“Un mio allenatore a Trapani diceva sempre: ‘Il lunedì potete sciogliere il nodo’. Poi il giovedì mi fermavo, chiudevo il rubinetto. In effetti, ero uno scapolo molto ambito. E mi sono dato da fare. Anzi mi sono proprio divertito. Qualche volta sono passato dall’alcova direttamente al campo d’ allenamento e in ogni città avevo una fidanzata. Poi mi lasciavano. Tutte le volte. Certo, capivano com’ero”. Sembrerebbe uno scapestrato. La zavorra della squadra. Non è il caso di Natale Picano.
Il suo ruolo era centromediano. Perchè ancora su quei campi della Sicilia il ruolo del libero non esisteva : “La domenica, alle 9 del mattino giocavo nella Juniores. Finita la partita, doccia. Poi qualcuno in macchina mi portava a Licata o a Partinico per giocare con la prima squadra”. Ma non si aspettava la ricompensa : “Mi chiamavano per giocare due allenatori contemporaneamente e io che dovevo fare ? Fu mio padre a protestare e questa storia finì”. La squadra è la Bacigalupo di Palermo: “Ho fatto 30 partite titolare fisso a diciassette anni in Promozione, quella che adesso si chiama Eccellenza. E giocavo anche nella Rappresentativa siciliana, che non aveva limiti di età”.
Non ha avuto un maestro. Ha imparato tutto da solo: “Vado al Trapani. Vinciamo il campionato di serie D , ma giocavano quelli più grandi: faccio solo una partita. E mi mandano in prestito all’Alcamo in Promozione” . In campo Natale è un freddo, tanto che tira i rigori. A fine campionato quattro gol, di cui tre dagli undici metri. Per assolvere al ruolo di libero mette in mostra tempismo, senso della posizione e forza fisica. Con il corollario di un’ottima tecnica: “Rientro a Trapani e finalmente gioco. Anzi, entro e non esco più. Un girone di ferro quello centro-meridionale : Bari, Pescara, Lecce. Dovevi saper giocare per forza. Una volta contro il Marsala incontro un giovane centrocampista. Si chiama Pietro Lo Monaco e mi battezza ‘Pickanbauer’ “. Il flash è ispirato al capitano della Nazionale tedesca: “Perché io non ero il classico libero che spazzava l’area e basta. Mi piaceva stoppare e uscire palla al piede. Anche adesso, se m’incontra, Lo Monaco mi chiama così”.
Pickanbauer riesce a far quadrare tutto. Mai espulso, mai squalificato o infortunato: “Una volta uscì una classifica nazionale delle partite consecutive. Al primo posto c’era Dino Zoff poi c’ero io. Ero additato a modello per i giovani . Il primo ad arrivare all’allenamento e l’ultimo ad andar via”. E’ il quinto in assoluto per presenze con la maglia del Trapani. Non rischia mai neanche un sussulto di noia . Al Campobasso è il leader della miglior difesa del campionato. Anche se rompe con l’allenatore Pietro Fontana: “Non ci sopportavamo. Soprattutto dopo una sua sceneggiata: sapendo che mi trovavo a cena da Pieraldo Nemo con altri compagni, chiama i tifosi e si appostano sotto casa. Noi usciamo a mezzanotte e li troviamo tutti lì. Era riuscito a dimostrare che facevamo vita notturna. L’indomani gliene dissi quattro davanti al presidente, perché certe cose si discutono nel chiuso dello spogliatoio”.
Pickanbauer salta solo una partita per sommatoria di cartellini gialli. D’estate lo vogliono tre squadre di B: Matera, Pisa e Taranto. “Ma Fontana fa saltare la trattativa col Pisa. Io raggiungo l’Hilton di Milano per parlare col tecnico del Taranto e rassicurarlo. Ma incontro Fontana : stava finendo male”. Indimenticabile è quel Taranto – Milan di campionato : “Lo stadio era strapieno. Loro avevano Franco Baresi, Tassotti, Buriani”. In attacco invece c’è Antonelli, che prova a saltarlo: murato. Due gol sono di Bortolo Mutti, uno di Nicola Cassano da tramandare ai nipoti. Taranto – Milan finisce proprio 3-0 : “Io presi 8 in pagella. E c’erano osservatori della Roma a vedermi”.
