ribattuta di Vidal. Ripartono veementi le proteste dei giocatori del Bolso, che questa volta contestano all’arbitro la validità del gol appena segnato, visto che el Patrullero sarebbe entrato in anticipo in area di rigore. Il direttore di gara Horacio Bochetti è inflessibile e convalida il 2-0, ma viene così improvvisamente ed incredibilmente colpito con una testata da Walter Gómez, costretto a lasciare il campo anzitempo. Con i tricolores in inferiorità numerica di ben due uomini è chiaro come il pallino del gioco sia indubbiamente in mano ai padroni di casa che, senza il duplice fischio anticipato da Bochetti, potrebbero benissimo segnare anche il 3-0 con Schiaffino. Le due squadre possono così far rientro negli spogliatoi in attesa dei 45 minuti conclusivi di uno dei capitoli più pazzi nella storia della rivalità.
Ma c’è ancora il tempo per rendere unico l’evento ed aumentarne incommensurabilmente la leggenda. All’inizio della ripresa accade l’impensabile: i giocatori del Nacional non si presentano in campo, sotto la pressione dei propri dirigenti vengono obbligati a lasciare lo stadio per non incappare in una batosta senza precedenti, la partita diventa così el clásico de la fuga. La partita si conclude quindi dopo soli 45 minuti con la più incredibile ed umiliante vittoria nella storia della rivalità da parte degli aurinegros. Il 2-0 con il quale Bochetti omologa il risultato viene salutato anche dagli dei del calcio, che quasi per magia interrompono il diluvio e permettono ai giocatori gialloneri di festeggiare sotto al sole la vittoria nel Torneo de Honor – competizione all’epoca disputata a contorno del campionato e finita per la quinta volta nella bacheca dei manya. Non per ultimo andava festeggiato anche il vanto di poter passare alla storia come i trionfatori del derby che più di tutti quelli passati e futuri resta scolpito nella roccia dell’immortalità.
Il clásico de la fuga si rivelerà solo l’ultimo arduo ostacolo verso la conquista del campionato da imbattuti, vinto con 16 vittorie e 2 soli pareggi grazie soprattutto ai 65 gol realizzati dalla terribile squadriglia della morte offensiva. Una stagione trionfale per il Peñarol, quella che ha raccontato al mondo calcistico l’epico mito della Máquina aurinegra, una squadra talmente forte da far scappare gli avversari nel mezzo di una partita che peserà per sempre nella storia dei rivali, vittime di un disonore che non potrà mai essere dimenticato.