Qualsiasi biografia di Diego Maradona, già un anno dopo la sua morte, sottolineava quello che tutti gli appassionati di calcio sanno, ovvero che ha giocato per l’Argentinos, il Boca, il Barcellona, il Napoli, il Newell’s e la nazionale argentina. La cosa curiosa è che la sua vera prima squadra – ancora informale, ancora fuori dal grande calcio – è stata emarginata dalle recensioni, come fosse un quadro fantasma, anche per la serie Amazon in cui Maradona appare genericamente giocando per “Fiorito”. Giocando ancora a calcio di base e fuori dai campionati di quartiere, ma talvolta per soldi, Maradona prima e parallelamente alle Cebollitas (le serie minori dell’Argentinos) cominciò a giocare, segnare gol e festeggiare vittorie nell’Estrella Roja, oggi diventata Estrellas Unidas de Fiorito.
La storia della prima squadra di Maradona risponde alla logica dei quartieri, dove gli amici si riuniscono, giocano e raggiungono una certa permanenza ma, in molti casi, non si istituzionalizzano come club. In quel calcio dilettantistico, coraggioso e senza record ufficiali di stagioni, non si sa con precisione la data in cui l’Estrella Roja cominciò a gareggiare in uno dei campionati della zona sud di Buenos Aires, che riunisce Fiorito, Caraza, Budge, Villa Albertina e dintorni. Ma in mancanza di libri minuti o recensioni su Internet, il già segretario generale di Estrellas Unidas, Claudio “Tati” Villarruel, può ricorrere alla storia orale: suo padre, Cacho, è stato uno dei fondatori della squadra insieme a José Zalazar, Eusebio Torres e altri abitanti di Fiorito, molti dei quali attivisti sociali in tempi di peronismo fuorilegge, dopo il colpo di stato del 1955.
Villarruel fa delle stime: la Stella Rossa è nata dopo il 1955. E aggiunge un altro fatto, appassionato di calcio: secondo quanto gli ha raccontato suo padre, ora deceduto, è stato dopo la visita della Stella Rossa di Belgrado, la famosa squadra dell’allora Jugoslavia, per giocare contro il Racing in Argentina. Una semplice visita a Google dimostra che quella partita amichevole in realtà non fu giocata ad Avellaneda ma a Belgrado, la capitale jugoslava (oggi Serbia), ma questo è il meno. La sconfitta per 2-1 del Racing il 10 febbraio 1954, sotto una tempesta di neve nei Balcani, ispirerà il nome della prima squadra di Maradona e di sfuggita controlla la data: Stella Rossa di Fiorito, omonimo dei campioni d’Europa nel 1991, è nato pochi mesi o qualche anno dopo il febbraio 1954. La imprecisione ingigantisce il mito.
Come spesso accade, anche attorno a Maradona emergono interpretazioni romantiche lontane da quanto realmente accaduto. Nello specifico: se solo al Fiorito si parla di Estrella Roja o del suo successore Estrellas Unidas -perché almeno per ora è una squadra sconosciuta al resto del Paese e del mondo-, nella patria di Maradona c’è chi dice che Estrella Roja è un nome che deriva da un cenno del padre del calciatore, Don Diego, per la sua ammirazione per Ernesto Che Guevara. Anche alcuni compagni di squadra di Diego all’Estrella Roja, dalla fine degli anni ’60 all’inizio degli anni ’70, sostengono questa teoria. Ma non solo Don Diego non fece mai riferimento – almeno pubblicamente – a questa presunta fascinazione per il comandante argentino, ma il trionfo della rivoluzione cubana – il 1° gennaio 1959 – avvenne dopo la fondazione della squadra.
Don Diego, Doña Tota e le loro prime due figlie erano arrivati a Fiorito da Esquina, Corrientes, alla fine degli anni ’50. Don Diego, meglio conosciuto nel quartiere come Chitoro, iniziò a lavorare presso Tritumol, un’azienda di macinazione di ossa vicino a Riachuelo; la casa di Maradona, come indicato in un testo di Leonardo Torresi nel libro “Rey de Fiorito”, dista 1.200 metri in linea retta da Capital Federal, nel quartiere Lomas de Zamora. Il primo Maradona a legarsi all’Estrella Roja è stato Don Diego. Il suo primo figlio maschio, si sa, sarebbe nato nell’ottobre del 1960.