Pickanbauer è sempre quello di trentotto partite su trentotto: “L’anno prima a Vicenza andammo in gol con Glerean. Loro attaccarono senza sosta. Li allenava Ulivieri. Giocammo tutta la partita chiusi nella nostra area. Salvai tre volte sulla linea. Alla fine vinciamo e vado a stringere la mano a Ulivieri: mi ha mandato affanculo”. Ci sono Roccotelli davanti, Pavone in mezzo e Buso in porta. “Con Seghedoni rimontammo negli ultimi due mesi” . Si passa a Palermo con gol di Quadri: “Poi anche a Terni, segna Bruno Beatrice. E a Pisa. Alla penultima giochiamo in casa col Brescia: a noi serviva un punto per salvarci e anche a loro per salire. Andavamo avanti e poi tornavamo indietro. La gente fischiava, aveva capito”. Alla Casertana c’è l’incontro che gli cambia la vita: “Sono stato benissimo con Gaetano Salvemini. Arrivammo quinti e ancora miglior difesa. A fine stagione mi dicono che mi vuole di nuovo il Taranto. Prendo la macchina e parto per la Puglia. Mi fermo all’autogrill e telefono a mia madre a Palermo. Lei mi dice che mi cercaBronzetti, direttore sportivo del Palermo. Lo chiamo e si realizza un mio sogno: la squadra della mia città. Ringrazio il Taranto, spiegando che motivi di famiglia m’impedivano di accettare . E giro la macchina direzione Sicilia”.
Dopo qualche giorno scelgono il tecnico, Tom Rosati : “Lui non voleva un libero come me. E si fece acquistare Claudio Ranieri. Io dissi di non convocarmi più, in modo da poter andare in una squadra dello stesso girone. E poi alla Ternana mi aspettava Salvemini. Quando arrivo, lottavano per non retrocedere. Non salto una partita e alla fine ci salviamo. Arriva Toneatto e rimango senza squadra”. Potrebbe essere l’inizio dell’inevitabile declino.
“Mi alleno da solo per tre mesi”. Poi squilla il telefono. E’ ancora Salvemini da Empoli: “Ciao, sei allenato ?”. L’acquisto novembrino spesso è un irregolare , spesso solo un tappabuchi: “Il mercoledì faccio il primo allenamento. Giovedì partitella a Montecatini. La domenica mi fa giocare dall’inizio a Catania”. Fuga di Della Monica a destra per la testa di Urbano(altro elemento trapiantato da Salvemini da Caserta) : 1-0. Si passa senza subire un tiro in porta. Anche stavolta Pickanbauer non esce più: “Eravamo partiti con l’obiettivo della salvezza. Ma giocavamo senza paura”. In Coppa Italia prima saltano l’Avellino. Poi si va in gita a San Siro e fanno fuori il Milan: Della Monica si fa settanta metri palla al piede, saltando Baresi e i suoi accoliti. “Della Monica era la nostra stella. Avrebbe potuto giocare su altri palcoscenici. Nella stanza dell’anti-doping mi sono ritrovato accanto Franco Baresi. Mi dice: ‘ Ci avete rovinato’ “.
Tocca alla Fiorentina, mercoledì 7 maggio: “Prendiamo gol da Maldera. Nella ripresa scendo a destra . Metto in mezzo e gol di testa di Zennaro. Ne abbiamo segnati tre in venti minuti. Al ritorno non ce l’abbiamo fatta”. Quella Coppa Italia è la prova generale per la serie A. L’Empoli in campionato è quarto, andatura regolare. Davanti c’è il Vicenza, ma salta fuori che qualche nefandezza del suo presidente potrebbe fargli perdere tutto: “Salvemini non diceva nulla del totonero, ma una piccola speranza c’era. Noi in campo davamo comunque l’anima”. Ad aprile la coppia d’attaccoCecconi – Cipriani s’inceppa. L’Empoli perde a Trieste e pareggia in casa. L’obiettivo resta comunque arrivare quarti. “Non pensavamo di farcela. E poi si parlava soprattutto della Triestina, non di noi”. Carattere e tenuta atletica permettono l’allungo finale. Solo quattro giorni dopo la vittoria sulla Fiorentina in Coppa, c’è il Genoa in casa. “E’ stata una guerra”.
