

Nel cuore pulsante del calcio argentino, dove la passione arde più della ragione e ogni partita è una questione di vita o di morte, c’è un nome che ancora oggi fa vibrare le corde dell’anima dei tifosi: Hugo Orlando Gatti, detto El Loco. Un soprannome che non è solo un vezzo mediatico, ma una definizione esatta del suo stile di vita, dentro e fuori dal campo.
Nato a Buenos Aires il 19 agosto 1944, Gatti ha scritto la sua leggenda in un’epoca in cui i portieri erano visti come figure secondarie, semplici guardiani della porta. Ma lui, no. Lui era un protagonista assoluto. Con la sua chioma bionda, la fascia in testa e l’atteggiamento da rockstar, ha rivoluzionato il ruolo dell’estremo difensore, trasformandolo in un’arte spettacolare.
Gatti non era solo un eccentrico: era un visionario. Amava giocare con i piedi, usciva spesso dalla sua area di rigore come un libero aggiunto, anticipava gli attaccanti con coraggio e incoscienza. In un’epoca in cui si predicava prudenza, lui sceglieva il rischio. Era capace di parate miracolose, ma anche di errori clamorosi, sempre col sorriso sulle labbra.
Ha vestito le maglie di Atlanta, River Plate, Gimnasia La Plata e Unión Santa Fe, ma è con il Boca Juniors che ha scolpito il suo nome nella storia, disputando 372 partite tra il 1976 e il 1989. Con i Xeneizes ha vinto tutto: campionati argentini, la Copa Libertadores e la Coppa Intercontinentale. Ma più dei trofei, sono le sue imprese leggendarie a sopravvivere nel mito: come quando provocava gli attaccanti avversari durante i rigori, ballando sulla linea di porta con aria di sfida.

El Loco era amato e odiato, imitato e deriso, ma mai ignorato. In un calcio spesso ingabbiato nelle sue regole non scritte, Gatti era una voce fuori dal coro. Ha sfidato il conformismo con la sua personalità esplosiva e le sue dichiarazioni sopra le righe. Si ritirò a quasi 45 anni – un’eternità per un portiere – fedele all’essere mai banale, sempre divisivo.
Abbandonò definitivamente i club argentini, a causa di alcune polemiche sorte per il suo sostegno al presidente Raúl Alfonsín essendo i tifosi del Boca Juniors tradizionalmente di fede peronista.

Oggi, a distanza di decenni dalla sua ultima parata, dopo la sua scomparsa, Hugo Gatti resta un’icona per gli amanti del calcio romantico, quello fatto di istinto, genio e sregolatezza. In un’epoca di algoritmi e statistiche, la sua figura rappresenta un inno alla libertà e alla creatività. Perché, come diceva lui stesso: “Un portiere non deve solo parare: deve far divertire”.
E in questo, El Loco è stato un maestro.
Mario Bocchio