Una vita a testa in giù. Faustino Asprilla faceva le capriole, era il suo modo di esultare e di dimostrare al mondo che lui non era come tutti gli altri.
Arriva come un alieno nel Parma “pane e salame” del contadino Nevio Scala, del Sindaco Osio, del Ragioniere Zoratto, di capitan Minotti, Apolloni, Benarrivo, Melli e compagnia cantante. Una splendida provinciale che, di lì a poco, sarebbe diventata una nobile in lotta per i vertici della Serie A.
Da Tuluá, Colombia, arriva a Parma nell’estate del 1992, quando ha 22 anni. Sembrava Tiramolla, era un giovane longilineo, movenze gommose, velocità di gambe e di pensiero. Pochi soldi nelle tasche, ma la Parmalat di Callisto Tanzi le avrebbe presto riempite e questa è stata la sua, anzi la loro, sfortuna. Più il portafogli si riempie, meno ha voglia di giocare e fare gol. I primi soldi li spende da un idraulico. Entra nel negozio, compra un centinaio di rubinetti e li spedisce in Colombia a familiari e amici, per non dimenticare da dove era venuto.
Un autentico personaggio.
Nella sua stagione d’esordio in Italia, Tino segna il gol dell’anno, a San Siro il 21 marzo 1993. Una punizione sopra la barriera che interrompe il record di 58 risultati utili consecutivi degli “Invincibili” di Fabio Capello. La sua prima parentesi a Parma è vincente, con tre coppe alzate nei cieli d’Europa: Coppa delle Coppe e Supercoppa Europea nel 1993, Coppa Uefa nel 1995.
Nella Nazionale della Colombia.
Oltre che ai gol e alle capriole, Tino è abbonato ai guai, soprattutto quando torna in Colombia. Non prende infatti parte alla finale di Coppa delle Coppe, contro l’Anversa, per una bravata. Nell’aprile 1993, poche settimane prima della finale, sfascia a calci un autobus, il 16 che da Bogotà porta verso la periferia, procurandosi un taglio di 35 punti di sutura. I familiari dicono che ha pestato i cocci di una bottiglia, non è così.
Anche con Faustino, Parma sogna.
Oltre che come calciatore, a Parma Tino è famoso per le sue doti di latin-lover e di superdotato. Una leggenda quest’utlima, svelata dalle chiacchiere di spogliatoio e dalla foto scattata dal Deporte Gráfico, durante l’amichevole tra Cile e Colombia, il 6 Giugno 1993. Grazie a quella foto “rubata”, Tino diventa un sex symbol e in seguito posa nudo per la rivista italiana Moda e quella colombiana SoHo. Una volta ritiratosi, notizai di un anno fa, Asprilla ha pure aperto la “Condones Tino”, una compagnia che produce preservativi e ha come slogan “El tamaño sí importa” (le dimensioni contano).
Sex symbol.
A giudicare dalle sue tante relazioni, uno slogan azzeccato. Ai tempi di Parma, mentre in inverno la moglie infreddolita se ne torna in Colombia, lui si concede frequenti scappatelle amorose.
1993, con Zola e la Supercoppa Uefa vinta dal Parma.
I gol e la fiducia di Parma cominciano a venir meno e nel 1996, a 27 anni, Tino si trasfersce al Newcastle di Kevin Keegan, in lotta con il Manchester United per la conquista della Premier League. La neve e i media inglesi lo accologono nel Nord dell’Inghilterra: “Asprilla coke smear storm“, il titolone del Daily Mirror, che non si riferisce alla bevanda zuccherata di Atlanta. Gira infatti voce che, durante le visite mediche, Tino sia risultato positivo alla cocaina.
In Premier si fa notare per qualche gol, qualche capriola e una testata al difensore del Manchester City Keith Curle. Un’altra baruffa che lo vede protagonista in quel periodo, precisamente il 2 Aprile 1997, accade nel match di qualificazione a Francia ’98 tra Paraguay e Colombia. Litiga con il portiere paraguaiano José Luis Chilavert e l’arbitro espelle entrambi. Non contento, Chilavert lo insegue, lo raggiunge in panchina e gli sferra un pugno in pieno volto, scatenando una battaglia campale tra paraguaiani, colombiani e polizia.
Asprilla non è più il tiramolla di Parma, nel 1998 ci riprova in Emilia, ma nemmeno l’aria “di casa” lo fece tornare in lui. Rimane una stagione e fa ritorno in Sudamerica, dove ogni anno cambiò città e maglia: São Paulo (Palmeiras) e Rio de Janeiro (Fluminense) in Brasile, Cancún (Atlante) in Messico, Medellin (Atlético Nacional) in Colombia, Santiago (Universidad de Chile) in Cile e La Plata (Estudiantes) in Argentina. Nel 2005 appende le capriole al chiodo, dopo tanti gol, tanti colpi di testa e tante notti di follia. Una delle sue passioni erano le armi da fuoco. Nel 2003, ai tempi dell’ Universidad de Chile, la squadra si sta allenando, mentre lui è infortunato a bordo campo. Ad un certo punto, estrae una pistola e spara in aria, a suo dire “per motivare i compagni”. Fa peggio il 19 aprile 2008, quando nella sua Tuluá viene arrestato per aver sparato 29 colpi con un fucile R-15, mica una pistola ad acqua.
Se ne fregava, Tino, un matto con la passione per le giocate mai banali, sia fuori che dentro il campo.
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