Avanti l’Empoli con un autogol. Ma si rimane in dieci, cacciato Cecconi. Poi Drago para un rigore a Marulla. Si rimane in nove e quindi in otto, cacciati Zennaro e Miggiano. L’Empoli vince e Pickanbauer è il migliore dei granatieri. Si prendono punti pesanti anche ad Ascoli e all’Olimpico con la Lazio. Solo qualcuno ci spera: “Col Cagliari vinciamo 2-0. Ma allo stadio c’erano tremila persone. Erano andati tutti a mare. A fine partita io dissi che a Palermo ce ne sarebbero state quarantamila” . Il Vicenza è troppo chiacchierato e il quarto posto significherebbe serie A. Salvemini avverte il custode dello stadio: quando parla coi ragazzi non vuole essere disturbato. E molti empolesi seguono la squadra a Modena. Per il tuffo di Urbano su affondo di Della Monica. Copia e incolla di Catania : è il gol-promozione, ma nessuno lo sa.
Venerdì 1 agosto 1986 il procuratore federale Corrado De Biase chiede otto punti di penalizzazione per il Vicenza, cinque per la Triestina e conseguente promozione in serie A dell’Empoli. Prove schiaccianti diventate confessioni: “Noi eravamo nel ritiro di Castelnuovo Garfagnana. In effetti ci speravamo, ma di ufficiale non c’era nulla”.
Martedì 5 arriva la sentenza della commissione disciplinare che accoglie le richieste di De Biase. I caroselli di macchine partono da Empoli e si fermano in albergo, dalla squadra: “Dopo cena vengono tantissimi tifosi a dare la notizia. E’ stata una festa sobria. E iniziarono le visite di televisioni che non avevamo mai visto prima. C’era anche Telemontecarlo. Eravamo entrati in un’altra dimensione”. Servono due punte di peso da inserire nel blocco della B. E bisogna fare in fretta. Dopo la sentenza della Caf, l’Empoli è piccolo e ha solo venti giorni. “Ci siamo messi a lavorare . L’unica arma che potevamo avere era l’entusiasmo” . Sanno che in quel calcio nessuno perdona niente. Della Monica vuole andar via: cambia idea.
La massima serie avrebbe potuto espellere l’Empoli , rispedirlo subito indietro. In realtà quella squadra non è da serie A, se non fino al fischio d’inizio di domenica 14 settembre 1986. Esordio in casa anche se si gioca a Firenze perché lo stadio Castellani è in fase di ristrutturazione. Sole a picco e c’è l’Inter : “Tra l’altro io sono interista e mi trovavo di fronte i miei idoli . Certo non tremavano le gambe . Ci dicevamo: Siamo qua , giochiamo. Vediamo cosa succede ”. Drago, Vertova, Gelain, Della Scala, Picano, Salvadori, Osio, Urbano, Della Monica, Casaroli, Zennaro. Sette debuttanti in serie A. Tra questi lui : “Stavo per compiere trentaquattro anni . Con Zaccarelli , il più anziano del torneo”. L’Inter prova a risolverla in fretta. Forse troppa. Pickanbauer regge l’urto, Salvemini urla. Palo di Tardelli. “Io stavo dietro con gli altri a fare legna”. Si liberano energie compresse da troppo tempo sui campi della B e della C. E col passare dei minuti, tra una corsa di Urbano e una di Gelain, l’Empoli entra a far parte delle sedici. E nel pieno delle sue funzioni. Mentre Rummenigge scarroccia e Altobelli si perde .
Trentasettesimo: tackle rusticano di Salvadori, che appoggia a Casaroli. Poi a sinistra dove fruscia veloce Zennaro . Dall’altra parte per Osio: 1-0. Dell’Inter sul tappeto verde si muovono solo le ombre. E nella ripresa nemmeno un tiro in porta. “Passavano i minuti e loro s’innervosivano. Noi correvamo”.
Casaroli e Calonaci hanno la palla del raddoppio. Salva sempre Zenga. I ragazzi di Salvemini sembrano le corde di un elastico. Ancora Zennaro : fuori di poco. Fischia tre volte Pairetto. “Mi rimane un ricordo bellissimo”. Ad Ascoli le punte che scambiano la posizione: cross di Osio e gol di Zennaro. “Fu una riedizione delle partite di serie B contro Boskov”. Alla fine della seconda giornata, l’Empoli è in testa a punteggio pieno. Il Milan miliardario di Berlusconi è fermo al palo. Su un sottofondo di risate sapientemente ispirate da Biscardi, la scheda di Carlo Nesti titola: “Empoli 4 – Milan 0”. E’ Salvemini l’allenatore del momento : “Qui c’è posto solo per gli umili. Abbiamo fatto aprire gli occhi: la provincia non è scarsa come sembra. E l’Empoli piace perché aggredisce. Una squadra di sconosciuti lillipuziani. Poveri, ma belli. Il nostro vantaggio è anche la possibilità di risolvere all’interno tutti i problemi . Senza intrusioni, senza fughe di notizie”. Pickanbauer gli dice sempre: “Sono io che ti ho fatto diventare allenatore”.
