Nei giorni scorsi questo strano distintivo ha attratto curiosità dell’amico Emanuele Re, uno dei più importanti collezionisti di materiale sportivo d’epoca, e come spesso gli è capitato in passato, cercando di approfondire, si è immerso in una storia totalmente sconosciuta. E che merita di essere raccontata.
L’articolo venne pubblicato il 22 settembre 2015 dal Corriere dell’Umbria.
Grande attesa a Tavernelle per l’arrivo di Massimo Moratti, previsto nel pomeriggio di venerdì 9 ottobre. Si tratta di un ritorno atteso 52 anni. Da quando il padre Angelo, indimenticato presidente della Grande Inter, salutava la Valnestore, cedendo alla neonata Enel le quote della Società Mineraria del Trasimeno nel processo di nazionalizzazione dell’energia elettrica. L’ex presidente dell’Inter ed attuale amministratore delegato della Saras, tornerà in Valnestore per visitare i luoghi frequentati dal padre, dove tutto ebbe inizio: il grande salto dal commercio all’imprenditoria, la passione per il calcio, i progetti e i sogni di un 28enne desideroso di far carriera.
La storia La prima volta di Angelo Moratti in Valnestore fu anche l’ultima, nella sua folgorante ascesa da imprenditore, in cui rimase col cerino in mano. Lapo Farinata degli Uberti, amministratore delle miniere di Pietrafitta su cui Moratti aveva gettato l’occhio, gli negò un sigaro dopo una visita in cantiere lapidandolo con un “Chi non può permettersi lussi, non dovrebbe concedersi vizi”. La riposta del giovane milanese non tardò ad arrivare. E nel 1942, divenuto unico proprietario della Società Mineraria, concessionaria per l’estrazione di lignite nel bacino di Pietrafitta, estromise il Farinata dal consiglio direttivo.
Moratti a Tavernelle Arriva negli anni Trenta del Novecento lavorando come rappresentante di olii lubrificanti per veicoli. Soggiorna nella locanda di Maria Pia Nocioni, nella piazza centrale del paese, della quale si ricorderà anche negli anni a venire. “Signora Pia, mica mi faresti i tortellini, che ci vengo con mia moglie Erminia e i miei figli?”. Dandole del tu, ma chiamandola signora, il facoltoso imprenditore chiedeva con scrupolo la pasta fatta in casa e la signora Pia, grata di tanto onore, accontentava ogni sua richiesta. Tanto da essere prescelta per cucinare ad imprenditori e ministri nel giorno dell’inaugurazione della centrale termoelettrica, voluta da Moratti e finita di costruire nel 1958.
Sognando l’Inter, nasce la Somintra Nelle domeniche trascorse a Tavernelle, durante il conflitto bellico, l’imprenditore non disdegna qualche frequentazione al locale campo sportivo.
Nel 1946 mette in piedi una vera società di calcio, la Somintra, acronimo di Società Mineraria del Trasimeno, che iscrive al torneo di Prima divisione regionale col proposito di centrare la C.
Realizza un nuovo stadio e ingaggia il tecnico Peppino Italiani, ex capitano del Perugia. Le divise, a strisce verticali nero e azzurre, vengono confezionate su ordinazione di Moratti dalla sartoria di Milano che rifornisce l’Inter.
Il tifo e la vittoria “Olio, petrolio, benzina minerale, per batter la Somintra ci vuol la Nazionale” cantano i tifosi allo stadio. La Somintra vince il campionato, ma perde gli spareggi per la promozione in serie C. Il sogno sfuma ad Orvieto. I nerazzurri perdono 3-2 con l’Orvietana, allenata dal meneghino Carlo Cevenini, ex ala di Milan e Inter che schiera tra i pali Gigi Conti, futuro portiere della Lazio. Nel 1947 Moratti investe in Sicilia e lascia – temporaneamente – il calcio. In Umbria rimarrà per lavoro fino al 1963 quando il nuovo impianto da lui realizzato, una centrale termoelettrica di ultima generazione, viene nazionalizzato dallo Stato e ceduto all’Enel.