Nel campionato 1913-’14, allargato da 18 a 29 squadre per la sola Italia Settentrionale, ebbe fine il dominio della Pro Vercelli, vincitrice di cinque degli ultimi sei campionati, ma soprattutto si ebbe la rivalsa del Casale, che riuscì a realizzare lo scopo per cui esso era stato fondato. In seguito al secondo titolo nazionale vinto dai Bianchi Leoni, nel 1909, essendo le città di Casale e Vercelli divise da ataviche rivalità di origine medievale, i casalesi non potevano tollerare di vedere questa continua serie di successi vercellesi, ragion per cui, al termine di un’infuocata assemblea all’istituto tecnico di Casale Monferrato, il professor Raffaele Jaffe decise di fondare una squadra con l’esplicito intento di fermare i Leoni; la scelta del colore delle maglie fu ovvia: in contrapposizione alle Bianche Casacche della Pro, il neonato Casale sarebbe sceso in campo vestito completamente di nero.
Dopo un quinquennio il Casale riuscì finalmente a interrompere l’egemonia della Pro. Sul filo di lana, per un solo punto, Genoa e Casale riuscirono a eliminare la Pro Vercelli nel girone eliminatorio. Il ruolino di marcia delle tre compagini fu impressionante e forse tutte e tre avrebbero meritato di qualificarsi alla fase finale: purtroppo il regolamento prevedeva che una delle tre avrebbe dovuto per forza essere eliminata, e fu la Pro a farne le spese.Per quanto riguarda gli altri gironi eliminatori, si segnala il ritorno della Juventus, che, dopo il ripescaggio, si era rinforzata, e il risultato fu che i bianconeri riuscirono insieme all’Internazionale a qualificarsi alle finali, eliminando il Milan, che nelle stagioni precedenti era stato l’avversario più ostico per la Pro Vercelli.
Nel girone veneto-emiliano si qualificarono ancora una volta senza problemi Vicenza e Hellas. Il girone finale dell’Italia Settentrionale vide il dominio del Casale che vinse sette partite consecutive (tra cui i due scontri diretti contro il Genoa, alla fine seconda classificata) accumulando un ampio margine sulle inseguitrici. La sconfitta contro la Juventus del 7 giugno 1914 riavvicinò i Grifoni, ma già la settimana successiva i nerostellati, espugnando il campo dell’Internazionale, vinsero il campionato con due punti di vantaggio sul Genoa.
La partita da recuperare contro il Vicenza, ritenuta irrilevante, fu disertata dai Nerostellati che persero la partita per forfait e ricevettero pure una pesante multa dalla Federazione. Ora non rimaneva che disputare la finalissima contro la Lazio, che aveva dominato il campionato centromeridionale, vincendo tutte le quattordici partite disputate, segnando 65 reti e subendone solo 5 .Il confronto tra Nerostellati e Biancocelesti non ebbe storia: il 5 luglio, in casa propria, il Casale si impose per 7-1 (rete della bandiera siglata da Zucchi II), e e fu vittorioso anche nella partita di ritorno disputata a Roma la settimana dopo, seppur accontentandosi di un modesto 2-0. Casale Monferrato divenne così, a esclusione delle intricate vicende del 1922, la più piccola città del Bel Paese a vincere un regolare campionato di calcio.