Agli appassionati di calcio italiani la sfida contro Israele non dice molto. Non c’è una grande tradizione né una rivalità, visto che le strade delle due nazionali si sono incrociate poche volte. Ma i più attenti ricorderanno un episodio legato a Italia-Israele, giocato nel girone di qualificazione di Messico ’70. Un episodio che coinvolge uno dei telecronisti più noti del giornalismo sportivo italiano: Nicolò Carosio.
La prima voce Rai, che nel ’34 aveva raccontato il primo trionfo italiano via radio, finì al centro di uno scandalo che gli costò il posto. Salvo poi scoprire, anni dopo, che Carosio non aveva alcuna colpa.
In Messico l’Italia non giocò un girone molto brillante. Contro Israele non andò oltre lo zero a zero, ma il guardalinee etiope Seyoum Tarekegn annullò due gol – tra molti dubbi – agli Azzurri. A quel punto, secondo la vulgata, Carosio pronunciò la frase “Ma cosa vuole quel negraccio?” che scatenò un caso diplomatico tanto di proteste dell’ambasciatore etiope. Da Roma arrivò l’ordine: stop alle telecronache di Carosio. E in effetti, dalla partita successiva, le gare dell’Italia – che poi arriverà in finale dopo l’epica vittoria sulla Germania – vennero commentate da Nando Martellini.
Quarant’anni dopo, grazie a una ricerca approfondita e pubblica in una biografia, si è scoperto che Carosio non aveva mai pronunciato quell’offesa all’indirizzo del guardalinee etiope. Nella telecronaca integrale rimandata in onda dalla Rai la parola incriminata non si sente mai. Si è ipotizzato, dunque, che le offese siano arrivate dopo la partita, non per bocca del telecronista ma di un intervistato, e per giunta in radio e non in televisione. Ma a pagare per tutti fu Nicolò Carosio, che a 63 anni venne bandito dalla Rai.