Non tutti si ricorderanno di Angelo Recchi, nato a Sassoferrato in provincia di Ancona, nel 1951, eppure ha giocato anche nell’Inter come secondo di Zenga.
Ha debuttato nel Tevere Roma nel 1968. L’anno successivo si trasferisce al Mantova dove contribuisce alla vittoria della serie cadetta con promozione in Serie A del 1971, categoria nella quale colleziona 11 presenze; successivamente rimane coi virgiliani per altre tre stagioni di Serie B.
Nel 1975 passa all’Ascoli dove gioca per altre due volte in Serie A. In seguito gioca per due anni al Rimini e poi per uno al Pescara. Nel 1979 si trasferisce al Cesena dove è titolare nella squadra che nel 1981 giunge seconda, dietro al Milan, nel campionato cadetto e conquista la Serie A, categoria nella quale giocherà da titolare coi romagnoli fino al 1983.
In seguito viene acquistato dall’Inter che lo sceglie come riserva del giovane Walter Zenga; in nerazzurro Recchi gioca per due stagioni, nella prima totalizza una sola presenza in Serie A, mentre nella seconda disputa cinque partite in massima serie, 2 in Coppa UEFA e 1 in Coppa Italia. Termina la carriera in serie C1 con l’Ancona dove gioca dal 1985 al 1987. In carriera ha totalizzato 74 partite in Serie A.
Recchi rimane un mito bianconero. Anzi, un Angelo bianconero. Uno di quelli che, per il Cesena, ha fatto tanto. Tantissimo. Tra la fine degli Settanta e gli inizi dei mitici anni Ottanta.
Come detto, ha difeso i pali del Cavalluccio dal 1979 fino al 1983 mettendosi in saccoccia, solo in campionato, 131 gettoni di presenza – badate bene – consecutivi. Al suo attivo, in bianconero, ha anche una stupenda promozione in serie A griffata Bagnoli (1980-‘81) e un’indimenticabile salvezza arpionata nel calcio che conta (1981-‘82).
Sono in molti ad affermare che, la sua migliore partita in carriera, Recchi l’abbia giocata proprio tra le fila romagnole, all’Olimpico. In quel Roma-Cesena 0-1 passato alla storia non solo per quel mitico gol di Genzano.
Recchi non deve essere ricordato per quei maledetti carciofi (di Cerda) rimediati dopo quel 6-1 beccato con la Juventus. Ma per essere stato un professionista serio, capace sempre di stare al proprio posto.