Zalazar, uno dei soci fondatori dell’Estrella Roja e primo allenatore di Maradona, offre la sua testimonianza: “L’Estrella Roja non era un club, era una squadra di quartiere, senza status giuridico né riconoscimento comunale. Abbiamo camminato in un terreno abbandonato e ci siamo incontrati all’angolo, da Mario Bravo (a pochi metri dalla casa di Maradona), quindi è impossibile parlare della data di fondazione. Anch’io venivo da Corrientes ed ero collaboratore di Tritumol. ‘Chitoro’ non giocava molto, per lo più lo faceva in fabbrica, e più tardi entrò nella dirigenza della Stella Rossa”.
Villarruel contestualizza quel Fiorito agli inizi degli anni ’60: “Era campagna, montagna, c’erano lagune, aveva solo un’area urbana, poco popolosa. Nell’angolo della casa di Maradona c’era un magazzino e lì c’era il nostro campo. Ogni volta che ‘Pelusa’ doveva comprare qualcosa, faceva quei 50 metri con la palla in mano e restava a guardare il calcio. È nato nel pascolo, tutta Fiorito era un grande pascolo”. Nella biografia di Maradona, “Io sono Diego”, l’idolo parla di quel posto come “i sette piccoli campi, alcuni enormi su cui giocare, alcuni dei quali avevano pali e altri no”.
Riprende Zalazar, il primo allenatore di Diego nell’Estrella Roja e nel calcio: “A 20 anni mi sono infortunato alle caviglie, non potevo più giocare e ho preso in mano la squadra, quindi ero l’allenatore. E sì, ho messo ‘Pelusa’, prima con i bambini e poi con i più grandi. Giocavamo contro squadre di quartiere, non era un campionato, ma ogni tanto facevamo un torneo a otto squadre. C’erano El Santo, Almafuerte, Chacabuco, Unión, Río Dulce, Banfield… Io sono di Estrella ma non mi piace mentire: il migliore è stato Chacabuco. Ho avuto tanti abitanti di Fiorito che hanno giocato in B e C, come (Isidoro) Leiva, che ha segnato un gol al River per il Gimnasia (nel 1972, in A); (Ricardo) Sequeira, di Quilmes; (Mario) Villalba, della Darsena Sud; e (Eugenio) Morel, il padre di Morel Rodríguez, che poi giocò nel Boca e nel San Lorenzo”.
In un’altra squadra, la Tres Banderas, giocava Gregorio “Goyo” Carrizo, l’amico che lo spinse alle giovanili dell’Argentinos nel 1969. Entrambi si unirono ai Los Cebollitas, la squadra infantile che il club di La Paternal aveva messo insieme. Ma Maradona ha iniziato a giocare per la squadra senior dell’Estrella Roja. Erano partite coraggiose, spesso per soldi (e tanti, 400mila pesos oggi). Il già citato Villalba, quando era centrocampista del Dock Sud, sarebbe stato assassinato nel 1971 in un torneo a Villa. “Molte volte l’ho fatto alzare dal letto per venire a giocare”, dice Zalazar. “Nel 1974, quando Diego aveva 14 anni, diventammo campioni. Era il primo titolo di Diego”, aggiunge il suo primo allenatore.
La sede – informale e provvisoria – dell’Estrella Roja era nella casa di un giocatore, allenatore e vicino detto “Colorado”, davanti a casa di Chitoro i campi della squadra, sempre sterrati, senza tribune, pascolo puro: sono cambiati nel tempo. Da quei “sette campielli” si trasferì prima a un pascolo a tre isolati dalla casa di Maradona, dove un dodicenne Pelusa, nel 1972, raccontò alla televisione la sua prima frase famosa, “Ho due sogni: giocare un Mondiale e vincerlo”. Ma quello spazio, a sua volta, finì per essere occupato dalle case vicine che diedero origine al quartiere Diego Armando Maradona. “Nello stesso Fiorito ci sono diversi quartieri, il centro è Fiorito, ma poi ci sono Libertad, Diego Maradona e 1º de Octubre”, dice Villarruel.
