
1968-’69, l’ultimo scudetto gigliato
Dopo il quarto posto dell’anno precedente, la Fiorentina affrontò la stagione 1968-’69 con determinazione e coraggio. In un periodo storico turbolento, segnato da fermenti sociali e rivolte giovanili, la squadra guidata da Bruno Pesaola, il “Petisso” argentino naturalizzato italiano, seppe ritagliarsi un posto nella storia. Pesaola, ex grande giocatore e tecnico carismatico, creava armonia nello spogliatoio e sorprendeva gli avversari con trovate ingegnose, trasformando ogni difficoltà in opportunità.
In un campionato dominato da Milan, Juventus e Cagliari, la Fiorentina puntò su una squadra equilibrata, valorizzando giovani talenti e confermando le certezze Amarildo e De Sisti. La partenza fu incerta, ma la squadra prese presto ritmo e mostrò la sua qualità, lottando testa a testa con i grandi favoriti.

Il girone di ritorno vide la Fiorentina cambiare marcia. Il 9 marzo 1969 segnò una svolta: mentre il Cagliari perdeva in casa contro la Juventus, i gigliati travolgevano il Lanerossi Vicenza 3-0 con reti di Maraschi e una doppietta di Chiarugi, conquistando la prima posizione in classifica. Da quel momento, la squadra non lasciò più la vetta, accumulando vittorie e pareggi fino all’11 maggio, quando al Comunale di Torino sconfisse la Juventus 2-0, assicurandosi il titolo alla penultima giornata.

Quella Fiorentina chiuse il campionato con 16 vittorie, una sola sconfitta in casa e imbattuta in trasferta, con la seconda miglior difesa del torneo. Mario Maraschi, con 14 gol, fu il miglior realizzatore della squadra e quarto nella classifica cannonieri, dietro a giganti come Riva e Anastasi.
Il trionfo del 1968-’69 rimane l’ultimo scudetto della Fiorentina, un capolavoro di calcio elegante e concreto, guidato dall’ingegno e dal carisma di Pesaola, e custodito nel cuore dei tifosi gigliati come un ricordo indelebile.
Mario Bocchio
