
Nel vasto panorama del calcio mondiale, vi sono storie che sembrano uscite da un romanzo, avventure in cui la passione per lo sport si intreccia con la storia e la politica di un intero Paese. Una di queste vicende vede protagonista Ettore Trevisan, allenatore italiano che portò la nazionale di Haiti a un traguardo impensabile: la qualificazione ai Mondiali del 1974.

Ettore Trevisan, nato a Trieste nel 1929, non era un nome noto del grande calcio internazionale. Dopo una carriera da calciatore in squadre minori, intraprese la carriera da allenatore, trovando fortuna in diverse squadre di provincia in Italia e all’estero. Fu proprio questa sua voglia di avventura che lo portò, nel 1973, a una chiamata insolita: la nazionale di Haiti aveva bisogno di un commissario tecnico in vista delle qualificazioni ai Mondiali.

All’epoca, il calcio haitiano era poco considerato nel panorama internazionale, eppure il governo dell’isola caraibica, guidato dal dittatore Jean-Claude “Baby Doc” Duvalier, aveva deciso di investire nello sport come strumento di propaganda e orgoglio nazionale. Così, attraverso un accordo con la FIGC, venne selezionato Trevisan, un uomo capace di adattarsi e lavorare in condizioni non sempre facili.
Sotto la guida di Trevisan, Haiti si trasformò in una squadra solida e ben organizzata. Il tecnico triestino impose una disciplina tattica ferrea, introducendo metodologie di allenamento innovative per i giocatori haitiani, abituati a un calcio più istintivo e meno strategico.

Il torneo di qualificazione della CONCACAF del 1973 si rivelò un successo straordinario. Contro ogni pronostico, Haiti superò squadre ben più blasonate come Messico e Trinidad e Tobago, vincendo il torneo e strappando il biglietto per la Coppa del Mondo in Germania Ovest. Fu un trionfo che fece impazzire di gioia un’intera nazione, regalando ad Haiti un momento di riscatto in un periodo storico segnato da difficoltà economiche e repressioni politiche.

Ma proprio quando il sogno sembrava giungere al suo apice, arrivò la delusione più amara. Pochi mesi prima del Mondiale, Trevisan venne sollevato dall’incarico. La decisione arrivò direttamente dal governo haitiano, che temeva che il tecnico italiano stesse ricevendo troppa attenzione e riconoscimento per il successo della squadra. Duvalier e il suo entourage volevano che il merito fosse interamente attribuito alla nazione e non a un allenatore straniero.
Al suo posto venne nominato Antoine Tassy, un tecnico locale, ma il cambio in panchina non bastò a mantenere lo stesso slancio. Ai Mondiali del 1974, Haiti si ritrovò in un girone di ferro con Italia, Polonia e Argentina. Pur dimostrando grande carattere e segnando un gol storico contro l’Italia con Emmanuel Sanon, la squadra non riuscì a superare la fase a gironi.
Dopo l’ingiusto esonero, Trevisan tornò in Europa, allenando in Grecia e in Italia, ma il ricordo della sua esperienza haitiana rimase per sempre impresso nella sua memoria. Con il passare degli anni, il suo nome venne riscoperto e riconosciuto per il grande lavoro svolto. Oggi, la sua avventura con Haiti rimane una delle storie più affascinanti della storia del calcio, un esempio di come la passione e la competenza possano abbattere ogni barriera e trasformare anche il più piccolo degli outsider in un gigante.

Ettore Trevisan si è spento a Trieste il 12 novembre 2020, lasciando in eredità un capitolo indimenticabile del calcio mondiale. Il suo nome, anche se poco noto alle grandi cronache sportive, sarà per sempre legato a quella magica impresa che portò Haiti nel calcio che conta.
Mario Bocchio