Una foto di quell’Estrella Roja del 1974, due anni prima del debutto di Maradona nella Primera División argentina, è appesa nell’ufficio dell’attuale Estrellas Unidas. Un’epigrafe nomina undici giocatori e l’allenatore: “Arriba, Benítez, González, Basualdo, Carrizo, Argüelles, Ramírez. Sotto, Barrios, Benítez, Arias, Maradona, Ríos. DT: Zalazar”. Uno di questi Juan Carlos “Serrucho” Ramírez, dice: “Quelli di sotto sono morti tutti, l’ultimo è stato Diego. Ho giocato anche in altre squadre della zona, come Central Norte de Caraza e Centro Unidos, a Fiorito c’è sempre stata un grande passione per il calcio”.
Certo, non ci sono statistiche sul numero di partite o gol che il futuro fuoriclasse ha segnato all’Estrella Roja, o quando è stata la sua ultima partita, ma a Fiorito si sentono – come succede anche ai tifosi di Argentinos, Boca, Napoli e Newell’s – che Maradona non ha mai smesso di giocare per la meno conosciuta delle sue squadre. Il ritaglio del Dieci di quella foto del 1974 è stato utilizzato da Estrellas Unidas per convocare i giocatori nati nel 2016 e nel 2017. “La prima maglia era nera, con la stella rossa dipinta con lo smalto di una delle donne del calciatori”, dice Villarruel. Successivamente, come visto su quel Maradona 14enne, la maglia è diventata bianca, sempre con la stella rossa sul lato sinistro, mentre l’Estrellas Unidas attualmente gioca in biancoblu.
Già affermato nell’Argentinos sin dal suo esordio in Primera, a fine ottobre 1976, Maradona lascerà il Fiorito poche settimane dopo, prima del 1977. Ma Diego, però, tornerà a giocare con i suoi vecchi compagni della Stella Rossa. “Quando giocava nel Barcellona e veniva a riposarsi qualche giorno in Argentina, Pelusa mi chiamò tramite suo cugino”, racconta Zalazar. “Diego voleva che noi di Estrella andassimo nella sua villa per giocare un po’ con lui. Ho portato i ragazzi e ci siamo divertiti moltissimo”, dice il primo allenatore di Maradona, la cui moglie, Norma “Pelusa” Quiroga, è poi diventata la presidente di Estrellas Unidas.
Proprio in quel periodo, all’inizio degli anni ’80 e con il ritorno della democrazia, l’Estrella Roja smise di essere una squadra e, fondendosi con altre compagini della zona, divenne un club. “L’istituzione, organicamente e giuridicamente, è stata fondata il 15 luglio 1984”, afferma Villarruel. “Abbiamo un campo sportivo che si chiama Diego ‘Pelusa’ Maradona, anche se è in contenzioso con chi ne ha usurpato la proprietà. Offriamo attività, abbiamo più di 120 ragazzi che giocano a calcio in diverse categorie e una squadra di veterani che milita nella lega che porta il nostro nome, Estrellas Unidas de Fiorito: lì giochiamo con altre squadre del quartiere e della zona, come come Los Redondos, Nantes, El Bosque, Juventud e El Ciclón”. A un anno dalla morte di Maradona, venne oganizzata una messa in suo ricordo.
Circondato da molti altri club della zona, come Los Guachitos o 22 de Febrero, Estrella Roja – o Estrellas Unidas – potrebbe rammaricarsi che la sua storia non sia meglio conosciuta al di fuori di Fiorito. Ma intanto il fatto che il mito del calcio sia nato tra i suoi pascoli è il suo trionfo più grande, un eterno ritorno olimpico.
Mario Bocchio