Il sacro testo
Dic 19, 2024

La prima volta che ho visto un Almanacco del calcio Panini era il 1979. Mio fratello lo portò a casa e in copertina c’era Paolo Rossi, il calciatore del Lanerossi Vicenza, fresco reduce dall’essere stato la rivelazione del mondiale in Argentina. Dentro all’almanacco c’era tutto quello che era successo l’anno prima e anche prima ancora, fino all’inizio del calcio in Italia.

C’erano i risultati di tutte le partite di calcio di serie A a girone unico del dopoguerra.Di quelli prima c’erano le classifiche. Di quelli prima del girone unico, c’erano un sacco di dati. Del campionato1977-‘78, che era l’ultimo, c’erano anche i tabellini di ogni partita. C’erano tutte le partite della nazionale, ognuna con il suo tabellino, dalla prima del 1910 contro la Francia vinta per 6-2 fino all’ultima di quella stagione. C’erano anche tutti i tabellini delle partite del mondiale.Non solo quelle dell’Italia, ma tutte, proprio tutte. Brasile-Austria 1-0 gol di Roberto Dinamite al quarantesimo minuto. Germania Ovest – Tunisia 0-0, e via così. E tutti i risultati delle coppe europee, con i tabellini delle partite delle squadre italiane e delle finali.

L’ “Almanacco del calcio” del 1979

Ma il colpo di fulmine da bambini erano le “disegnate” di Carmelo Silva, che facevano rivivere le azioni salienti e i gol dell’ultima stagione della nazionale italiana. Le avrei amate alla follia, una specie di imprinting. Oggi, se nelle bancarelle del riuso trovo un almanacco, lo sfoglio subito andando a vedermi un paio di “disegnate”, come un tossico.

Io ci ho passato l’infanzia sugli Almanacchi Panini, leggevo tutto, anche il torneo anglo-italiano, anche il premio “Seminatore d’oro”, tutto, anche le statistiche.

I capolavori di Carmelo Silva

Spesso arrivavo a fantasticare immaginando cosa fosse successo, cercando indizi che potessero spiegarmi meglio gli avvenimenti che leggevo consultando freddi tabellini e statistiche delle partite.

Arrivai persino a guardarmi gli elenchi dei giocatori che avevano giocato in nazionale e le loro statistiche personali e ricordo che una volta mi misi in testa di cercare un giocatore che avesse giocato una sola partita in nazionale, segnando, e poi non avesse giocato più. Arrivai a scoprire che, a parte quelli delle Olimpiadi, dove fino a diversi anni orsono si mandava una compagine universitaria ma le partite erano indicate come partite della nazionale maggiore, ce n’era uno che aveva segnato una doppietta all’Austria al suo esordio e poi non era mai più stato convocato, chissà perché. Si chiamava Angelo Longoni e il nome me lo ricordo ancora.

Longoni (accosciato, primo da destra) nell’unica sua presenza in azzurro, nel 1956

Oggi che c’è Youtube, per dirvi il livello di malattia, ogni tanto vado a vedermi delle partite del passato che si trovano integralmente per vedere con i miei occhi l’autogol di Perfumo durante Italia-Argentina nel 1974 oppure il 6-1 contro la Finlandia a Torino del 1977, dove oltre ai quattro gol segnati da Bettega io sono andato anche a posizionare il cursore sul tiro di Toivola al quarantottesimo parato da Zoff con il piede e sul gol della bandiera dei nordici, segnato da un certo Haskivii che io non so chi sia e cosa faccia adesso, ma vorrei tanto conoscerlo e berci una birra insieme.

Il pomeriggio di Bettega a Torino contro la Finlandia

Quando l’Italia vinse il mondiale del 1982 io avevo quasi 10 anni ed ero in piena overdose calcistica. Uscì un numero speciale del Guerin Sportivo dove Carmelo Silva, l’autore delle “disegnate” degli almanacchi, disegnava uno per uno tutti i gol del mondiale. Non tutti i gol delle partite dell’Italia, ma tutti i gol di tutte le partite, tutte tutte tutte.

Lo comprai subito. Guardai quelle “disegnate” per circa tre o quattro mesi in maniera compulsiva, così come guardavo le quelle presenti sugli almanacchi fantasticando sulle partite. Tenevo il giornale davanti al cesso, che è il posto dove un uomo impara le cose a memoria. Tra me e me cominciavo a chiedermi chissà cosa dovesse essere l’Almanacco del calcio seguente, visto che avrebbe riportato tutti i dati del mondiale spagnolo appena trascorso. Mi creai un’aspettativa enorme. Dovevo averlo. Ricordo che nelle confezioni, le bustine, ogni tanto in mezzo alle figurine saltava fuori un buono per l’almanacco.

Il famoso buono almanacco
La figurina “Panini” di Ugolotti nel Pisa

C’erano dei ragazzini che quando vedevano il buono per l’almanacco pensavano di aver preso una fregatura, perché invece di un figurino avevano il buono per l’almanacco. Con 10 buoni ti davano l’almanacco. Io ricordo che a me di finire l’album non me ne fregava niente e quell’anno decisi che dovevo assolutamente trovare dieci buoni. Lo pianificai dall’estate. Ne trovai qualcuno, ma non era facile. Quindi gli altri buoni li scambiavo con quelli che avevano trovato i miei amici. Loro mi davano il buono, io gli davo le figurine. Al primo compagno di classe che finì l’album quell’anno ricordo che mancava solo Ugolotti del Pisa.

Ebbene, io lo trovai in una bustina e glielo cedetti subito a patto che lui mi avesse aiutato nella caccia ai buoni per il resto dell’anno. Comunque, l’accordo era che visto che ogni anno ti trovi un sacco di figurine doppie sul groppone, lui le avrebbe usate per cercare dei buoni dell’almanacco. In due facemmo relativamente presto e io collezionai i miei dieci buoni, spedendo in busta chiusa il tutto a Modena, che anche se io stavo a diciassette chilometri di distanza, mi sembrava di spedire il tutto a Vladivostok.

Un’edizione ormai cult

Non c’era mica l’e-mail. Manco il fax, manco la tangenziale. A Modena ci arrivavi dallo stradello di Cognento, con i fossi ai lati a dirti di stare attento. Ricordo che il giorno che arrivò l’almanacco a casa, presi l’album delle figurine, ancora incompleto, e lo buttai via. Non mi interessava, ora avevo il “sacro testo”.

Iniziai a consultarlo. Dentro c’era tutta la stagione calcistica 1981-‘82, quella dello scudetto della seconda stella della Juventus che iniziava con un 6-1 al Cesena e finiva con un 1-0 contro il Catanzaro, Brady su rigore al 76’. Quella della retrocessione sul campo del Milan in serie B in compagnia del Bologna e Como per via del gol di Faccenda all’ottantacinquesimo minuto contro il Napoli all’ultima giornata, quello della coppa dei campioni dell’Aston Villa contro il Bayern Monaco con gol di White al sessantasettesimo minuto, della coppa intercontinentale al Flamengo di Rio de Janeiro che vinse 3-0 contro il Liverpool con doppietta di Nunes e gol di Adilio. Questo per dirvi il livello. Comunque, l’inverno passò più o meno così e arrivò l’estate del 1983. Era l’estate dello scudetto della Roma e del Calippo.

Giancarlo Frigieri

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