Luciano Castellini, ruolo portiere, soprannominato il Giaguaro per la sua velocità d’intervento e le sue parate incredibili. In carriera ha vestito le maglie di Monza, Torino e Napoli. Castellini nasce a Milano il 12 dicembre del 1945. Sin da piccolo mostra grandi doti nel giocare al calcio, e si esalta nel ruolo di portiere. Viene così tesserato dal Monza, dove milita dal 1965 al 1970, giocando tra serie B e serie C un totale di 60 gare complessive.
Le sue grandi doti di portiere non passano di certo inosservate. Infatti viene acquistato dal Torino, dove diviene subito titolare inamovibile grazie ai suoi interventi prodigiosi.
Castellini nel Monza (a sinistra) e in volo con la classica divisa nera
In maglia granata, Luciano Castellini conquista subito il posto da titolare. Nella stagione 1976-‘77 stabilisce il record di imbattibilità della porta granata (517 minuti), che rimarrà tale fino al marzo del 2019, quando è frantumato da Salvatore Sirigu. Con la maglia del Torino, il portiere milanese conquista uno storico Scudetto nella stagione 1975-‘76, grazie al duo Pulici-Graziani, soprannominati Gemelli del gol e alle grandi parate del Giaguaro Castellini. Questo Scudetto va ad aggiungersi alla Coppa Italia conquistata coi granata nel 1971.
Dopo 201 partite con la maglia del Torino e 8 stagioni in granata, nel 1978 è ceduto al Napoli di Ferlaino, dove diviene subito idolo dei tifosi partenopei. Durante la sua carriera al Torino vi è la sua unica apparizione in Nazionale: contro il Belgio nel 1977, gara terminata 2-1 per l’Italia.
Due immagini del “Giaguaro” a ricordo della sua carriera granata
A Napoli inizia una parte di carriera molto lunga per Castellini, che può contare su sette stagioni disputate dal 1978-‘79 fino al 1984-‘85, la prima in maglia azzurra di Maradona. Non riesce a vincere alcun trofeo, e dà vita in alternanza a stagioni positive e negative per la squadra azzurra. Un’annata, in particolare, entra nella storia come uno degli Scudetti mancati dal Napoli, che con Krol in difesa alla riapertura delle frontiere, arriva al terzo posto finale, lottando fino all’ultimo per il titolo, che viene però perso a causa di una sconfitta clamorosa in casa contro il Perugia, già retrocesso.
Nel Napoli
Con il Napoli dà vita ad un ottima linea difensiva formata dallo stesso Castellini in porta, mentre in difesa agiscono Bruscolotti e Ferrario oltre che l’olandese Krol. Difficile davvero segnare al Napoli in quegli anni. Con gli azzurri detiene il record di gare consecutive imbattuto in casa in serie A (1188 minuti). Infatti il 27 febbraio 1983 subisce, al San Paolo, una rete, da Alessandro Altobelli. Da allora la sua porta rimane inviolata per quasi un anno (12 partite intere più 2 spezzoni).
Luciano ha quasi 40 anni quando dice addio al calcio giocato e il privilegio di vedere all’opera il più grande di sempre, Maradona. Con gli azzurri disputa un totale di 202 gare, e mediante un sondaggio effettuato da una nota emittente radio locale, è stato nominato miglior portiere della storia del Napoli. Bella soddisfazione per Luciano, che forse avrebbe meritato ben altri palcoscenici e ben altre stagioni con la maglia del Napoli.
Ma ritorniamo allo Scudetto del Toro. Della festa granata spiccavano due immagini: la rabbia del tecnico Gigi Radice per non aver vinto tutti gli incontri casalinghi (quel dì al Comunale finì 1-1 con il Cesena a causa di un’autorete di Mozzini dopo il vantaggio di Pulici) e le lacrime del Giaguaro. Per Castellini (“Sono contento per questo pubblico io”, disse al microfono di Paolo Frajese) era la sesta annata al Filadelfia e cinque anni prima aveva vinto la Coppa Italia.
Eraldo Pecci, il regista di quella squadra, il capitolo dedicato all’estremo difensore nel volume Il Toro non può perdere l’ha intitolato Un Giaguaro dal cuore tenero. Uno che nei ritiri estivi si divertiva ad accogliere i nuovi acquisti con simpatici gavettoni ma che prima delle gare più importanti sentiva una certa tensione. Un’ansia che sembrava allontanare in partita, dove tra i pali metteva in mostra una certa esplosività. Di lui Vladimiro Caminiti, noto anche per le sue simpatie bianconere, scrisse: “Se Castellini non fosse così emotivo, così fragile sotto il profilo nervoso, Dino Zoff, di cui il portiere granata è un costante rincalzo in azzurro, faticherebbe di più a mantenere così saldo da tanto tempo il suo posto da titolare in Nazionale, perché il Giaguaro per certi numeri e qualità gli risulta superiore”.
Due anni dopo il tricolore, come detto, si trasferì a Napoli, complici l’ascesa di Giuliano Terraneo e uno screzio con Radice.
“Esce Castellini, abbranca in presa e si accinge al rinvio”, quante volte la prosa stringata di Sandro Ciotti ce lo ha raccontato alla radio. Già, proprio così.
Fonti: “Diretta Napoli” e “Gioco pulito”