Un posto al sole. Di Cagliari
Mag 8, 2024

Espressione dell’omonimo quartiere cagliaritano, il La Palma, negli anni Ottanta, passò in quattro stagioni dalla Prima Categoria alla Serie C2. Negli anni Ottanta, per un periodo fu la seconda squadra di Cagliari, a una categoria dai rossoblù più blasonati

Siete così sicuri che le favole non esistano? Se la vostra risposta è affermativa, forse, è perché non avete mai sentito parlare del La Palma, la squadra che stupì la Sardegna e l’Italia intera scrivendo una delle più belle pagine della storia del football sardo. Correvano (e finivano) gli anni Ottanta e questa piccola compagine di un piccolo quartiere di Cagliari riuscì, in poche stagioni, partendo dalle retrovie del calcio dilettantesco, ad approdare e a rimanere in quello dei grandi, la Serie C2.

A compiere il miracolo, in quel magico biennio compreso tra il 1988 e il 1990, furono due tra i più grandi allenatori isolani di tutti i tempi, Bernardo Mereu e Mario Tiddia, e un gruppo di ottimi giocatori tra i quali il “vecchio” bomber Gigi Piras, Pierpaolo Mura, Beppe Martinez e Alessandro Carta.

La Palma nella stagione 1989-’90

“Fu veramente una grandissima e inaspettata impresa- ha ricordato Gianni Cornacchia, dirigente del La Palma dal lontano 1963, anno della fondazione del club calcistico cagliaritano -. Dalla seconda metà degli anni Ottanta favorimmo l’ingresso in società di nuovi capitali per poter nutrire maggiori ambizioni ma mai ci saremmo aspettati risultati del genere”.

Un undici del La Palma 1988-’89

D’altronde, fino al 1985, il La Palma vivacchiava in Prima Categoria. Poi, con l’arrivo in panchina di un allora poco più che ventenne Bernardo Mereu, ecco la svolta: grazie a una splendida doppia cavalcata, nella stagione 1987-‘88, i biancoazzurri approdano in Interregionale, campionato vinto l’anno successivo con conseguente promozione in C2.

Il torneo 1989-‘90, per il La Palma, è pertanto quello dell’esordio tra i professionisti, un torneo iniziato non benissimo con l’esonero di Mereu ma finito in gloria con una brillante salvezza conquistata ai danni di Cuoiopelli e Rondinella.

“Bernardo pagò l’inesperienza di alcuni giocatori rispetto alla categoria e qualche incomprensione con la società – ha spiegato Cornacchia -. Arrivò così Tiddia, che riuscì a salvare la squadra, costruita con un budget nettamente inferiore a quello di quasi tutti gli avversari”.

Una formazione del La Palma nella sua prima stagione sportiva dopo la fondazione, quella 1963-’64

Evitata la retrocessione, però, la favola del La Palma finì al termine della stagione. A causa di un litigio in seno alla dirigenza, il presidente Virgilio Vargiu rinunciò infatti a iscrivere il club al campionato. L’anno dopo, perciò, i biancoazzurri ripartirono dalla Terza Categoria, fondendosi in seguito, nel 1997, con il Monteurpinu.

“Da allora – racconta Sandro Murtas, che è stato presidente della società oggi chiamata La Palma Monteurpinu, militante in Promozione, e presieduta proprio da Cornacchia – ci siamo preoccupati soprattutto di coltivare il nostro settore giovanile. Crescere nuovi talenti e farli arrivare in prima squadra: sono questi adesso i nostri obiettivi”. Eh sì, la favola è proprio finita. A meno di un nuovo miracolo.

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