E’ il solito leader. Capitano con la fascia quando manca Casaroli: “Sfottevamo Salvadori perché era uno dei pochi ad aver giocato in serie A e un po’ si vantava. Il nostro obiettivo era rilanciare i colori della città, senza discorsi trionfalistici che potevano fare altri”. Empoli – Juventus è lo scontro al vertice. E arrivano anche gli esperti di statistiche. Unico precedente: 18 agosto 1971, un’amichevole finita 8-0 con doppiette di Bettega, Anastasi e Haller. Per toccare il limite tra il sogno e la realtà. Il monte ingaggi dell’Empoli corrisponde a quello di tre soli calciatori della Juve, ma per settanta minuti giocano alla pari. “Ci poteva stare perdere con la Juve sul finale”. E’ l’inizio di una lunga serie negativa. In tribuna qualcuno avvista Castagner ed Angelillo, ma Salvemini non si tocca.
“Subentrava lo scoramento. Passano solo sette giorni e vinciamo col Verona. Ecco, c’eravamo anche noi”. Gol di Vertova da palla inattiva, provata a riprovata. E un’altra ripartenza per far fuori la Fiorentina. Si esalta Johnny Ekström. Perché l’Empoli ha finalmente lo straniero . Uno solo. Salvemini fissa la quota salvezza a 23 e ridisegna la squadra: entrano Lucci, Brambati, Cotroneo e Baiano. Non c’è più posto per Pickanbauer. Tutto cambia, rimanendo uguale: “Facevo quasi il secondo a Salvemini. L’età era quella. Avevo capito che era arrivato il mio momento”. Gioca due amichevoli di lusso: Göteborg e Steaua Bucarest. Poi scampoli della Coppa Italia. Sogna la salvezza con tutta la città. E la squadra dimostra di meritarla proprio in casa. Perchè il signor Giulio Drago rimane imbattuto per novecentotrentadue minuti, ovvero sei mesi. Non si passa più. Cade l’Ascoli. Poi splendido corner di Della Monica dalla sinistra, girata di Urbano sotto l’incrocio : il Torino prende due gol in dieci minuti. Nelle ultime due partite bastano due punti . Gli avversari sono Avellino e Como, squadre tranquille. Mobilitata tutta Empoli. Ingresso libero ai bambini : “Salvemini ci dice ‘ Vi voglio col sangue agli occhi’. Ma non eravamo quel tipo di squadra”. E Schachner trova la breccia. La reazione dell’Empoli in diciannove calci d’angolo e un palo. Sembra finita.
Questo è anche il momento in cui salta fuori lo scheletro dall’armadio: un’iniziativa molesta dell’ex–presidente ai tempi della B. Sembra il contrappasso che può piegare la squadra proprio sul traguardo. Ma non può intaccare la favola. Salvemini: “Abbiamo una speranza: una su un milione”. E a Como mancano Vertova e Della Monica . Anche il mister è squalificato e si deve rintanare in tribuna. Pickanbauer è in panchina col numero 15 (con un ragazzo della Primavera che si chiama Eusebio Di Francesco) : “Abbiamo avuto la forza. Anche grazie ai nostri tifosi che vennero in massa. Noi facevamo la corsa sul Brescia, mentre l’Atalanta giocava a Firenze”. Tutti fermi dopo un’ora sul pari : per l’Empoli così è serie B. Piove a dirotto e va in vantaggio il Como: annullato per offside. Pickanbauer ha preso il comando. Le direttive di Salvemini arrivano con un messo: ‘Metti dentro Ekström’. Passano altri dieci interminabili minuti. Facile adesso non crederci più.
Poi Marco Osio agguanta un retropassaggio : 1-0 per l’Empoli . “Dopo il gol, decido di far uscire proprio Ekström che non beccava palla . Metto un centrocampista, mi sembra Calonaci. Così autonomamente”. La radio dice che il Brescia perde . E l’Atalanta non segna. E’ la salvezza, proprio a quota 23. Negli spogliatoi, champagne: “A Salvemini ho detto: ‘ Ti ho fatto vincere la partita con quella sostituzione ’ “. E’ passata l’una di notte. Li aspetta una città impazzita di gioia.
Ernesto Consolo
Da Soccernews24.it – foto Guerin Sportivo