Il principale personaggio che lega tra di loro il Modena e il Venezia è, senza ombra di dubbio Roberto Bellinazzi, “Baffo gol” come lo soprannominarono i tifosi modenesi nei suo quattro anni in gialloblu. Originario di Caorle, in provincia di Venezia, Bellinazzi è cresciuto nelle giovanili dei neroverdi e per diversi anni è rimasto di proprietà della società lagunare, che ha alternato stagioni nelle quali lo ha mantenuto nella propria rosa ad altre in cui invece lo ha girato in prestito ad altre squadre (Rimini, Ternana e Como).
Questo fino a quando, nel mercato di ottobre del campionato 1974-75, il Modena di Galbiati, bisognoso di una punta forte, lo acquistò proprio dal Venezia alla soglia dei 30 anni. In quattro stagioni con la maglia canarina, tra il 1974 e il ’78, “Baffo gol” realizzò 44 reti solo in campionato (34 in serie B e 10 in serie C), contribuendo prima alla promozione in B dei gialloblu poi a due salvezze, la prima tranquilla, la seconda parecchio sofferta, tra i cadetti. Anche nella stagione 1977-78, una delle più disastrose nella storia della società canarina, che coincise con il suo ultimo anno in gialloblù, Bellinazzi il suo lo fece, realizzando 10 reti e possiamo dire che, nel cuore e nella memoria dei tifosi sia il giocatore simbolo del Modena anni ’70.
Pubblichiamo un’intervista all’ex centravanti gialloblu e neroverde, realizzata qualche anno fa da Giovanni Botti per Vivo Modena.
Con le maglie della Ternana (a sinistra) e del Como
Quando arrivò al Modena?
Fu nell’ottobre del ‘74. La squadra allenata da Galbiati stava andando bene, ma la società voleva rinforzarla in attacco e così arrivai io dal Venezia. Alla fine fummo promossi in serie B. L’anno successivo, invece, rimanemmo vicini alla vetta della classifica per diverso tempo e forse, con un altro attaccante da 10 gol, avremmo potuto andare in A. Dal Napoli era arrivato Ferradini che ne fece soltanto 3. Segnavo quasi solo io
La salvezza del 1977, invece, è rimasta nella storia.
Ci salvammo all’ultima giornata battendo il Monza che lottava per la A. La società era ancora solida e noi volevamo quella salvezza a tutti i costi.
Il gol vittoria fu una deviazione di Michelazzi proprio su un suo tiro.
Terraneo, il portiere del Monza, per scusarsi, disse di essere stato ingannato da una deviazione. In realtà il pallone non fu deviato da nessuno. Quel gol lo segnai io. L’importante era comunque restare in B, cosa che non fu possibile l’anno successivo.
Era il 1978, cosa successe quell’anno?
La società era sparita e non c’erano più soldi. La squadra non sarebbe stata male. Eravamo rimasti quasi tutti, io, Zanon, Rimbano e in porta c’era Grosso. Quando manca la società però non c’è niente da fare. Si va giù e basta. I giocatori hanno bisogno di sicurezza e devono pensare solo a giocare. Se no non rendono.
Bellinazzi sempre nel Modena. Insieme a Gesualdo Albanese (a sinistra) e in azione
Ha mai ricevuto offerte dalla serie A?
Si, proprio negli anni di Modena. Mi cercarono, ad esempio, Sampdoria, Fiorentina e Cesena. Io però avevo già 30 anni e puntare su un attaccante di quell’età era un rischio. Prima ero di proprietà del Venezia che mi ha tenuto legato per anni, girandomi in prestito e riprendendomi. Allora i giocatori erano vincolati alla società al 100%.
Dopo Modena continuò a giocare?
Feci metà anno a Pistoia e un’altra metà a Cremona, poi ebbi un grave infortunio al collaterale del ginocchio e ci vollero sei mesi per recuperare. A quel punto avrei continuato solo se fosse stato possibile tornare al Modena, visto che con la mia famiglia avevamo già deciso di stabilirci qui, ma così non fu.
Che differenza c’è tra il suo calcio e quello di oggi?
Non c’è paragone. Nel calcio di oggi forse farei fatica a starci, come mentalità. Il nostro era un calcio ancora bello in cui c’era voglia di giocare per la città. Adesso si gioca solo per i soldi ed è un continuo stress. Forse anche per questo ci sono tanti infortuni. Le società spesso spremono i calciatori come limoni poi, quando sono spremuti, li gettano via.