L’Europa lo conobbe grazie ad un club belga che oggi non c’è più, il Beerschot, con il quale vinse nel 1979 la Coppa nazionale ricoprendo un ruolo determinante nell’azione del goal decisivo della finale. Ma la vera e propria ribalta internazionale la ottenne ai Mondiali del 1974 nell’allora Germania Ovest.
Italia-Haiti vorrà dire per sempre, almeno per noi, proprio quel Mondiale. Partita d’esordio di una Nazionale azzurra che avrebbe conquistare la neonata Coppa Fifa, dopo l’assegnazione definitiva della Rimet al Brasile nel 1970.
Qualificazione in carrozza, amichevoli di lusso (fra cui quella del gol di Capello a Wembley), una generazione di campioni che voleva e doveva vincere il “suo” Mondiale: da Riva a Rivera, passando per Mazzola e Facchetti, c’era ottimismo.
Invece il clima ben descritto da Giovanni Arpino in “Azzurro tenebra” portò a tensioni che si videro fin dalla partita, appunto, con Haiti nel girone che comprendeva anche l’emergente Polonia e la sempre forte Argentina.
Sanon nello spogliatoio
Monaco, 15 giugno: davanti a 53mila spettatori, in larga parte italiani, il primo tempo della squadra di Valcareggi passa senza grandi emozioni, con Riva e Chinaglia che non riescono a sfondare nonostante una impostazione a trazione anteriore. In campo, oltre alle due punte, anche Rivera, Mazzola e Capello…
All’inizio del secondo tempo lo storico gol del 23enne Emmanuel Sanon, che mette un limite all’incredibile record di imbattibilità di Dino Zoff in partite internazionali andando via a Spinosi e superando anche il portiere: 1.142 minuti. E dire – come ci ha raccontato personalmente – che il giornalista de “La Stampa” Bruno Bernardi, che evidentemente aveva acquisito dettagliate informazioni sulla Nazionale caraibica, aveva messo in guardia proprio Spinosi sulle eccelse doti di Sanon. Ma l’allora difensore della Juventus, facendo una scrollata di spalle, si era messo a ridere: “Ma figurati!…”.
Sanon in Belgio mentre legge i giornali sportivi
Dopo cinque minuti di terrore, pensando a un’altra Corea (ma la Corea “altra” sarebbe arrivata solo nel 2002), il pareggio di Rivera, seguito dal vantaggio su autorete (con i canoni odierni sarebbe stato gol di Benetti) e dal famoso “vaffa” di Chinaglia all’indirizzo del cittì che manda in campo Anastasi al posto suo. Proprio Anastasi segna il gol di un 3 a 1 che non basterà: l’Italia uscirà per differenza reti, a parità di punti con l’Argentina.
E Sanon entrerà nella leggenda, fra l’altro segnando anche il secondo gol (su due totali) di Haiti nella storia del Mondiale, nella sconfitta per 4 a 1 contro l’Argentina.
Si risentirà parlare di lui in Europa, con qualche buona stagione in Belgio nel Beerschot, e negli anni finali della NASL, la lega professionistica che con Pelé e altre vecchie glorie del calcio “vero” provò a lanciare il calcio negli Stati Uniti forse un po’ in anticipo sui tempi.
Sanon veste la maglia dei Miami Americans e dei San Diego Sockers prima di ritirarsi. Rimane negli Stati Uniti stabilendosi ad Orlando, dove muore nel 2008 per un tumore.
Per lui funerali di stato a Port au Prince, l’unico sportivo ad avere avuto questo onore insieme al saltatore in lungo Silvio Cator. Il suo nome rimarrà nella storia del calcio.